Conte Priamo e Bill Gates: l’Italia finisce come Troia

L’idea che Bill Gates, uomo più ricco del mondo, possa telefonare a Giuseppe Conte (premier italiano) non poteva mai sfiorare la mente di qualcuno, nemmeno del più perverso e fantasioso ispiratore di trame fantapolitiche. Ed anche oggi, che quella telefonata c’è stata, suona come se il fantasma di Frank Sinatra abbia telefonato a Nino D’Angelo. S’afferma questo con il massimo rispetto per D’Angelo, senza dubbio alcuno vero interprete della tradizione melodica napoletana, diversamente da Conte che rappresenta la vera nota stonata nella nostra democrazia. Poi sono tornati tutti i conti sulla telefonata di Gates (un patrimonio ben superiore a 110 miliardi di dollari)  a Conte premier. Infatti Gates è socio di Xi Jinping (segretario generale del partito comunista cinese e presidente della repubblica popolare cinese) nella società che dovrebbe abbracciare il mondo col progetto d’interconnessione totale noto come 5G.

Ma facciamo un salto indietro, a quel primo dicembre 2018, quando s’acuivano le tensioni tra Cina e Stati Uniti, ed a seguito dell’arresto in Canada di Meng Wanzhou (direttrice finanziaria di Huawei, nonché figlia del fondatore del colosso di telefonia di cui sarebbe socio lo stesso Xi Jinping). L’azienda della famiglia Wanzhou ha realizzato per Xi Jinping il sistema di spionaggio globale del cittadino, un qualcosa che supera la stessa fantasia orwelliana del Grande Fratello. Larresto di Meng Wanzhou avveniva a Vancouver, proprio l’1 dicembre, mentre il presidente cinese, Xi Jinping, e Donald Trump s’incontravano a margine del G20 di Buenos Aires, e per sancire una tregua commerciale. Xi Jinping si sentiva preso in giro da Trump anche per la tempistica dell’arresto, e mentre Pechino parlava di "violazione dei diritti umani", da Washington spiegavano come la Cina stesse ordendo lo spionaggio completo degli Usa.

Il ministero della Giustizia canadese dichiarava che Meng, figlia di Ren Zhengfei (fondatore del gruppo Huawei ed ex ingegnere dellEsercito di Liberazione Popolare cinese), era stata arrestata su richiesta delle autorità americane, e nell’ambito dell’indagine su sospette violazioni delle sanzioni iraniane da parte di Huawei. Ma il motivo vero erano le indagini sul super spionaggio cinese in danno Usa. Infatti il gigante cinese delle telecomunicazioni era già sotto controllo da parte di funzionari dellintelligence statunitense: ritenevano la compagnia una minaccia alla sicurezza nazionale. Secondo quanto poi rivelato del Wall Street Journal, l’amministrazione Trump aveva fatto pressioni sul Canada e su altri alleati stranieri per non utilizzare le apparecchiature Huawei nelle loro nuove reti di telecomunicazioni 5G, e per via proprio dei rischi sul fronte della cybersicurezza. In quei giorni Bill Gates era silente e masticava amaro, il suo fidato amico Vittorio Colao faceva la spola tra Londra (dove amministra il fondo Atlantic) e la Cina, e per collaborare agli interessi finanziari di Microsoft (società di Gates) proprio sul 5G. In quel momento, e viste le circostanze, non si stenta a credere che Gates fosse più filocinese di Xi Jinping.

Secondo l’intelligence Usa, Huawei e altre società cinesi sarebbero monitorate dal governo di Pechino. Ad ottobre 2018, i senatori statunitensi Marco Rubio e Mark Warner avevano scritto al primo ministro canadese Justin Trudeau, esprimendo “gravi preoccupazioni circa la possibilità di interferenze del governo cinese nella rete di telecomunicazioni del Canada”. Comunque la Huawei non è la prima azienda cinese di telecomunicazione a finire nel mirino delle autorità statunitensi. Tra il 2017 ed il 2018, il Dipartimento del commercio statunitense aveva imposto alle società americane il divieto di fornire per sette anni al produttore di smartphone cinese Zte (di cui è socio anche Gates) componenti e tecnologie: tutto a causa del mancato licenziamento di alcuni manager responsabili di aver violato le sanzioni commerciali contro Iran e Corea del Nord.

