Per l’Europa un futuro (forse) compromesso

In questo periodo di emergenza sanitaria: l’ennesima per l’Italia dopo la depressione finanziaria del 2008 e l’ondata immigratoria del 2015-2016 (tutte questioni dalla forte valenza comunitaria e globale), il dibattito sull’Europa si è fatto più intenso e composito tra le file euroscettiche come, e per contro, sul versante europeista. Il bianco e il nero si sono confusi in una serie di grigi accentuati dal braccio di ferro innescato dai Paesi del nord: Germania ed Olanda in testa, contro le richieste di Francia, Italia e Spagna: Paesi falcidiati dal coronavirus assieme al Belgio. Ciò che era assodato si è fatto labile e le certezze si sono offuscate su entrambi i fronti.

Ed un dato sembra emergere con molta forza: non la morte dell’Europa come sostenuto dall’amico e conterraneo presidente Marcello Pera, bensì la prova provata che l’Europa non è mai nata. Non è mai nata nel cuore degli europei perché figli di famiglie culturali diverse e profondamente radicati nella scala dei valori rappresentato dall’unicità delle proprie origini.

L’impossibilità di ritrovarsi in radici comuni, sancita clamorosamente dalla bocciatura della cosiddetta “Costituzione Europea”, doveva essere il segno; la prova provata della faglia culturale sommersa. Faglia che, per merito o colpa delle crisi (finanziaria prima e sanitaria adesso), sta manifestando tutta la sua potenza dirompente da rendere una partita di serie “B” – persino – la disputa sul Meccanismo Economico di Stabilità (Mes), piuttosto che sui cosiddetti Coronabond (o Eurobond) o, persino, il cosiddetto “cannone” Bce per evitare l’impennata dello spread e quindi sostenere le economie più fragili.

Faglia di cui la Brexit rappresenta la prima gamba rotta di un tavolo che oscilla e scricchiola sempre più perché privo di solide fondamenta socio-culturali. Ormai anche l’interesse economico (vero motore per la costituzione della Comunità Economica Europea, divenuta Unione europea) non sembra più in grado di porre alla necessità – come invocato da Papa Francesco – di condivisione, di solidarietà, di comunanza.

Quella serie di grigi che si addensano sul cielo dell’Europa sembrano rappresentare sempre più la presa di coscienza della necessità di una cambio di rotta o dell’inevitabile deriva. Passaggio che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e lo stesso Santo Padre hanno definito grave e decisivo per il futuro dell’Unione.

Un futuro purtroppo difficile da intravedere proprio perché privo di un autentico passato!

Aggiornato il 21 aprile 2020 alle ore 13:11