
Si celebra la festa della Liberazione nella sordina del lockdown. La clausura forzata dall’epidemia (e da colpe e ritardi nell’affrontarla) dovrebbe farci riflettere sul valore della Libertà per ciascuno di noi. Il significato simbolico di questa ricorrenza, non si sa perché sia, ab Republica condita, monopolio delle sinistre. Di coloro cioè che, al posto della dittatura fascista, avrebbero preferito un ugualmente oppressivo regime, ispirato al modello del comunismo sovietico. Un incubo dissolto in un arco temporale tre volte più lungo dello sciagurato ventennio fascista. Un’incarnazione distopica di un’ideologia che ha lasciato, lungo il cammino, una scia di milioni di morti. Ai quali neppure la Glasnost ha restituito verità storica, memoria e riparazione.
In Italia la retorica della lotta partigiana continua, ancor oggi, a negare (o a giustificare) le tante atrocità commesse dalle formazioni comuniste, anche contro altri volontari antifascisti, di diversa ispirazione. Anche a guerra finita. Non amore per la libertà, ma odio e vendetta verso chiunque non condividesse la propria totalizzante ideologia. Un credo disumanizzante che, come la Storia ha dimostrato, non è mai riuscito a coniugare giustizia e libertà. Riuscendo, invece, sempre a far torto ad entrambe. Quelle sinistre che si intestano, oggi, il merito solitario della vittoria sul giogo nazifascista, fingono di ignorare – anzi, fino a pochi anni fa, disprezzavano – chi dall’altro lato dell’Oceano aveva riconsegnato la libertà al nostro Paese.
A quelle decine di migliaia di caduti, tanti sepolti ad Anzio, spesso figli di nostri emigranti in America, dobbiamo rivolgere la nostra gratitudine e, soprattutto, ad essi dedicare questa ricorrenza. Senza dimenticare i tanti giovani italiani che sul fronte opposto, anche quando non condividevano la follia del regime fascista, combatterono e, in gran numero, persero la vita per l’amore e la dignità del proprio Paese. Furono i nostri genitori e nonni che, sopravvissuti a distruzione e lutti, senza mezzi, se non la propria forza e speranza, riuscirono a ricostruire l’Italia dalle macerie della guerra. Chi rinnega oggi il sacrificio di tutti quelli che hanno immolato gioventù e vita, da qualsiasi lato, durante quegli anni tristissimi, non merita la libertà che altri gli hanno riconsegnato.
Aggiornato il 27 aprile 2020 alle ore 13:42