La task force di Colao e il duo Grillo-Bergoglio guidano lo “spillover” dell’era virale

Da una parte la task force guidata dal supermanager Vittorio Colao e dall’altra il duo Beppe Grillo e Papa Bergoglio. In mezzo la politica, confusa e disorientata, che avendo perso il modello strutturale dualista si limita a scontri improduttivi e ad una autoreferenzialità sempre più irritante, come dimostrano i sondaggi che segnalano in stallo o in lieve caduta i partiti. Questo è in sostanza il panorama delle forze in campo per la ricostruzione Italia. La task force di Colao è un’idea calata dal premier come carta vincente in pieno scontro su Europa e fondi con le opposizioni. L’idea di Giuseppe Conte, che ha voluto al suo fianco i 16 esperti guidati dall’asso di Vodafone, sembra essere quella di abbandonare l’economia tradizionale in sofferenza grave per trasferire l’Italia e il prodotto italiano sul digitale. Perché sarà la rete il principale vettore economico del futuro prossimo, visto che non torneremo a vivere come prima.

Diciamolo con franchezza, si è capito che non solo il Covid-19 resterà per anni tra noi a mietere vittime e contagi, seppure più ristretti della pandemia attuale. Un esercito di altri virus ci assedia. È quanto viene descritto in Spillover, il bestseller in 600 pagine pubblicato nel 2017 da David Quammen. Lo scrittore-reporter per sei anni ha viaggiato nei laboratori del mondo riportando dati e risultati: “Non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla. I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi, sono virus che oggi colpiscono gli animali ma che potrebbero da un momento all’altro fare un salto di specie – uno spillover in gergo tecnico – e colpire anche gli esseri umani”. Quammen ha seguito gli scienziati al lavoro nelle foreste congolesi, nelle fattorie australiane e nei mercati delle affollate città cinesi. L’autore ha intervistato testimoni, medici e sopravvissuti, ha investigato e raccontato con stile quasi da poliziesco la corsa alla comprensione dei meccanismi delle malattie. C’è dunque poco da ribellarsi.

L’idea dell’economia digitale, che abbatte distanze e scavalca i contatti fisici, è l’unica per ora convincente. Aver chiamato Colao ha una chiara indicazione: è un manager anti–politica, anti-burocrazia, anti-politichese e la task force è fatta di docenti internazionali, uno psichiatra e quattro donne, chiamati a ricostruire prima di tutto una cultura umana. Intanto si è diffusa la febbre dell’on line e dello smart working, poiché l’economia tradizionale che studia le separazioni in plexiglass e misura le distanze impossibili pare avere il fiato corto. Anche il turismo e il food saranno sempre più virtuali in una rivoluzione copernicana dei settori. Accenni del mondo che verrà. C’è un limite ovviamente e cioè che per funzionare sia Colao e sia la task force dovranno avere poteri non solo di consulenza, ma di incidenza nelle scelte della classe dirigente e dei governi alla guida, da parte loro abili e rapidi nei fornire sintesi politiche, leggi, percorsi e risorse necessarie. Senza questa condizione, a parte che un manager come Colao fa presto a salutare e chiudere la collaborazione, non avrebbe senso in toto il gruppo di super esperti come soprammobili di un Palazzo Chigi cimitero di elefanti.

La seconda coppia è quella formata in modo non convenzionale da Beppe Grillo e papa Bergoglio. Cosa li accomuna? Il fatto che oltre alla società digitale che si verrà a creare, e dei nuovi modelli produttivi, ci sarà una massa di disperati che non saranno in grado di fare l’upgrading, cioè il salto, sulla rete. Per costoro il papa e il guru pensano a un reddito universale che soccorra le fasce più deboli. Non è esattamente il reddito di cittadinanza, ma il sostegno indispensabile a chi rischierebbe di costituire una bomba sociale pericolosa. Papa Bergoglio ne ha fatto il tratto del suo pontificato e Beppe Grillo resta l’antipolitico alla guida di un partito della base, che tuttavia compromettendosi con la politica tradizionale ha perso identità e spinta. Quanto alla politica e ai partiti credo che sia il colpo di coda dei fascismi e dei comunismi e dei loro nipotini senza futuro. Nei giorni dello scontro tra Matteo Salvini-Lega e Giorgia Meloni-Fratelli d’Italia col governo Conte, il quale li ha attaccati frontalmente senza contraddittorio, le pagine dei due leader erano zeppa di migliaia di insulti. Ciò dimostra una sfiducia e una stanchezza irreversibili. Evocare dittature e combattere illibertà coi modelli del Novecento rischia di essere una guerra contro i mulini a vento. Nulla sarà come prima. Chi vivrà vedrà.

Aggiornato il 17 aprile 2020 alle ore 12:38