
Nel mezzo di una crisi drammatica il tempo per spartirsi un po’ di poltrone era ovvio che non mancasse, figuriamoci sarebbe stato da mordersi le mani a perdere l’occasione non sia mai per un motivo oppure l’altro si verificasse un cambio in corsa di governo e di coalizione. Si tratta dell’ennesima vergogna dei giallorossi che dovrebbero spiegare che male ci sarebbe a lasciare in carica per qualche mese i vertici delle aziende di stato e del parastato, nell’attesa di tempi migliori e più sereni. Insomma se c’era un dubbio sull’unico motivo, della sete di potere e di poltrone, che ha spinto i giallorossi a mettersi assieme pur di evitare un voto che li avrebbe disintegrati a favore del centrodestra, con questa mossa si è chiarito. Come si è chiarita la spregiudicatezza con la quale dall’inizio della crisi a tutto si è pensato fuorché a dare il buon esempio con l’autoriduzione degli stipendi da nababbo della politica, delle istituzioni, dei posti apicali di tante aziende, authority e organizzazioni pubbliche.
L’abbiamo scritto, si tratta di una spudoratezza oltre misura, soprattutto perché quei soldi sono il frutto del lavoro di quell’economia reale che si è fatta chiudere e sacrificare in questo drammatico passaggio. Ma se non bastasse la spudoratezza alla quale siamo abituati, ci sarebbe la capacità di gestire la spesa statale, gli sperperi, gli sprechi, gli eccessi, l’esagerazione, che a proposito di compensi, emolumenti, elargizioni elettorali di posti e di poltrone ha appesantito i conti della nazione. Luigi Einaudi, uno dei più grandi padri della Repubblica, con la sua mela si rivolterà nella tomba ad osservare tanta ignoranza economica, assenza di buon senso e di attenzione sociale, mancanza della più elementare cultura contabile.
Perché sia chiaro messo tutto insieme lo spreco, l’eccesso, l’inutile, lo specioso che attraversa i conti e il bilancio dello Stato, fa una cifra tale da essere in grado eccome di compensare in modo tutt’altro che minore l’esigenza di risorse a favore dell’emergenza nazionale. Ecco perché un governo che chieda sacrifici disastrosi nei rendiconti delle famiglie, aziende, Partite Iva, artigiani, commercianti e quanto sia del polmone produttivo, dovrebbe partire da sé stesso, dai costi della politica, da un recupero significativo del troppo e del superfluo che si spende. Da noi nemmeno per idea, anzi governo e maggioranza pensano a litigare sui posti da spartire, i comitati da insediare, gli esperti e le task force da nominare, col risultato che siamo in piena confusione, ritardo di ogni decisione, un tutti contro tutti, poveri noi. Tanto è vero che assistiamo in dose industriale, agli annunci, alle proposte, alle promesse, alle dichiarazioni di questo e quello, la tivù è diventata una sorta di Maurizio Costanzo show quotidiano, ma di concreto troppo poco.
Dai bonus in ritardo, ai prestiti bancari spacciati per immediati e semplici che si dimostrano una sciarada, ai decreti che cambiano in continuazione creando confusione, alle scadenze fiscali che trasferite di una presa in giro restano una mannaia, alla riapertura che è una babele di date. Come se non bastasse e rappresenta il fatto più grave, i giallorossi da quando si sono insediati hanno iniziato a limitare libertà e democrazia, a partire dalla finanziaria, obbligo delle carte di credito e limiti al contante, poteri assoluti al fisco oltre ogni diritto del contribuente. Tasse sullo stile di vita, intercettazioni, prescrizione giudiziaria, utilizzo del voto di fiducia a gogò per annientare l’opposizione, per arrivare a ciò che è stato fatto con lo scoppio della pandemia. Dalla dichiarazione dell’emergenza nazionale con Decreto del presidente del Consiglio dei ministri si è disposta la clausura della gente e la chiusura di ogni attività incidendo sui diritti costituzionali, sia chiaro tutto giusto e motivato, ma sempre fatto eccezionale resta, come eccezionali restano i controlli imposti ai cittadini. Dulcis in fundo in queste ore si bloccano le elezioni regionali e si parla di app sui telefonini in grado di seguire ogni atto della nostra privatezza, ogni passo sotto controllo per intercettare il virus casualmente nel contatto quotidiano con la gente. Si tratta, dell’ispezione più totale del nostro privato personale, una incisione della libertà che non può essere presa né per Dpcm, meno che mai per direttiva di un gruppo di esperti, perché qui di passo in passo rischiamo di finire peggio che in Cina, e poi per quanto tempo?
Per quanto tempo durerebbe questo controllo, finita l’emergenza si cancellerebbe tutto, verrebbero cestinate le notizie sui nostri spostamenti? Che garanzia abbiamo in cambio di tanto? Ecco perché almeno su questo serve un voto del parlamento con ogni tipo di approfondimento. Insomma con questa maggioranza, complice il maledetto virus, ci stiamo infilando in un cul de sac che non ci piace, per l’economia, la libertà, il sostegno all’attività, gli interventi sulla fiscalità, i trattati con l’Europa, il modo di reperire le risorse, il sistema di riapertura e il futuro del Paese. Per questo non si può lasciare l’Italia solo in mano al governo giallorosso, si rischia grosso, serve un esecutivo straordinario di supporto nazionale, una guida esperta e super partes che garantisca tutti fino alla soluzione dell’emergenza, dopodiché sarà col voto che gli italiani indicheranno una chiara e diversa maggioranza.
Aggiornato il 21 aprile 2020 alle ore 13:14