
Quando il Governo latita dal Parlamento siamo preoccupati, ma quando si presenta e riferisce lo siamo se possibile di più, perché affiora l’incapacità di fare rispetto alle necessità e al quadro di una crisi tanto eccezionale quanto prevedibile. Parliamoci chiaro che il 2020 fosse difficile già si sapeva, dopodiché solo l’ignoranza in senso proprio poteva indurre a trascurare cosa sarebbe successo all’economia chiudendo l’Italia per la pandemia.
Ecco perché parliamo di mancanza della più elementare dote che una maggioranza e un governo dovrebbero avere rispetto alla guida del Paese, lo studio, la previsione e la predisposizione delle contromisure per fronteggiare le conseguenze delle scelte. Insomma se decido di chiudermi in casa per un periodo lungo, devo predisporre una strategia e ogni scorta necessaria per resistere almeno per il tempo stabilito, imperdonabile chiudermi dentro e andare poi a cercare ciò che serve per il sostentamento e la resistenza all’isolamento. È inaccettabile che un esecutivo di decine di ministri e sottosegretari, consulenti e consiglieri a iosa, blocchi il paese, sigilli tutto, senza uno straccio di studio preventivo e una due diligence adeguata alle conseguenze della scelta che sta per fare Per farla breve un governo competente, si riunisce, fa i compiti a casa, esegue l’inventario delle munizioni, verifica le scorte ne prevede semmai l’approvvigionamento ulteriore, insomma prepara tutto prima di annunciare l’ingresso in guerra.
È in quella fase che servono i cervelli, gli esperti di strategia, perché è evidente che iniziata la battaglia ogni cosa diventi una scalata improba, critica, insomma con l’acqua alla gola si è soccombenti per definizione e si rischia seriamente il bene della nazione. Ebbene il governo ha dichiarato l’emergenza il 31 gennaio e la chiusura di tutto il 9 marzo, 40 giorni durante i quali avrebbe dovuto mettere all’opera ogni testa della squadra per un piano del come e cosa fare, del quanto disponile, quanto reperibile all’interno e quanto semmai chiedere alla Ue. Il risultato è stato zero, il Conte bis nemmeno ci ha pensato, tanto è vero che le prime conferenze parlavano di interventi straordinari pensate voi di 3,5 miliardi, poi diventati 7, poi 10 e così via, roba da non credere. Come se non bastasse si sapeva che il virus fosse aerobico e da contatto dunque nei 40 giorni sarebbe stato normale pensare alle mascherine, ai guanti, ai disinfettanti, per non parlare dell’apparato sanitario che era ovvio dovesse affrontare supporti straordinari per respirazione.
Parliamo di cose elementari se si dichiara un’emergenza nazionale, un fatto eccezionale che sottintende una preparazione fenomenale, altroché colti di sorpresa,40 giorni sono un’eternità, di sorpresa c’è stata solo quella di chi ancora pensava a una maggioranza e un esecutivo capaci. La realtà è un’altra e si è visto bene, siamo passati da un ritardo a una indecisione, da una mancanza a una incongruenza da una impreparazione a una confusione e solo grazie al lavoro straordinario dei medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine siamo stati in grado di fronteggiare il dramma virus. Per non farci mancare niente sull’economia è stato tale e quale, nessun piano, strategia, due diligence che sia, cifre annunciate e cambiate alla rinfusa, niente revisione della spesa, nessun conto fatto in casa per recuperare una marea di miliardi di esagerazioni, sprechi e sperperi di stato, nulla se non successive parziali elargizioni, unite a complicazioni burocratiche sui prestiti bancari.
In buona sostanza ci siamo messi completamente nelle mani dell’Europa, della flessibilità e della generosità eventuale, appesi agli strumenti di finanziamento comunitari e alla Bce che non solo non è la Fed e lo vediamo, ma non è più quella di Mario Draghi. Come se non si sapesse che la Fed è la banca centrale di uno stato sovrano, mentre la Bce di sovrano ha solo l’indirizzo della Germania che non vorrà mai un debito comune, gli euro bond, al massimo concederà qualcosa che sarà comunque ben diverso dai treasury bond americani.
Ecco perché ieri nelle comunicazioni alle camere il premier ha fatto il solito giro di parole sul Mes solo per non dire che alla fine lo accetteremo, come saremo costretti ad accettare tutto il resto che ci sarà concesso comprese le condizioni, visto che nulla si concede senza obbligazioni. Del resto se non si è capaci di preparare un piano di risparmio straordinario sulla spesa che avrebbe consentito il recupero di decine di miliardi ad invarianza di bilancio, non si è capaci di chiedere agli italiani un prestito volontario ultradecennale vantaggioso, non si è capaci di fare una minima riflessione intorno alle grandi riserve che possediamo proprio a protezione di eventi inimmaginabili, non resta che soccombere alla volontà di una Ue che non ci ama e che per incapacità non siamo mai stati in grado di condizionare, ai posteri l’ardua sentenza sull’incapacità o meno della maggioranza.
Aggiornato il 22 aprile 2020 alle ore 15:14