
Diciamocelo con chiarezza: coloro che oggi stanno giocando al tiro al piccione con la Regione Lombardia sono dei meschini senza dignità. E sono gli stessi che ieri invocavano l’unità nazionale e lo stop alle polemiche quando si sentivano nell’occhio del ciclone. È uno sciacallaggio indegno che non dovrebbe appartenere ad un Paese civile e che purtroppo desta gli istinti primordiali di un popolo strutturalmente disunito ed incapace di compattarsi nemmeno con una pandemia di proporzioni spaventose. La Lombardia è stata falcidiata da un contagio inspiegabile per proporzione e per durata e questo è un fatto difficilmente spiegabile. Ciò implica che eventuali errori od omissioni vadano taciute?
Ovviamente no e nemmeno i massimi vertici regionali nascondono che forse, in certi frangenti, si sarebbero dovute fare scelte diverse (anche di competenza governativa). Ma ciò non autorizza nessuno a spargere sterco su una popolazione che ha tenuto botta con dignità e su un sistema di governo che ha saputo dare risposte convincenti laddove in molti avrebbero alzato bandiera bianca collassando. Ma allora perché un simile gioco infame? In primo luogo per quello che la Lombardia rappresenta e cioè un modello di buon governo che non ha mai ceduto alle sirene del progressismo e che ideologicamente ha rappresentato un argine fiero allo statalismo dimostrando che il mix pubblico/privato funziona in molti settori. Già sentiamo i cretini obiettare che in questo caso (come se fosse una situazione normale) il tanto decantato mix abbia fallito in ambito sanitario. Ovviamente è una obiezione tanto imbecille quanto capziosa data l’eccezionalità di ciò che è successo in quelle zone…
La Lombardia rappresenta inoltre la locomotiva economica del Paese e questo ai paladini del buon governo gauche e del modello “Emilia Romagna” non è mai andato giù, convinti come sono di essere antropologicamente migliori. E adesso infatti è giunto il momento di regolare i conti.
Infine attaccare la Lombardia in questo frangente è un ottimo diversivo, un perfetto capro espiatorio da spendere per coprire le lentezze di una macchina governativa che annaspa sulla fase uno (laddove molti Paesi hanno fatto meglio) e cincischia sulla fase due (siamo in ritardo spaventoso anche sulla Spagna). La presunta questione lombarda serve solo a prendere tempo distraendo la pubblica opinione.
Ma quello che inquieta di più è l’immancabile sistema giudiziario che, guarda un po’, apre fascicoli: e come in un perfido gioco evocativo – per chi abbia memoria di Tangentopoli – parte proprio da quel Pio Albergo Trivulzio che segnò la fine della Prima Repubblica per mano togata. Adesso sembra che i morti siano solo al Trivulzio. In Toscana, nel Lazio, in Emilia è tutto sotto controllo o poco meno. Persino il Veneto è stato risparmiato perché è la sola Lombardia che va sbranata per ciò che rappresenta.
Insomma, tutti in Lombardia (pubblico, privato, imprenditori, decisori pubblici) potevano fare e non hanno fatto, hanno omesso, hanno commesso, hanno nascosto, hanno una colpa insomma. E allora, se la logica illogica è quella appena descritta, cosa dovremmo dire di un Consiglio dei ministri che ha perso tempo prezioso, che ha minimizzato, che ha prodotto decreti lenti, inefficaci, fuori tempo massimo, confusi all’inverosimile. E cosa dovremmo dire dei fantomatici esperti – o scienziati come amano autodefinirsi – che in questa vicenda non ci hanno capito una mazza passando da “è una semplice influenza” a “le mascherine non servono”, per poi capire che bisognava “stare tassativamente a casa”. Costoro – utilizzando la logica del Trivulzio – non hanno commesso nulla di penalmente rilevante? E se invece fosse vero che bastava la sola eparina per evitare tante morti? Costruiamo nuove prigioni e ingabbiamo tutti i ricercatori? E se nella fase due apriremo le fabbriche e non le scuole come vaneggiava ieri il sottosegretario Manlio Di Stefano? Cosa succederà se un genitore contagiato andrà a prendere la prole dai nonni compiendo una strage? E cosa succederà alla salute di tutti questi minori movimentati ogni mattina alla volta di un parcheggio diurno che consenta ai genitori di andare a lavoro? Qualcuno pagherà per la leggerezza organizzativa e per il protrarsi del pericolo di contagio? Qualcuno sta per caso indagando dopo l’inchiesta del Tempo sull’acquisto massiccio di mascherine, gel, camici, guanti, ventilatori e bombole di ossigeno per proteggere il premier, ottenuti da Palazzo Chigi con discrezione prima che si diffondessero notizie in grado di destare la preoccupazione degli italiani?
Ovviamente no. Tanto è colpa della Lombardia.
Aggiornato il 17 aprile 2020 alle ore 14:50