Non Immuni alle polemiche

Non un attacco hacker ma una questione gender a sollevare le polemiche sull’app Immuni. D’altra parte ad oggi la si può solo scaricare, per vederla in azione bisognerà aspettare lunedì prossimo, con l’avvio in Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia.

A suscitare le critiche è l’immagine stilizzata di una mamma che tiene in braccio il bimbo e di un uomo davanti al computer. Scene di quotidianità prese come spunto per accompagnare la descrizione del sistema di tracciamento. “Stereotipi”, accusano sia dall’opposizione sia dalla maggioranza: la donna casalinga e l’uomo che lavora. La marcia indietro arriva però nel giro di una mattinata. A cullare il bebè adesso è il papà mentre la madre è occupata con il suo pc.

La ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, in audizione alla Camera, tra le proteste della Lega, va oltre e non nasconde la soddisfazione per i numeri sul download: con un milione di italiani che l’hanno scaricata sugli smartphone. Un dato che avrebbe superato le aspettative. Cruciale perché già da adesso, anche se l’alert ancora non funziona, il tracciamento è attivo. E poi, rimarca Pisano, l’Italia è il “primo Paese Ue di grandi dimensioni” ad adottare un’app del genere. Si lavora all’interoperabilità a livello europeo ma la ministra ammette che le difficoltà tecnologiche non sono poche. Assicura inoltre che la sperimentazione regionale durerà solo “una settimana”.

Calendario alla mano quindi il rilascio a livello nazionale sarebbe a metà giugno, probabilmente proprio il 15 giugno. Quanto al sessismo, la polemica infiamma i social. L’ex deputata dem Anna Paola Concia chiede via Twitter alla ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, di intercedere con la collega responsabile dell’Innovazione per rimediare a “questa immagine fuori dal tempo e dalla storia”. Caustico Enrico Letta, “peggio dell’immagine stereotipata (donna col bambino e uomo al lavoro) ci sono i commenti. Tanti, troppi, che la giustificano e si scandalizzano per lo scandalo”. Pronto l’intervento di Bonetti, che rassicura: una modifica “sarà rilasciata a breve”. E infatti dopo circa due ore il disegno cambia e non solo. Tutta la grafica viene ricontrollata per rimediare a eventuali inciampi sessisti. È così che in un altro screenshot dell’app il dottore viene rimpiazzato con una dottoressa. Pisano ringrazia per i suggerimenti di correzione arrivati. La società milanese Banding Sppons, ideatrice dell’app, si scusa e ammette la mancanza di attenzione “grave” su un valore la “gender equality” considerato “fondamentale”.

Nel frattempo le reprimende della politica non si sono fermate. Di stile “discriminatorio” parla la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, di Forza Italia. “Stereotipi offensivi ma, soprattutto, significativi di una concezione irreale e antieconomica delle donne italiane”, ammonisce. Anche la maggioranza si fa sentire: “La vicenda dell’app non va minimizzata perché è sintomo di qualcosa di grave e profondo”, è la sintesi del vicesegretario del Pd Andrea Orlando. Le parlamentari, a prescindere dalla forza politica, si schierano contro la rappresentazione, mentre il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, invita a non “disconoscere l’unicità della donna madre e renderla sostituibile attraverso una figura maschile oggi, o un robot domani”.

Per Pro Vita e Famiglia onlus si tratta di “una bufera per nulla”. Guarda ad altro invece il governatore del Veneto, Luca Zaia, “l’app immuni ha due grandi limiti, il primo è che non si sa dove finisce il gran bagaglio di dati, il secondo che rischia di mettere in crisi l’ossatura della sanità”.

Aggiornato il 09 maggio 2022 alle ore 12:54