Casaleggio associati, Rousseau, Il Fatto ovvero gli intrighi dei nemici dell’Italia

Nefandi giorni di pandemia, ma stiamo riannodando tutte le fila d’una storia che puzza di spionaggio, conflitto d’interessi ed alto tradimento. Ovvero i rapporti tra servizi segreti stranieri (quelli occidentali del dopo “Guerra fredda” siglati nel ‘92 sotto “Tangentopoli”), sciacallaggio aziendale in danno dell’economia italiana, e creazione di strutture partitiche eterodirette da cabine di regia collegate a fondi speculativi, pezzi d’intelligence, giornali “giustizialisti” ed imprenditori che hanno tratto benefici dalla fine della Prima Repubblica (Carlo De Benedetti, Luciano Benetton e vari altri amici di George Soros). Non si è mai soli in queste ricerche (e scoperte). Infatti il 18 aprile 2020, in piena pandemia, Il Riformista annuncia il golpe Travaglio. In Eni: “Lucia Calvosa viene designata alla presidenza dell’Eni, la più importante azienda italiana – scrive Piero Sansonetti – sia dal punto di vista politico che economico. È un ente che ha anche un grandissimo controllo sull’editoria e Lucia Calvosa è un membro del Consiglio d’amministrazione del Fatto Quotidiano”.

Il Fatto, ormai giornale-partito-azienda (comitato d’affari) come un tempo lo era Repubblica, attacca a testa bassa l’amministratore delegato di Eni, e per fare largo ai suoi nella holding energetica. Di fatto, oggi Travaglio & company trattano col Pd senza più la mediazione della “struttura segreta” di 5 stelle. Il Fatto Quotidiano non ha più bisogno dei Casaleggio boys. Non è certo un mistero che anche l’Eni conti su una security interna (una sorta d’intelligence) simile a quella di Enel e Finmeccanica: quella di Eni la costituì Enrico Mattei, di fatto l’Eni svolge da sempre un ruolo diplomatico e d’informazione nel mondo. Ma oggi c’è uno scontro tra poteri. Che il giornale di Travaglio possa occupare l’Eni, dimostra che dietro quel giornale giustizialista c’è ben più d’un nugolo di ragazzi motivati da inchieste giornalistiche.

Ma andiamo indietro d’un anno, precisamente al 4 aprile 2019, quando Democratica (organo del Pd) pubblica “L’inquietante scandalo dell’intelligence grillina”, ed a seguito d’una interrogazione urgente (rivolta al premier Giuseppe Conte) sulle affermazioni del pentastellato Stefano Buffagni. “Lo spregiudicato modus operandi del Movimento 5 Stelle” veniva riferito dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti al giornalista Tommaso Labate (Corriere della sera), che subito ne faceva un articolo. Giorgetti veniva folgorato dalle ammissioni del grillino Stefano Buffagni, che ammetteva di disporre di una vera e propria intelligence interna che prepara dossier su tutto e tutti. Intelligence evidentemente collegata ai gestori occulti della piattaforma Rousseau. Affermazioni (e accuse) che collimano con quelle di vari espulsi del Movimento 5 Stelle: l’esempio è Giovanni Favia, che racconta la macchina del fango azionata verso la deputata Giulia Sarti. “Alla Casaleggio – sosteneva Giovanni Favia – c’era uno spionaggio stile Stasi”.

Spectre, Stasi, pezzi di Usa o cosa?

“La conferma dell’esistenza di questo apparato arriva da Stefano Buffagni che, per tentare di scagionare il Movimento 5 Stelle dalle accuse di ‘intimidazioni’ sollevate dal ministro dell’Economia Giovanni Tria – scrive Democratica – ammette candidamente che le informazioni personali diffuse sulla collaboratrice del titolare del Tesoro, Claudia Bugno, ‘non sono opera dell’intelligence del Movimento 5 stelle”. Come se avere un’intelligence per un movimento politico sia la cosa più normale del mondo”. Più d’un indizio lascia presagire che Casaleggio associati e 5 stelle fruiscano di professionalità specializzate nel campo. “Magari si appoggia a canali e contatti che possono accedere a informazioni riservate”, nota Democratica. Ne seguiva una interrogazione urgente (sempre rivolta al premier Conte) della senatrice Simona Malpezzi (vicepresidente del gruppo dem a Palazzo Madama) e del senatore Dario Parrini (capogruppo dem in commissione Affari Costituzionali).

“Esiste davvero una struttura di intelligence per la raccolta e l’utilizzo di informazioni riservate come dice il sottosegretario Buffagni e come paventa il sottosegretario Giorgetti? – chiedono gli interroganti Dem – In pratica il M5s ha a propria disposizione una specie di servizio segreto atto ad inquinare la vita democratica del Paese ed intervenuto anche sul caso Tria?”. Anche il Dem Enrico Borghi ha chiesto lumi: “Il sottosegretario Buffagni sostiene che gli attacchi al ministro Tria non provengono dall’intelligence del Movimento 5 stelle. Ma può essere lecito che movimenti politici siano dotati di intelligence? il governo deve riferire su questo aspetto ed il presidente della Camera deve fare un approfondimento”.

