
L’Europa, attraverso le proprie Istituzioni comunitarie, è presente più che mai nelle nostre vite, condiziona il dibattito politico e le prese di posizione delle forze in campo, ed influisce sull'azione del governo nazionale. Si guarda all’Unione Europea, a quanto fa o dovrebbe fare, in particolare nei momenti più duri come l'attuale, destabilizzato dalla pandemia e da prospettive economiche assai cupe. Ci piaccia o meno, ci siamo dentro fino al collo a livello finanziario e monetario, e non certo da pochi giorni. Dovrebbe piacerci se i sogni dei padri fondatori dell’Ue, (De Gasperi, Schuman, Adenauer), fossero stati anche solo minimamente rispettati. Animare un qualcosa di più grande, destinato magari a divenire Stati Uniti d’Europa sul modello federale americano, dovrebbe permettere di vivere il presente e preconizzare il futuro con sentimenti positivi, e non già avvertire una sorta di regressione continua oppure un pessimo clima di diffidenza reciproca fra Stati membri.
Purtroppo la Storia europea ha preso una piega diversa e peggiore, pertanto, se risulta complicato perorare oggi l’abbandono di tutto da un giorno all'altro, non si può nemmeno sostenere che questa Unione vada bene così com’è. No, a noi italiani non può piacere l’Ue contemporanea, e il medesimo rifiuto è condiviso anche da altri popoli europei. Le recenti vittorie dei cosiddetti sovranisti qua e là per il Vecchio Continente sono state la rappresentazione di un malcontento e di un disincanto assai diffusi, ma per comprendere l’involuzione europea non è neppure necessario pensarla esattamente come Marine Le Pen. È sufficiente analizzare gli eventi da un punto di vista conservatore e thacheriano oppure riprendere l’euroscetticismo liberale di Antonio Martino. O ancora, continuare a studiare, anziché demonizzarle, tutte le ragioni che hanno portato il Regno Unito a dire “bye bye Europe”.
Dal Trattato di Maastricht in poi l’Unione Europea è stata soprattutto un gruppo di nazioni legate fra loro da uno stesso destino finanziario e monetario, da alcuni parametri economici e dal contenimento dei rispettivi deficit di bilancio, ma senza sentirsi parte di un progetto anche politico e di un insieme di valori riconosciuti. Per esempio, negli Usa vi sono molte differenze fra gli Stati del nord e quelli del sud, oppure fra entrambe le coste e l’entroterra, l’America profonda e rurale, ma nessuno disconosce quei pochi e grandi principi che fanno di quell’unione una nazione vera e propria.
Nel nostro continente questo salto di qualità non si è mai verificato. L’euro ha diminuito il potere di acquisto, non solo degli italiani, e periodicamente compare l'incubo dei Paesi più forti a livello economico-finanziario che cercano di risolvere i loro problemi sulle spalle di chi è già molto debole di suo, l’Europa meridionale per intenderci, alla faccia della tanto sbandierata solidarietà comunitaria. Non si tratta soltanto di una percezione, magari accresciuta da un certo tipo di propaganda sovranista, bensì i cittadini europei vivono queste disfunzioni sulla loro pelle ogni giorno e da molti anni.
Questa non è e non è mai stata l'Europa di tutti, ma unicamente un contenitore germano-centrico in cui l’essenziale ruota attorno alla Germania e a pochi amici fidati di Berlino come la Francia ed alcuni Paesi settentrionali. Quando viene stigmatizzato il sovranismo di alcune forze politiche europee come il Front National francese, l’AfD tedesca, gli italiani di Lega e Fratelli d’Italia, foriero, secondo un certo europeismo politicamente corretto, di egoismi nazionali, bisognerebbe prendersela pure con i governi tedesco e olandese, che prima pensano ai loro rispettivi Paesi e poi, forse, al resto del continente, anche in piena pandemia. Magari sarebbe opportuno denunciare inoltre il protezionismo di Emmanuel Macron, che alla fine dell'anno scorso intervenne a gamba tesa nelle trattative fra il gruppo PSA e FCA. In quella circostanza la giovane promessa dell’europeismo fu più sovranista di Salvini, Orban e Le Pen messi assieme.
L’Italia ha senz’altro messo del suo in tanti momenti per apparire dinanzi agli occhi severi dell’Europa del nord come un Paese poco affidabile. L’alto debito, la spesa pubblica improduttiva, la corruzione, l’instabilità politica, l’assenza di riforme, l’incapacità, dovuta ad una burocrazia folle, di utilizzare i fondi europei, sono cose che dipendono dal nostro cronico malgoverno e sulle quali l’Ue non ha molte responsabilità. Criticare Bruxelles diviene spesso inevitabile, ma noi italiani dovremmo fare anche qualche “mea culpa”. È sbagliato attaccare l’Olanda in quanto paradiso fiscale, come è stato fatto, purtroppo, anche da destra. L'impegno dovrebbe essere semmai quello di tentare di porre fine all’inferno fiscale italiano, e biasimare sì il governo olandese, ma solo per il perseguimento di quel disegno germano-centrico secondo il quale soltanto alcuni possono essere salvati, mentre il resto del continente può sprofondare nella miseria.
Si parla di Paesi virtuosi e non, ma, fatte senz’altro salve tutte le colpe italiane, talvolta anche i sedicenti migliori del Vecchio Continente hanno qualche macchia sulla coscienza. Eppure a lor signori viene concesso ogni tanto un bagno rigenerante e purificatore, ma l’acqua, il sapone e gli oli sono a carico di chi non gode della fama di virtuoso. La crisi economica globale del 2008 vide la Germania liberarsi di alcuni problemi tramite l’affossamento sostanziale della Grecia. Nonostante i trionfalismi tragicomici di Conte e Di Maio, la risposta europea al rischio di collasso economico dovuto al Covid-19 sembra essere insufficiente, e in particolare per Paesi come l’Italia. Il tanto discusso e discutibile Mes è ormai una certezza che pone degli interrogativi inquietanti, mentre non stiamo ricevendo riscontri per l’immediato. L'ultimo Consiglio Europeo ha deliberato il ricorso al Recovery Fund, ma i particolari devono ancora essere discussi e si rischia di applicare una flebo ad un paziente già morto. Questa crisi richiede reazioni rapidissime, ma l’Europa, proprio quando serve di più, semplicemente non c’è.
Aggiornato il 27 aprile 2020 alle ore 13:02