Trascorsa la primavera con il ricordo, ancora ben presente, delle vittime che quotidianamente ha mietuto il Coronavirus e, per dirla in tutta franchezza, anche con quel retrogusto amaro, lasciato dalle ricette per l’Italia di Giuseppe Conte, che nell’ultimo periodo abbiamo assaporato controvoglia, ci si accinge ad affrontare, con l’estate alle porte, questo nuovo periodo di “liberi tutti”. Pur se per un periodo di oltre tre mesi, abbiamo accantonato, apparentemente, tutte quelle preoccupazioni classiche a cui le famiglie italiane erano abituate per dare spazio ad altre portate dalla pandemia in corso. Preoccupazioni mascherate dagli speranzosi sloganandrà tutto bene”, scritti sugli striscioni esposti sui balconi delle abitazioni e dai quali si sono per un certo periodo di tempo, alle 18, anche innalzati cori inneggianti alla speranza. Certamente, adesso, in ogni famiglia si spera che questo periodo sia oramai alle spalle, con le dovute precauzioni sanitarie, e che ve ne sia un altro, invece, portatore di cose buone e che comunque vada, per lo meno, nonostante questi chiari di luna, non sia peggiore di quello vissuto nella paura di ammalarsi.

Riflettendo su tutto ciò, però, non riesco a esimermi dal pensare a quelle famiglie a cui il lavoro mancava prima e continua a mancare ora, mancando il lavoro mancano i soldi, e mancando i soldi manca un motivo valido per cui essere felici, tranne quello di averla scampata dal Covid-19. D’altronde, mi sembra anche poco carino dire loro, la classica frase di circostanza che, tra l’altro, considero in tale caso anche idiota: “Vabbè, fin quando c’è la salute”. Si è vero, fin quando c’è la salute, ma il vero problema è, che in questo modo, la salute lascia il tempo che trova, la salute così la si perde lo stesso, non si perderà più la vita a causa del virus, bensì a causa della fame. E cosa dire a tutti quei cassaintegrati italiani che non hanno visto un euro? Che comunque è stata prorogata la cassaintegrazione fino ad ottobre, se solo questo bastasse.

E a tutti quei piccoli artigiani, imprenditori, pescatori, eccetera? “Mangiate o vestite i vostri figli con la salute”? È vero, signor presidente del Consiglio, la salute è importante, l’articolo 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, ma se la memoria non mi inganna esistono anche l’articolo 1 che dice: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, e l’articolo 4 che cita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Quindi cosa dire a quelle madri e padri eroi, senza per questo dimenticare tutti quei medici e personale paramedico tanto elogiato, poi dimenticato dallo stesso premier Giuseppe Conte all’atto di un riconoscimento economico congruo, che non avendo abbastanza denaro e dovendo far fronte alle spese cercano di arrabattarsi?

Che dire a questi genitori, quando i figli, che magari gli hanno dato anche delle soddisfazioni, gli chiederanno un indumento o un accessorio un po’ più alla moda, e questi sanno benissimo di non poterselo permettere e nonostante tutto cercano di accontentarli, quando ci riescono, andando da qualche venditore abusivo extracomunitario per strada? Fondamentalmente questi genitori sono onesti, ma divengono disonesti, e quindi fuorilegge, nel momento stesso in cui, per esigenze di bilancio familiare e la necessità di far quadrare i conti, comprano un qualcosa da un venditore abusivo, sconfinando nell’illegalità. A sua volta, che dire a quel venditore abusivo italiano o quell’extracomunitario che vende per strada? Fondamentalmente anche lui è onesto, in quanto per fame e per poter mantenere la propria famiglia in Italia, o nel caso dell’extracomunitario in un altro Paese, cerca di sbarcare il lunario per poter assicurare una vita dignitosa ai suoi cari, di fatto non vuole delinquere e quindi si arrangia.

Anche lui che fondamentalmente è onesto diventa un fuorilegge. Fondamentalmente onesto è anche quell’imprenditore che cerca di mantenere in piedi la propria azienda, cercando di assicurare lo stipendio ai propri dipendenti, ma che viene vessato dalle tasse che non potrà pagare, non avendo potuto lavorare a causa del lockdown, diviene anch’esso una sorta di fuorilegge. Solo ieri Conte si è accorto che “il fisco è iniquo”, benvenuto sulla terra signor presidente del Consiglio. Tutto questo ci deve far riflettere, bisogna cercare di mettere in moto un circuito davvero elastico che favorisca una nuova ottica, non ottusa, ma snella della burocrazia e che seriamente sostenga l’occupazione pensando, oggi per il domani, ai giovani.

Il premier sempre ieri, nell’ennesima conferenza stampa, ha parlato di “rinascita del Paese” lanciando la convocazione degli “stati generali dell’economia”, tra l’altro sfilando l’idea a Roberto Napoletano, direttore del Quotidiano del Sud, questo la dice lunga sulle idee del Governo. Bene, si ricordi tra i tanti buoni propositi, ancora una volta enunciati, proprio dei giovani e delle imprese che non possono più essere considerati un dettaglio, ma il cuore che può fare grande una nazione. E speriamo che finisca, una volta per tutte, l’era inaugurata dallo stesso Conte, del faremo, del stiamo studiando, del stiamo pensando, del stiamo facendo, perché di questo le famiglie italiane non vivono e che inizi quella dell’abbiamo fatto!

Aggiornato il 04 giugno 2020 alle ore 11:28