Ci vuole rispetto

Silvia Romano è tornata a casa e questo è motivo di sincera gioia per tutti coloro i quali hanno un briciolo di sensibilità e non hanno “un bidone dell’immondizia al posto del cuore” (citazione di Gigi Buffon). Anche il fatto che si sia convertita all’Islam prendendo il nome di Aisha come la sposa di Maometto (si spera spontaneamente) attiene unicamente alla sua insindacabile sfera personale ed è cosa che può anche disturbare ma che merita rispetto. Che trionfino quindi la felicità e il silenzio nei confronti della vita di questa giovane donna che ha sofferto tanto. Al bando le inutili polemiche. Nessuno giudichi la sua vita e nessuno sparga odio inutile. Detto questo però, ci pare quanto meno ipocrita il tentativo di soffocare ogni opinione sulla vicenda, bollando indistintamente qualsiasi analisi come sciacallaggio indegno e vomitevole. Chi ha il conato di vomito facile è bene che vada a farsi vedere da un bravo gastroenterologo senza stare a rompere troppo le pere al prossimo con questo finto perbenismo di maniera. Le polemiche e gli insulti sono una cosa distinta e distante dalle opinioni. A meno che non si voglia ciulare nel manico. Ogni italiano ha fatto la sua parte per liberare Aisha (anche emotivamente) e quindi ha il diritto di esporre le proprie ragioni. Anche quando sono in dissenso con il sentire prevalente. All’italiano non puoi chiedere solo di pagare il conto del tuo idealismo puerile e poi tacere.

E allora veniamo ai fatti: nella ricostruzione che è stata fatta, Aisha, dopo essere stata liberata dai turchi (non dagli italiani a quanto pare) avrebbe detto di essere stata trattata con rispetto dai suoi sequestratori, di averne voluto ascoltare le motivazioni (come se Al-Qaida avesse delle motivazioni ascoltabili) e quindi di aver voluto leggere il Corano trovandolo talmente convincente da pensare di convertirsi. Se la ricostruzione fosse vera, ne uscirebbe fuori il solito pastone ideologico che spinge moli bravi giovani a partire alla volta di queste terre difficili. Un pastone ideologico infarcito di negazionismo, di anti imperialismo occidentale, di giustificazionismo verso i comportamenti e le ragioni dei terroristi. Verrebbe paradossalmente quasi da pensare che Aisha non sia stata liberata ma strappata con la forza da un contesto civile che la trattava bene. Ma tutti, anche Aisha, sanno che non è così. Non è quello che voleva dire.

Nemmeno un grazie però a chi ha pagato per il suo riscatto, a chi ha imbastito le trattative portandola a casa. Solo un elogio dei sequestratori, della loro cultura e della loro umanità. Fino a prova contraria, l’imperialista occidente è quel posto in cui tutti possono professare il loro culto avendo libertà di espressione. Lo sporco occidente è quel posto fatto oggetto di continui attentati ad opera di quelle brave persone estremiste islamiche. Il maledetto occidente è quell’inferno ove è possibile erigere una moschea e andarci a pregare. L’occidente è quel baluardo di libertà che l’ha strappata alla prigionia. L’occidente è quel posto che le ha permesso di andare a fare la “frikkettona” in giro per il mondo anche se non aveva competenze da spendere per aiutare il mondo. L’occidente, in mezzo a tutte le sue storture, è la culla della civiltà che si oppone alla barbarie del radicalismo islamico dei suoi amici che l’hanno trattata bene. Ci consta invece che quegli educatoni rispettosoni di Al-Shabaab compiano quotidiani atti di violenza contro le donne, contro gli infedeli, trucidando la qualunque con efferatezza inaudita. Riabilitarli non sta affatto bene.

Un semplice grazie all’Italia sarebbe stato gradito unitamente a una maggiore cautela nell’elogiare gli umanissimi terroristi di cui sopra. Ciò ovviamente non toglie nulla alla felicità di averla in Patria sana, salva e libera di pensare le boiate che ha detto (perché qui lo può fare). Solo il caso di sottolineare l’incauta pantomima alla quale Giuseppe Conte e Luigi Di Maio si sono prestati posando con una donna vestita con qualcosa che parrebbe non essere un costume musulmano qualsiasi. La povera ragazza era visibilmente e comprensibilmente scossa da mesi terribili e quindi qualcuno avrebbe dovuto aiutarla ad evitare manifestazioni esteriori così radicali e dichiarazioni avventate prima di aver metabolizzato l’accaduto. E invece, coloro che avrebbero dovuto essere senzienti, hanno permesso questo enorme e forse involontario spottone pro terroristi.

Infine il problema del riscatto: premesso che è del tutto normale portare a casa un connazionale ad ogni costo (seppur finanziando indirettamente i terroristi) è altrettanto vero che questa stia diventando una pericolosa spirale. L’intelligence italiana sta diventando una compagnia che ricerca gli intestatari che il Governo italiano scrive sull’assegno. Servizi amministrativi più che servizi segreti. E se è anche vero che, da Greta e Vanessa alle due Simone, tutti hanno tempo per tempo espresso il desiderio ostinato di ritornare ad esporsi al pericolo di un nuovo rapimento frequentando nuovamente certe zone rischiose, allora bisognerà mettere mano al problema. Andrebbe verificato, ferma restando la libertà di ciascuno di svolgere la propria attività umanitaria ove meglio crede, se sia possibile emanare una lista nera di Paesi pericolosi ove i cooperanti dovranno recarsi a proprio rischio e pericolo stipulando (individualmente o per il tramite della propria Ong) un’assicurazione obbligatoria che copra la cifra dell’eventuale riscatto. Ciò perché le scelte di ognuno possano restare individuali e consapevoli. Non puoi fare il figo e poi sperare che qualcuno ti pari le terga. Adesso la speranza è che questa ragazza sia lasciata in pace e che riesca a ritrovare la meritata serenità senza polemiche e strumentalizzazioni fatte soprattutto da coloro i quali fingono di essere dalla sua parte.

Aggiornato il 13 maggio 2020 alle ore 11:17