Mentre Giuseppe Conte ossessionato dalla storia chiede ai tedeschi di scriverla assieme, dimenticando che sul tema sarebbe meglio sorvolare, a noi a proposito del corso degli eventi viene di pensare quanto sarebbe stato meglio votare dopo la crisi di agosto. Certo, le elezioni non potevano evitare l’arrivo del virus maledetto, ma sul destino, per quanto sfortunato, avrebbero inciso, a partire dalla risposta, la capacità, la coesione e la rappresentatività del governo rispetto alla nazione.
Va da sé infatti che per i cittadini, che piaccia o meno, farsi guidare da una maggioranza scelta con un voto elettorale e generale, è diverso che da una forzatura abborracciata e largamente minoritaria del consenso popolare. Figuriamoci nel mezzo di un passaggio devastante, come l’attuale, sia chiaro le nostre sono solo ipotesi di pensiero, spicciole perché sappiamo per dirla con Alessandro Manzoni, che del senno di poi sono piene le fosse, dunque absit iniuria verbis.
E allora si dirà a cosa serve parlarne? Serve perché la storia non solo rappresenta la memoria, ma la cartella clinica del passato, del giusto e dello sbagliato, una riflessione che merita attenzione, un approfondimento utile sia al presente che al futuro. Ebbene, in questi giorni di dramma collettivo e allarme nazionale, inutile nascondersi dietro il paravento del silenzio, si sono elevate critiche e reazioni per le scelte dell’esecutivo e della maggioranza, in parte confuse, ritardate e per certi versi parziali e sottostimate.
È vero che grazie alle istanze dell’opposizione e della società reale, siamo arrivati a scegliere un percorso più definito degli interventi seppure ancora limitati, ma in certi casi il tempo, la strategia di un percorso condiviso giocano un ruolo importante e determinante. Ecco perché diciamo se avessimo votato, in quel caso chiunque avesse vinto, ma dai sondaggi risultava il centrodestra, avrebbe avuto un programma definito e sostenuto da una maggioranza chiara di governo, l’esatto contrario di quella giallorossa.
Tanto è vero che l’esitazione iniziale del governo attuale è figlia delle divisioni, degli antagonismi e dei personalismi concorrenti di una maggioranza nata dall’improvvisazione piuttosto che dalla coerenza politica di una coalizione elettorale. Sia chiaro nessuna maggioranza avrebbe avuto l’esperienza per fronteggiare una calamità imprevista e grave come questa del virus, ma sul dramma dell’economia che si affianca alla pandemia siamo sicuri che la risposta sarebbe stata immediata e diversa.
Diversa perché nel programma del centrodestra erano segnati i punti di reazione per l’arrivo di una crisi già nota dall’autunno, dunque un’altra sarebbe stata la finanziaria, un altro sarebbe stato l’approccio alla fiscalità, alla burocrazia, alla ripartizione della spesa pubblica per investimenti a partire dal sud. Avremmo avute già impostate le linee della necessità di stimolare, favorire e semplificare l’avvio dell’intrapresa della crescita e della ripresa, dello shock fiscale, dello sblocco immediato delle opere, di una spesa pubblica più attenta a potenziare il necessario togliendo al superfluo e all’inutile.
Avremmo avuto una politica diversa con L’Europa e magari al posto della Ursula Von der leyen ci sarebbe stato un altro presidente, del Mes si sarebbe discusso prima senza arrivare a pietire dalla Germania di scrivere la storia per avere in cambio non un favore ma quello che ci spetta. Avremmo già avviato da febbraio la linea di Mario Draghi con l’emissione di tutto il debito ulteriore e necessario con una sottoscrizione interna che ci sarebbe stata, perché gli italiani ognuno in proporzione avrebbero aderito senza esitazione di fronte alla salvezza della nazione.
Avremmo avuto anche una vera cabina di regia con dentro tutto l’arco parlamentare perché al contrario della sinistra e della sua demagogia il centrodestra ha sempre rispettato la democrazia. Ecco perché abbiamo scritto se avessimo votato, dopodiché sia come sia, metteremo in campo ogni impegno all’unità, alla coesione per ciò che serve all’Italia, ogni energia contro la pandemia e a favore dell’economia, lo faremo insieme e senza sottrazione per l’immenso amore alla nazione.
Ce la faremo, l’Italia innanzitutto, l’Italia prima, ma che sia chiaro, finita l’emergenza, usciti dall’imbuto, nessuno provi ad impedire ancora un nuovo voto.
Aggiornato il 01 aprile 2020 alle ore 18:16