Bere o affogare

Posto che nell’Eurogruppo di tutto si parlerà fuorché degli Eurobond veri, cioè dell’equivalente ai bond usa, il motivo per cui Giuseppe Conte farà canizza per non fallire sarà l’attivazione del Mes a giugno. Tanto è vero che è opinione condivisa che per l’avviamento di una sorta di debito comune, dei cosiddetti recovery completamente diversi dagli Eurobond, se ne parlerà semmai a cavallo del l’estate. Per farla breve sui Covid o quant’altro sia, ci saranno da definire talmente regole fra i partner da far suppore tempi non brevi prima dell’accordo, dunque il vero tema sarà per noi il tempo di erogazione dei 40 miliardi previsti dal Mes. Perché sia chiaro, piaccia o preoccupi e a noi preoccupa, che l’Italia accetti il prestito del fondo è sicuro e solo il futuro potrà stabilire il confine tra i favorevoli e i contrari sulla ragione.

Ecco il motivo per il quale il punto dirimente sarà la data di fruizione dei 40 miliardi a nostra disposizione, ora ci si chiederà perché, ebbene per saperlo basterà ricordare la dichiarazione improvvida ma probabilmente vera del presidente dell’Inps sulla disponibilità di cassa fino a maggio. In buona sostanza Pasquale Tridico affermò a marzo che i soldi per le necessità dell’istituto fossero garantiti sino a maggio, dopodiché ci sarebbero stati problemi per soddisfare a pieno la disponibilità di cassa. È questa la ragione per la quale avere in tasca già da giugno 40 miliardi farà la differenza per il tesoro pubblico, una sorta di bere o affogare, del resto quando ci si mette nelle peggiori condizioni si è sempre costretti a subire piuttosto che trattare. Tanto è vero che noi da settimane e in modo asfissiante ripetiamo lo sconcerto verso un governo che di fronte ad una crisi drammatica non abbia pensato a fare qualche compito a casa per recuperare in modo tutto sommato semplice svariate decine di miliardi dalla spesa.

Non solo non si è dato l’esempio morale ai cittadini della rinuncia almeno alla metà degli appannaggi della politica, delle istituzioni, dei vertici delle organizzazioni, delle aziende e degli organismi di Stato e partecipati, ma si è rinunciato a bloccare una serie di provvedimenti che costano miliardi a iosa. Parliamo delle ultime finanziarie, gialloverde e giallorossa, che tra bonus, aumenti, quota 100 cifrano da sole una trentina di miliardi e se si aggiungessero finanziamenti a pioggia più superflui che necessari, i 37 miliardi del Mes si sarebbero trovati in casa e senza variazioni di bilancio. Ma quello che è più grave è il fatto di aver continuato non solo a spendere denaro come se non fosse successo niente, ma aggravato l’esborso sia coi finanziamenti di centinaia di milioni per le cooperazioni, sia per altro, come l’inserimento nel Decreto del presidente del Consiglio dei ministri dell’anticipo del 45 percento del Tfr agli statali, parliamo di cifre importanti non di bruscolini.

Ebbene che in un momento come questo si obblighi il segmento privato ad un sacrificio tale da poter essere letale, mentre si procede al finanziamento di altri paesi e all’erogazione di metà della liquidazione ad un settore, quello statale, che per definizione è garantito ci sembra troppo. Oltretutto gli statali senza battere ciglio ricevono ogni 27 gli accrediti e certo non dovrebbero aver bisogno della metà della liquidazione per sbarcare il lunario. Insomma siamo di fronte ad un comportamento nella gestione del bilancio pubblico fuori da ogni logica contabile, ragione per cui in sede Ue ci siamo fatti la fama di dissipatori sfrenati di risorse e a dirla tutta su questo chi non si fida di noi, Germania in testa ha ragione da vendere. Altro infatti sarebbe stato presentarsi all’Eurogruppo non per chiedere aiuti e basta, ma per documentare qualche proposta sulla base di una Spending review seria in corso d’opera sui conti per recuperare risorse da aggiungere a quelle eventuali del Mes. È evidente infatti che il ragionamento sul recupero interno e immediato di decine di miliardi da dirottare verso l’emergenza da virus, sia lo stesso della commissione Ue nella valutazione delle garanzie preventive da inserire nei prestiti a nostro favore. Per non dire che conto è presentarsi ad un incontro vitale con un exit strategy sufficiente almeno a tamponare l’emorragia, altro è mettersi seduti senza il becco di un quattrino.

La realtà è che siamo capitati in quest’inferno mentre alla guida del paese c’è non solo la maggioranza più di sinistra della storia, con ministri Absit iniuria verbis di terza fila, con divergenze su tutto, ma senza uno straccio di visione, strategia, competenza sull’economia. Una maggioranza tanto incapace ed arrogante da preferire la nomina di mille esperti, task force, consulenti, anziché le proposte dell’opposizione, di parlamentari eletti dal popolo in rappresentanza costituzionale della nazione. Tutto ciò la dice lunga sullo sbaglio di aver consentito questa guida con una forzatura che alle spalle aveva solo divisioni, insolenze e giuramenti sull’antagonismo dei comportamenti, per non parlare del fatto che già la forzatura gialloverde risultata una catastrofe avrebbe dovuto spingere a elezioni. Ecco la ragione per cui in democrazia non bisognerebbe mai avere paura del voto anche frequente, pur di avere una maggioranza chiara e permanente, perché a forzare la mano come è successo coi gialloverdi prima e i giallorossi adesso si rischia il caos, la tenuta del sistema, di far vivere la gente e l’economia solo di patema.

Aggiornato il 23 aprile 2020 alle ore 12:54