Nel pomeriggio il Consiglio dei ministri varerà il Decreto legge Rilancio. L’accordo sulla regolarizzazione dei migranti, pomo della discordia tra Pd e Cinque stelle, sembra sia stato raggiunto. Il viceministro dell’Economia dem, Antonio Misiani, in un’intervista a Radio Anch’io su Rai Radio 1, ha detto che si tratta di “un provvedimento molto complesso che vale 55 miliardi di euro, con oltre 200 articoli. Dobbiamo rispondere alla crisi più grave dal Dopoguerra con misure eccezionali”. Nella notte è arrivata l’intesa sui migranti che, insieme alla quadratura delle coperture delle misure economiche, apre la strada all’approdo del Decreto Rilancio in Consiglio dei ministri. La riunione, dopo essere slittata per giorni e dopo un estremo tentativo di convocazione nella notte, si terrà dunque oggi pomeriggio.

“Nessun problema di coperture”, assicurano dal ministero dell’Economia: arrivano 10 miliardi per la Cig, 4 miliardi per il taglio dell’Irap e 6 miliardi per le piccole e medie imprese, 2 miliardi per l’adeguamento di negozi e attività produttive alle norme anti-Covid-19, 2 miliardi per misure fiscali, 2,5 miliardi per il turismo e la cultura, 5 per sanità e sicurezza. E da Palazzo Chigi dichiarano “raggiunto l’accordo politico”. Dopo i problemi emersi sulle coperture della Cassa integrazione, Via XX Settembre assicura che non ci sono problemi sulle risorse. Tra le varie misure arrivano 2 miliardi per gli interventi che consentiranno la ripartenza delle attività produttive e dei negozi adeguandosi alle norme anti-Covid-19, circa 10 miliardi per ulteriori settimane di Cig e 4 miliardi e mezzo per il bonus autonomi, 12 miliardi di liquidità agli enti locali per il pagamento tempestivo dei propri debiti nei confronti dei fornitori, azzeramento dell’Iva per i dispositivi di protezione individuali, 500 milioni per colf e badanti.

Sul dossier della regolarizzazione dei migranti, dopo due giorni di strappi e tensioni, e dopo un invito del premier Giuseppe Conte a rimettersi attorno a un tavolo per trovare la quadra, il capo politico reggente grillino Vito Crimi annuncia, intorno alla mezzanotte, un accordo “soddisfacente” che mette al centro “il lavoro regolare”. Poco prima Luigi Di Maio aveva diffuso una nota per dichiarare fiducia a Crimi al governo e la volontà di portare il decreto in Consiglio dei ministri al più presto. È un segnale di distensione. I ministri si rimettono al lavoro sul testo. Il dem Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, conferma all’unisono con Crimi l’intesa che, specifica, riguarderà braccianti, colf e badanti, anche italiani: “non è una questione di bandierine, ma di diritti”, aggiunge. L’impianto, sottolineano fonti del Pd, resta praticamente invariato, con i due binari definiti dal Viminale per l’emersione del lavoro in nero e i permessi di soggiorno temporaneo ai lavoratori stranieri. Arrivano però, a quanto emerge, le rassicurazioni attese dal M5s con alcune modifiche, a partire da una precisazione ulteriore delle norme per escludere dalla sanatoria i datori di lavoro condannati per caporalato o reati come lo sfruttamento di prostituzione e immigrazione clandestina.

Dall’opposizione, Giorgia Meloni ribattezza il provvedimento:Più che decreto rilancio è decreto ritardo”. La presidente di Fratelli d’Italia, a L’Aria che tira, su La7 attacca: “Purtroppo non so se arriverà quello che serve all’Italia, noi non ne sappiamo nulla, non siamo stati in nessuna forma informati”.

Aggiornato il 13 maggio 2020 alle ore 13:55