A maggio 2018, Il divieto costringeva la Zte a chiudere tutte le principali attività negli Usa. Poi Washington raggiungeva un accordo con Pechino, multando la Zte per un miliardo di dollari più il versamento di ulteriori 400 milioni per garanzie su future violazioni.

Huawei è ancor oggi il più grande fornitore mondiale di apparecchiature per telecomunicazioni. Ma le sue attività negli Stati Uniti sono state limitate, e per via dello spionaggio cinese. A maggio 2019, il Pentagono dichiarava che “i dispositivi Huawei e Zte rappresentano un rischio di sicurezza inaccettabile, al personale delle basi militari statunitensi è stato vietato lacquisto di cellulari di entrambi i gruppi”. Nell'estate 2019 lAustralia ha impedito a Huawei di fornire al paese la tecnologia 5G per le reti wireless, sempre per timori legati allo spionaggio. Il governo neozelandese ha seguito lesempio australiano a novembre.

Da circa due anni in Europa si dibatte su come affrontare il problema della sicurezza delle nuove reti di “telefonia avanzata”, che di fatto sono monopolio della Cina. Il più grande operatore della Gran Bretagna (BT) ha escluso Huawei dalla fornitura di tecnologie per la realizzazione delle reti di prossima generazione 5G, decidendo d’eliminare i cinesi anche dalle già esistenti reti 3G e 4G. Di fatto l’Italia potrebbe rappresentare per Gates e Wanzhou e Xi Jinping il cavallo di Troia per invadere Occidente ed Europa. Più che di via della seta si tratterebbe d’una eterea vie dello spionaggio. In questa chiave la telefonata di Gates a Conte presenta non pochi lati oscuri. Specie se si considera che Gates è socio di quel Soros che due anni fa incontrava per ore (e col massimo riserbo) Paolo Gentiloni, predecessore di Conte a palazzo Chigi. Di fatto l’Italia è una terra di mezzo nonché un campo di Marte nello scontro tra i poteri economico-cibernetici. Chi governa non ha interesse ad informare i cittadini, ed è lecito affermare che questi giochi sono ben lontani dall’interesse del popolo. Di fatto Gates e Soros sovvenzionano le campagne politico umanitarie del fondo di Hillary Clinton che, secondo molti, avrebbe armato il “Russia Gate” contro Trump. Per disarcionare Trump la fazione legata alla Clinton starebbe trescando con i cinesi amici di Gates? Questo alto tradimento sarebbe per molti l’arma segreta che Trump tirerà fuori in campagna elettorale, convinto che il patriottismo americano non possa esimersi dal biasimare le condotte di Gates, Clinton e Soros. In questo scontro l’Italia cinesizzata sulla “via della Seta” rischia di trovarsi col cerino in mano, abbandonata da Trump, illusa da Pechino e bastonata finanziariamente da Berlino. Dobbiamo riconoscere a Conte l’indubbia capacità d’aver rammentato all’Italia l’identità primigenia che Virgilio ebbe a tratteggiare nell’Eneide, ovvero quella dannata origine troiana di Roma. Quella iattura di Troia, stupenda città che ebbe la forza di calamitare contro di se tutte le ire del mondo classico. Oggi il mondo va ben oltre le Colonne d’Ercole, e Conte Priamo premier è stato capace (forte del suo diplomatico Di Maio) di crear buriana da Washington a Pechino, mettendo in mezzo Gates, Colao e chissà quanti altri. Ecco il vero lockdown.

Aggiornato il 14 maggio 2020 alle ore 17:10