Antefatto doveroso: Gianroberto Casaleggio avrebbe in tempi non sospetti frequentato un master alla “highschool of Langley” dove si formano da più di mezzo secolo gli 007 occidentali. Venuto a mancare Gianroberto, lo scettro della piattaforma Rousseau è passato al figlio. La piattaforma gestisce in maniera segreta le rappresentanze politiche dei 5 stelle, e questo contrasta con le regole della democrazia rappresentativa e partecipata, ma ha tanto in comune con le finalità politiche dell’associazionismo segreto (negli Usa è legale, lì le lobby gestiscono la politica). La strategia degli eredi di Casaleggio ha tanto in comune con l’idea di piegare l’Italia ai voleri del Club di Roma (succursale del gruppo Bilderberg). Una strategia che emergeva già in epoca Aldo Moro: durante una riunione del “Club di Roma” di metà anni Settanta, avevano pianificato come trasformare l’Italia in una sorta di colonia. Per farlo necessitava mettere a rischio patrimoni e risparmi del ceto medio e medio basso. Ovvero rendere cartolarizzabili immobili e terreni (vendibili all’insaputa dei legittimi proprietari) e varare meccanismi bancari che, in qualsivoglia momento, possano azzerare i conti correnti dei risparmiatori italiani. Strategie a cui viene oggi in soccorso la tecnologia, ovvero la moneta elettronica e virtuale, che per legge questo governo vorrebbe avvicendare alla carta moneta.

I fondi Usa amici dei 5 stelle

Ma a chi sono collegati negli Usa i 5 stelle e la loro intelligence? Antefatto storico. Brett Scott avversa da sempre la moneta elettronica, è un ex broker e autore del libro “The Heretic’s Guide to Global Finance: Hacking the Future of Money”. Fu proprio Brett Scott a rispondere a brutto muso a David Rockefeller, che proponeva una moneta unica virtuale elettronica sotto il controllo della Federal Reserve. Da quelle battute nacque la sceneggiatura del film “The Time”, ispirata anche dallo scrittore Harlan Jay Ellison. Il 19 luglio 2018 Brett Scott ha scritto una documentata analisi sul Guardian, che testimonia come l’alternativa al contante serva in effetti a spalancare la porta alla dittatura bancaria mondiale, operando un controllo sociale che impedisca qualsiasi forma di pagamento non tracciabile in rete. Di fatto le banche centrali hanno già stipulato accordi con Amazon, Google ed altri colossi, per controllare ogni minima spesa dei cittadini occidentalizzati. Quindi i 5 stelle fanno una politica utile (le pedine senza nemmeno saperlo) a corporate, multinazionali e del cosiddetto “capitalismo fiscale di sorveglianza”. Non è un caso che a cavalcare l’orda di dimezzatori della nostra classe dirigente ci si è messo il Movimento 5 stelle, che seleziona la propria classe politica attraverso la rete, internet.

Aspetto che confligge non poco con la Costituzione, perché l’eletto dovrebbe rispondere al popolo e non ai misteriosi aderenti ad una piattaforma, di fatto paragonabile ad una “associazione segreta”. Gianroberto Casaleggio (defunto ideologo del Movimento 5 stelle) prima di passare a miglior vita faceva capolino al forum Ambrosetti, ed in tanti coglievano l’occasione per ricordare che nel 2011, quando cadeva il governo Berlusconi, il mentore di Beppe Grillo veniva ospitato in conferenza Bilderberg. Casaleggio sosteneva al forum Ambrosetti che “Internet non è solo un altro media, è un processo di trasformazione”. E i giornalisti? Anche loro vengono accorpati dai 5 stelle alla classe dirigente da dimezzare. Casaleggio sosteneva che i giornali andrebbero chiusi, perché l’informazione libera è oggi tutta coperta dalla rete. Ma il progetto guarda complessivamente alla classe dirigente italiana, e “5 stelle” assurge a tagliatore di teste per l’intero Stivale, badando bene che si possa dimezzare sia per via politica che giudiziaria l’intera classe decisionale. Nel progetto di “Nuovo ordine mondiale” (partorito dal Bildemberg) si guarda ad un BelPaese ridimensionato nei numeri. Dove gran parte della popolazione accetti la riduzione della qualità della vita in prospettiva d’un visione cinese del lavoro.

Perché a pensare siano molti di meno: ecco che una congerie di sociologi e studiosi vari motivano l’utilità di dimezzare il grande corpo intermedio, che ha dilatato negli ultimi decenni la borghesia italiana. Di fatto il pensiero di Casaleggio ha davvero poco in comune col popolo, con l’elettorato, lui è piuttosto un allievo degenere di Voltaire: è l’anti-Croce, l’anti-Pareto, l’anti-Gentile. Parafrasando il filosofo illuminista, si potrebbe asserire “ditemi come la pensa il popolo perché possa fare il contrario”. La domanda è: quale potere ha aiutato l’ascesa politica dei grillini per chiederne in cambio un dimezzamento della classe dirigente italiana? Per dare maggior peso alla lotta contro i costi della politica viene inventato l’obiettivo di “riduzione della classe dirigente italiana”. Di fatto il ruolo che sta giocano “5 stelle” è utile all’abbassamento intellettuale del Paese. L’obiettivo è fare dell’Italia una terra dove poca gente legga libri di storia e filosofia, ma dove le masse si riversino sulla rete per condannare chi non tira lo sciacquone dopo aver fatto pipì. Un Paese dove la rete possa mandare chiunque davanti al giudice per aver sognato diversamente dal senso comune.

Aggiornato il 20 aprile 2020 alle ore 13:31