Silvia Romano è radicalizzata dal progressismo ideologico italiano

Non è tornata Silvia Romano, è tornata Aisha. Dunque, se non proprio una Silvia radicalizzata, certamente un’Aisha “islamizzata”. Basta guardare le immagini del prima e del dopo. Prima del sequestro Silvia era una avvenente ventenne che indossava abiti corti, trucco e gioielli, mentre ora appare una perfetta donna musulmana coperta dallo “hijab”, il velo islamico. C’è poco da dire sulla sua presunta conversione, perché il gruppo che l’ha tenuta prigioniera è lo stesso che nel 2013 ha compiuto una strage in un centro commerciale di Nairobi uccidendo solo chi non sapeva rispondere a domande sulla fede islamica. E sempre gli stessi il 2 aprile 2015 hanno attaccato in Kenya l’università di Garissa uccidendo tutti i ragazzi che alla domanda se erano cristiani o musulmani hanno risposto “cristiano”. Ne hanno uccisi 148. Tuttavia, io ho un dubbio e non so chi abbia fatto più male alla giovane milanese, se gli jihadisti somali o i sinistri italiani. Perché Silvia Romano, secondo me, non è stata “radicalizzata” in questi diciotto mesi in Somalia, ma prima in Italia dalla cultura della nostra sinistra sugli aiuti. Queste ragazze pronte a lasciare tutto per andare a fare le volontarie sui peggiori scenari di guerra sono già “invasate” della cultura fintobuonista, che purtroppo da anni dilaga nel nostro paese.

Quindi non va bene chi l’ha mandata lì e lo Stato che lo permette. Le nostre istituzioni dovrebbero riflettere seriamente su una revisione drastica delle leggi che consentono a improvvisate sedicenti associazioni e cooperative di piazzare negli scacchieri più sensibili del mondo giovanissimi e soprattutto donne come bersagli. Come ha spiegato a Quarta Repubblica Guido Bertolaso, che è un esperto di Africa e già protagonista della liberazione delle due Simone. Di fatti ora anche la famiglia Romano vuole vederci chiaro dietro l’associazione in cui operava la figlia. Allora cos’è che non funziona? Non funziona l’ideologia che sta dietro alla nostra concezione del volontariato, della solidarietà e del buonismo, che in Italia miete vittime e ingiustizie. Accade lo stesso con le Ong, che trascinano qui migliaia di derelitti africani, organizzati dalle mafie del traffico di esseri umani, per scaricarli nei centri di accoglienza e destinarli a schiavitù, caporalato, una vita indegna materialmente e per ogni fede. Eppure tutto questo accade sotto l’egida della fratellanza bergogliana e della solidarietà progressista. Basta leggere stamane l’editoriale di Luigi Manconi su Repubblica per capire la svista enorme che consentiamo in questo delicato settore.

Sostiene Manconi che l’Italia avrebbe la sindrome della Gioconda, cioè quella del turista boliviano che nel 1956 scagliò un sasso contro il ritratto di Monna Lisa al Louvre di Parigi. Ossia una disfunzione psichica per cui quando vediamo qualcosa di buono dobbiamo irresistibilmente sporcarlo e sfregiarlo. Questo avremmo fatto con Greta Thunberg e con Carola Rackete e staremmo facendo ora con Silvia Romano. Scrive Manconi: “Su tutte le ragioni che hanno prodotto quelle tre circostanze e le loro protagoniste il giudizio è assai controverso, ma è indubbio che in quelle situazioni si manifesti l’esercizio di una virtù. Ed è qui che scatta la sindrome della Gioconda. Per una serie di motivi, quella che appare a tanti una virtù risulta, ad altri, insopportabilmente offensiva”. E dunque in preda alla sindrome italica anti-leonardesca prima partirebbe prima l’attacco dei social, poi quello becero dei giornali di destra ed infine si diffonderebbe la gara a “sporcare” le nostre eroine.

Non stanno così le cose. Queste presunte eroine, come Carola e le altre Silvie africane, non sono solo vittime dei gruppi islamisti in cui poi cadono, ma sono già vittime in partenza della radicalizzazione che subiscono dalla sinistra italiana, che le manipola prima del viaggio, che le rende permeabili alle culture e religioni diverse, che le prepara a infilarsi nei burka e, secondo la logica del “comprendere le ragioni degli altri”, a diventare pericolose mine vaganti di propagande estremiste e violente. E il tutto a suon di milioni di euro di riscatto, che mi chiedo a chi finiranno? Alle ragione dei deboli d’Africa no certamente. Vanno davvero ai terroristi di Allah o finiscono ad alimentare le cellule diffuse nel mondo di una propaganda scellerata? L’ideologia radicalizzata italiana della solidarietà ha reso l’Italia la nazione europea in cui mafie, trafficanti di esseri umani, tratta delle donne, bambini venduti, droga e armi, lavoro nero, sfruttamento e caporalato, hanno attecchito con l’insolenza di nessuna legge, nessun controllo, nessuna censura. Anzi, con una benedizione politica indegna di una parte già incline al terrorismo nostrano. In questo senso la svista della chiesa di Bergoglio risulta macroscopica. Cari compagni, non è la destra e il razzismo o la Gioconda. Avete preso di nuovo un abbaglio e la vostra idea di volontariato farà la fine delle “campagne sugli spring rolls e sugli abbracci ai cinesi”. Idee ridicole e mortali, da cambiare subito.

Aggiornato il 12 maggio 2020 alle ore 12:05