
L’Europa? Quattro amici al bar. Priva di una visione lungimirante, schiava dei suoi pregiudizi tra Nord e Sud, ipocritamente anti-sovranista e massimamente egoista in senso trasversale. Infatti, che cosa intendiamo con carattere europeo? Una fiscalità comune, una difesa e settori produttivi strategici in comune? No, affatto. Tant’è vero che l’Olanda e il Lussemburgo giocano a fare i paradisi fiscali, sottraendo agli altri Stati membri decine di miliardi di risorse.
La Germania ha ripristinato surrettiziamente il suo monopolio mitteleuropeo ottocentesco trainando nell’Unione (grazie a Romano Prodi!) i Paesi di Visegrád a spese di tutti altri, che ne hanno copiosamente finanziato lo sviluppo con i fondi comuni strutturali europei, guarda caso dirottati dai Paesi del Sud verso quelli dell’Est. Non solo: la più potente industria dell’automotive mondiale, come quella tedesca, per primeggiare sui mercati mondiali ha massivamente delocalizzato nei nuovi Stati membri operando un dumping socio-economico senza precedenti, per beneficiare delle agevolazioni fiscali e della manodopera a basso costo dei Paesi Visegrád. L’Italia nel frattempo, inserendo il rigore tedesco all’interno della propria Costituzione, ha chinato la testa senza mai giocarsi una mano durissima nelle decine di Consigli europei per la modifica dei Trattati. Per non parlare dell’impatto devastante che hanno avuto sulla nostra economia decenni di Politica Agricola Comune (Pac) che premia il latifondo (i sussidi sono parametrati sugli ettari), a discapito delle nostre produzioni di qualità.
Noi, ovviamente, abbiamo tutte le colpe di questo mondo da rimproverarci. La più grave, sempre troppo sottaciuta, è di non aver diminuito il debito pubblico utilizzando il plusvalore (più di 700 miliardi di euro!) derivante dai risparmi maturati dal 2002 in poi sul pagamento degli interessi. Tutti i Governi italiani dal changeover a oggi hanno dilapidato quella cifra enorme dilatando a dismisura le spese correnti senza mai realizzare una sola delle grandi infrastrutture che ci sono necessarie, né smantellare la burocrazia elefantiaca italiana dai costi e ritardi astronomici. Per non parlare di un sistema giustizia (quella amministrativa compresa!) anacronistico e inadatto alle enormi sfide che ci pongono i mercati globalizzati.
Esempio facile, facile: che ci fanno 10mila (diecimila) centri di spesa, con particolare riferimento alle aziende sanitarie, ai loro appalti, sprechi demenziali e corruzione; alla mancanza assoluta di standard uniformi delle relative prestazioni sul piano nazionale, e via discorrendo? Perché non si taglia il Levitano riducendoli a poche decine? E perché, come propongo da venti anni a questa parte, non si crea un organismo autonomo che si occupi del reclutamento e formazione dei quadri dirigenziali del pubblico impiego, stilando graduatorie di merito alle quali siano obbligati ad attingere tutti gli enti pubblici della Pubblica amministrazione per il loro fabbisogno di personale? Perché non si sono sottratte alla discrezionalità politica, in particolare, le nomine apicali degli amministratori delle aziende sanitarie? E perché, modificando l’articolo 117 della Costituzione, si è voluta fare una riforma folle, sconclusionata e confusa, della ripartizione dei poteri e delle decisioni tra Stato e Regioni?
Perché, soprattutto, non si è mai votata a maggioranza semplice, per poi far decidere al referendum confermativo, l’introduzione in Costituzione di un centro unico di comando pro tempore per la gestione delle emergenze nazionali, come la pandemia da Sars-Covid-2? Perché il Parlamento da decenni approva una marea di leggi illeggibili da chiunque in spregio al dettato costituzionale, che moltiplicano a dismisura i livelli intermedi delle decisioni amministrative paralizzandole nella fittissima ragnatela di centinaia di migliaia di norme in vigore? Se fossimo in grado di sciogliere tutti questi nodi, ebbene non avremmo nessun bisogno dell’aiuto finanziario di chicchessia. Perché le risorse che abbiamo ci avanzerebbero, se fossimo capaci di eliminare gli immensi sprechi che ci contraddistinguono da sempre. Scriviamo norme emergenziali per dare ossigeno alle imprese in crisi, e poi temiamo che se ne approfittino le mafie soltanto perché non siamo in grado di assegnare una matrice digitale a ogni cent. di quella spesa in modo da renderla completamente tracciabile, incrociando all’istante tutte le banche dati delle Camere di Commercio, dell’Antimafia e dei vari apparati di sicurezza.
Quindi: invece di mettere ordine a casa nostra che cosa facciamo? Strilliamo contro il Mes e affini. Senza spiegare in nulla come, in alternativa, potremmo… fare da soli! Come? Donando oro alla Patria? Sarebbe meglio. Basterebbe un’emissione adeguata di titoli irredimibili e non tassabili del Tesoro offerti a tassi decenti a sottoscrittori volontari italiani per mettere alla prova il nostro grandissimo spirito di sacrificio, magari però promettendo in parallelo l’eliminazione del Fiscal Compact teutonico dalla nostra Costituzione, con una coraggiosa riforma ex articolo 138 da sottoporre poi al giudizio degli elettori.
Aggiornato il 15 aprile 2020 alle ore 12:55