La fiera delle conferenze

Non se ne può più di conferenze che oltretutto il premier ci propina per raccontare sempre le stesse cose, se per quantità le sue dirette tivù fossero state risorse messe nel cassetto di chi ha chiuso e non ha potuto lavorare, saremmo stati già a metà dell’opera. Al contrario purtroppo si tratta di autocelebrazioni e giustificazioni, le prime per magnificare l’impegno di un lavoro che ancora non s’è visto, le seconde per scusarsi di ciò che invece s’è visto eccome, ritardi, omissioni, confusioni e così via.  Ci siamo sentiti dire che serve tempo per una Manovra grande due finanziarie ma andrebbe spiegato il target del crono e dell’importo, perché se tanto ci dà tanto per una legge di stabilità di una dozzina di miliardi serviranno non più di 15 giorni, visto che per una di 55 ci sono voluti 2 mesi. Insomma abbiamo scoperto che con questo governo tempo e spesa sono direttamente proporzionali, tanto è vero che più aumentano le cifre e più passa il tempo per averle davvero, eppure doveva essere il contrario. E dire che all’opera per varare l’ennesimo decreto sono state messe centinaia di persone, tra membri dell’esecutivo, consulenti e task force, un plenum di cervelli che avrebbe dovuto partorire la perfezione fatta decreto, anziché la confusione e l’impreparazione, altroché scuse.

Del resto cosa si può rispondere a chi promette un apposito decreto per semplificare e stroncare la burocrazia, dopo averne appena sfoderato uno di 500 pagine con centinaia di articoli e centinaia di norme attuative che serviranno per renderlo fruibile? Perché sia chiaro la prima cosa a cui i cervelloni avrebbero dovuto pensare vista la gravità e l’urgenza della situazione, non poteva che essere la semplicità d’applicazione, un decretone auto applicativo, al posto di una sciarada. A che serve cooptare scienziati, avvocati, economisti e manager di profilo se poi si tira fuori un mostro giuridico di centinaia di pagine zeppe di distinguo, opzioni, condizioni, calcoli da fare, moduli da compilare? Alla faccia del problema della burocrazia e dei formalismi che devastano l’economia, la voglia e la capacità di fare. Eppure la soluzione sarebbe stata elementare come è successo altrove, soldi subito a fondo perduto e senza condizioni a chi ha subito un danno, è stato chiuso, non ha lavorato, come pure prestiti immediati in proporzione al giro d’affari a semplice richiesta nelle banche. Per non parlare della Cassa integrazione c’è voluto un secondo tempo per capire che passare dalle regioni, dai sindacati, dagli accordi separati, sarebbe stato un caos, un ritardo assicurato, e meno male che c’erano gli esperti, i commissari, i professori, suvvia.

Come se non bastasse c’è voluta una battaglia in Normandia per spiegare che riaprire a certe condizioni sarebbe stato peggio che esiziale e nonostante questo anche le misure ridotte sfiorano il contentino, più che rilanciare l’impresa sembrano un’impresa impossibile e basta. Da ultimo le tasse, ci è stato spiegato che un sabbatico fiscale non esiste altrimenti non potremmo pagare ogni mese l’unico apparato garantito, quello statale, perché da noi la crisi la deve subire e pagare solo il privato, una condanna che cattocomunisti, comunisti e grillini hanno stabilito. Parliamo chiaro agli statali è stato imposto come ai privati di stare a casa, di rinunciare al lavoro, solo che per i primi non c’è stata la rinuncia allo” stipendio “che è toccata ai secondi, per cui pagare le tasse per i dipendenti pubblici sarà normale per i privati mortale, vi sembra normale? Oltretutto non si è fatto uno straccio di spillover della spesa tagliando il troppo che c’è a iosa per trasferirlo verso il niente che si è imposto al settore produttivo, e gli si chiede pure di pagare le tasse in unica soluzione rimandata a settembre, vi sembra normale? studiato da una task force di campioni della conoscenza assoldati apposta per risolvere l’emergenza?

Qui non ci si rende conto che tra qualche mese l’economia scenderà all’inferno, tra chi non riaprirà adesso per la mancanza di soldi e condizioni e chi chiuderà dopo perché non è riuscito a farcela da solo, ci saranno una marea di licenziamenti, serrande abbassate, debiti esplodenti, tornerà la borsa nera, l’usura, l’economia da guerra, eppure si continua con una spesa statale imperiale. Non si capisce che se su 55 miliardi 26 li usi per l’assistenza e molti altri per assumere statali, con cosa fai la leva? Con quali investimenti? Con quali soldi i privati potranno rilanciarsi? Rimettersi in moto per fatturare? Altroché tasse, a settembre rischiamo la rivolta. A settembre sotto la linea dei conti degli artigiani, dei negozianti, degli stabilimenti, dei ristoratori, delle partite Iva e degli imprenditori al posto del rosso ci sarà il viola, alla faccia delle conferenze di autocelebrazione e magnificazione dei decreti da Istituto Luce. Ecco perché non se ne può più di dirette per l’elogio di sé stessi e dei cervelloni, serve un governo normale, basico, che capisca ciò che capirebbe chiunque senza bisogno di cattedre e di Nobel, che un po’ per uno non fa male a nessuno, che è meglio l’uovo oggi della gallina domani, che di poco si campa di niente si muore, che chi fa da sé fa per tre e chi ha tempo non aspetti tempo, un articolo e due righe.

Aggiornato il 18 maggio 2020 alle ore 13:51