
Quello che è successo e sta accadendo ora nei media mainstream (fatemeli chiamare così, ve ne prego) filo governativi, è a dir poco imbarazzante! Il partito “Forzavirus” ha iniziato una campagna folle a suon di fake news di stato, una peggio dell’altra, solo per puntellare la baracca di governo e cercare di rimandare a data da destinarsi (meglio mai, per loro) ogni idea di turnover o di eventuali elezioni. Basta infatti spigolare fra tutta la stampa tedesca per non trovare una news, un articolo, un trafiletto su neppure eventuali marce indietro relative alle riaperture in Germania! Dirò di più: colleghi tedeschi manager e imprenditori, hanno riso al solo ventilare questa ipotesi (e tutte le loro aziende hanno già ottenuto aiuti di stato che faranno partire noi con un handicap di liquidità operativa impressionante). Basta guardare tv e stampa russa sino all’ultimo dei blogger, per sapere che la data dell’11 maggio per la riapertura era in agenda da tempo immemorabile, e per le sole Mosca e San Pietroburgo, perché negli altri comprensori degli 11 fusi orari su cui è spalmata la Federazione Russa, già di per sé non vigevano in alcun modo le folli misure cino-orwelliane di lockdown applicate al popolo italiano (arresti domiciliari e stato di polizia, chiamiamo le cose col loro nome!).
Repubblica poi si è superata, pubblicando un titolone da denuncia immediata per procurato allarme, sbattendo in prima pagina la cifra potenziale di 151mila in terapia intensiva quale ipotetico scenario se si riaprisse: boom! Ma perché? È chiaro, e credo sia legato allo stesso fatto per cui da noi: 1) non riaprono le scuole; 2) si vogliono in ogni modo impedire riunioni chiamandole assembramenti. Per le medesime ragioni non si vogliono masse di gente per le strade e nelle piazze. Nelle scuole, non si insegna e non si impara solamente, ma si vota, si scambiano opinioni e magari si fa luce su realtà che in stato d’isolamento non hanno filtro alcuno né possibilità di verifica che non siano quello dei media controllati. La versione unica, il partito unico, al netto di qualsiasi protesta e poi proposta: specie poi di piazza!
Ma la verità, qual’è? Proviamo a spiegarla razionalizzando la questione. Ora, anche nel peggiore dei paradigmi possibili, da due mesi in qua è cambiato il mondo, meno che in Italia. 1) Dopo studi ed autopsie, finalmente sai qual’è la causa di morte nei casi più gravi: embolia e trombi. Quindi, erano sbagliati anche i protocolli medici. 2) Sai che nell'80 per cento dei casi se anche sarai positivo, sarai asintomantico. 3) Sai che nel 15% dei casi avrai sintomi lievi, pari a una normale influenza. 4) Sai che il 5 per cento più serio, con diagnosi precoce lo curi a casa con clorichina, antibiotici ed eparina.
Ergo, il problema è sull'1% del 5 per cento. Una percentuale irrisoria (per quanto si parli di vite umane, cui è dovuto tutto il rispetto del mondo), che può morire se con altre 3 patologie gravi e sopra i 75 anni. Non lo dico io, lo dice la scienza. Non lo dico io, lo affermano i miei adorati numeri (noi manager campiamo di quelli). Ora, alla luce di tutto ciò l’unica cosa ragionevole da farsi sarebbe solo calcolare il fattore di rischio, sovrapponendolo poi, ad esempio a quello di altre potenziali cause di morte con le quali noi esseri umani conviviamo da millenni, secoli, decenni: per esempio quelle causate dagli incidenti d’auto (lo scorso anno circa 500.000 morti nel mondo e oltre 1.500.000 feriti gravi poi invalidi permanenti). A questo punto, comparare le misure sociali adottate per contrastare questo e quelli (a nessuno è mai venuto in mente di vietare tutto il trasporto su gomma per tornare al somaro: chissà perché?), e farsi una rapida botta di conti se il gioco valga la candela. Aggiungendo al tutto il conto di morti certi che deriverebbero da suicidi (sta accadendo), tensioni sociali (idem) e diffusione di malattie e impossibilità di curarle per un sicuro - su questa strada - collasso economico prossimo venturo.
Ne deriva che non c’è altro verso, non c’è altra strada, se non quello di una cauta convivenza col virus, ma che porti al più rapido sistema possibile per il ritorno alla vita e alla normalità: pena, la morte certa di tutto! Eppure pare che solo sul panico e il controllo del medesimo, si basi la strategia del governo più straccione del mondo per continuare a sopravvivere: solo per far sì che un ristretto numero di parlamentari altrimenti disoccupati continuino a percepire il loro stipendione a debito collettivo il più a lungo possibile. Tutti costoro, con i loro accoliti, contro un sistema paese a spese di tutti, disposti a tutto per restare in sella. A costo di farlo con lo scalpo in mano di tutto il sistema produttivo nazionale.
Usando la metafora di Churchill - quello vero - un manipolo di incompetenti premiato dagli eventi, disposti a vendersi anche il secchio dentro cui stanno, pur di non cedere i privilegi acquisiti per miracolo e grazia ricevuta! Non credo molleranno facilmente, se non costretti a farlo. Ma un sistema c’è, ed è quello che da sempre contraddistingue ogni vera coscienza e credo liberale e libertario: “affamare la bestia” prima che lei ci divori.
Ed ecco 3 semplici consigli divisi per fasi che potremmo definire “autodifesa delle imprese e partite iva, istruzioni per l'uso”. Fase 1. Non dare più un soldo in pubblicità a radio, giornali e tv che fiancheggiano la campagna di panico insensato del governo liberticida e anticostituzionale. Non una lira, nulla. È basilare! Fase 2. Coordinarsi sia dal basso che dall’alto (associazioni di categoria) per fare lo stesso con lo stato: sciopero fiscale plenario e fino data da destinarsi finché non si sarà ottenuto quello che si vuole. Più aiuti concreti specie sul versante fiscale e possibilità rapida e senza incertezze di tornare a produrre e lavorare, con regole certe e metodiche che diano capacità di far profitto, altrimenti non ha senso. Fase 3. Pretendere data certa per nuove elezioni, o far continuare a oltranza lo sciopero fiscale.
Siete più forti di quanto credete. È tempo che la classe produttiva si svegli, si unisca e faccia sentire la sua forza. O fra 2 mesi nessuno o quasi avrà ancora una casa in cui restare, crolleranno le entrate per lo stato, il default arriverà e non ci saranno soldi nemmeno per pagare sanità, pensioni e stipendi pubblici. A quel punto addio pace sociale e “restiamo uniti”: sarà il caos, e va evitato a qualsiasi costo. Whatever it takes!
Aggiornato il 29 aprile 2020 alle ore 12:52