
Sbaglia e di gran lunga chi creda non ci sia un’idea di futuro dietro gli stop and “go” governativi, gli annunci e il sembiante di vuoto operativo, insomma le “azioni” (o)messe in campo dalla Conte band! Un’idea di futuro invece, c’è eccome purtroppo. Ed è ormai chiara, limpida, specchiata per chi abbia occhi per vedere. È infatti un errore clamoroso quello di affermare non ci siano né progetto né visioni, né strategia e neppure tattica per attuarle nella duplice (in)attività del governo, e in quella delle famigerate task force. Il compito di quest’ultime (task) è uno e solo quello: provare a far durare il Conte bis il più lungo possibile. Alla faccia del “bene del Paese”! Perché? Diciamolo apertis verbis: con la scusa dell’emergenza sanitaria, vogliono fare dell’Italia una sorta di lager tecnologico nazi-socio-comunista di cui loro e solo loro siano in eterno “classe dirigente”! E le prove di ciò, ormai ci sono tutte. Questo governo infatti, si sta qualificando con sempre maggiore evidenza come il primo esplicitamente e risolutamente total-statalista della storia della Repubblica.
Con le peggiori pulsioni del mondo comunista ed ex comunista – rappresentato da Pd e Leu – che finiscono per confluire e poi saldarsi in maniera strutturale con l’ideologia demenziale della decrescita felice propria della galassia oscura Cinque Stelle. Il tutto declinato su due fronti. Interno: il target è arrivare a un assetto socio e economico fatto di mega corporate controllate dallo Stato (Andrea Orlando lo ha già chiesto apertamente: “Se vi aiutiamo, pretendiamo di entrare nel Cda”), zero piccole e medie imprese e professioni, col funzionario statale affiancato da una massa che basi la sua miserrima sussistenza su un assistenzialismo diffuso (estensione universale del reddito di cittadinanza). Il tutto, in un coacervo di paradossi demenziali, capaci di fondere idee di ipercontrollo sociale dispotico via hi-tech, su un contesto pressoché ecumenico di miseria di stampo medievale; controllo sanitario esasperato (ed esasperante) con la scusa della “scienza”, cui fa il pari un ritorno a livelli di povertà – e quindi a qualità della vita – che richiamano epoche in cui la l’aspettativa di durata della medesima arrivava a mala pena ai 50 anni! È fisiologico, matematico: più sei povero, più mangi male, vivi peggio, quindi più ti ammali e le cure stesse cui puoi accedere saranno d’infimo livello. Ergo: vivi da schifo e muori prima.
È questa la scienza? È questo il progresso? Che ne è poi di meritocrazia e ascensori sociali? Semplice: azzerati! O hai la fortuna di nascere con la carta d’identità giusta, o nella nuova società braminica immaginata da Conte-Pd-Leu e 5 stelle, sei fuori dai giochi vita natural durante! Una vita vuota e breve, tra l’altro. Fronte esterno: le stesse storiche posizioni geopolitiche sono del tutte stravolte (Atlantismo, appartenenza all’Ue liberale, Nato) attraverso la pratica di dinamiche sociali che faranno – se lasciate libere di operare – dell’Italia una sorta di dittatura di stampo pauperistico-latinoamericana, e quindi fuori dall’Occidente per scelte culturali, sociali, politiche ed economiche: un incubo! Un incubo che sarebbe addirittura errato paragonare alla Cina in quanto tale, dato che se è vero che questa in termini di controllo politico sociale è quasi militarizzata, a livello economico si qualifica invece come iper liberista e con dumping interno addirittura feroce e cannibalesco, reddito medio da lavoro in continua espansione e competitività sociale di stampo darwiniano (coi relativi ascensori sociali tutti attivi).
Così riassume il tutto Luca Ricolfi: “Se non si cambia rotta molto, molto alla svelta (ma forse è già tardi), la nostra società è destinata a trasformarsi in una “società parassita di massa”, che non è il contrario della società signorile di massa, ma ne è uno sviluppo possibile, una sorta di mutazione “involutoria”. Mi spiego: nella società signorile il parassitismo di chi non lavora convive con un notevole benessere, che accomuna la minoranza dei produttori e la maggioranza dei non produttori. Nella società parassita di massa la maggioranza dei non lavoratori diventa schiacciante, la produzione (e l’export) sono affidati a un manipolo di imprese sopravvissute al lockdown e alle follie di Stato, e il benessere diffuso scompare di colpo, come inghiottito dalla recessione e dai debiti. I nuovi parassiti non vivranno in una condizione signorile, ma in una condizione di dipendenza dalla mano pubblica, con un tenore di vita modesto, e un’attitudine a pretendere tutto dalla mano pubblica, con conseguente dilatazione della “mente servile”, per riprendere l’efficace definizione di Kenneth Minogue”.
In poche parole, siamo dinnanzi al più straordinario paradosso politico mai realizzato, e quel che è folle, incredibile, è che tale ircocervo economico e sociale si stia rendendo possibile (e continui a sopravvivere) solo grazie all’unica componente davvero riformista e modernizzatrice che la sinistra italiana abbia mai mostrato nella sua storia altrimenti ultra conservatrice: quella di Matteo Renzi, che ora come ora annaspa coi grillo-socialisti reali-virolocratici in questo vortice di follia che sarà sicura nemesi del Paese. La domanda sul tavolo è una sola: come se ne esce il prima possibile? Perché una cosa è certa al di là di ogni ragionevole dubbio: così, non si può davvero continuare. Con buona pace della peggior stampa del mondo (ancora) libero, che pare “tifare” dissennatamente perché questo stato di cose perduri e si realizzi, cosa che sarà sua stessa nemesi. È una certezza.
Aggiornato il 11 maggio 2020 alle ore 12:51