Le leggi e la comunicazione pubblica, intervista a Sabino Cassese

Professor Cassese, lei ha gettato per primo il cosiddetto sasso nello stagno a proposito del linguaggio nelle leggi con una serie di interventi e un’intervista per Radio radicale. Da quanto tempo meditava su questa vexata quaestio?

Il tema del linguaggio delle leggi si esamina e dibatte da parecchi decenni. Con il grande linguista Tullio De Mauro organizzammo un convegno sul tema molti anni fa. C’è tutta una branca del diritto che si interessa della legistica, molta letteratura, un “Codice di stile” che curai quando ero ministro, nel 1994. Quindi l’aver scritto norme poco chiare oggi è peccato ancor più grave.

Il problema da lei segnalato – ossia la non chiarezza della maniera con cui si scrivono leggi, decreti e regolamenti amministrativi – si scontra con la presunzione a carico del cittadino rispetto alla non scusabilità della conoscenza delle stesse. Come si esce da questa sorta di “Comma 22”?

Qualche anno fa, la Corte costituzionale ha aperto una breccia in questo muro, dichiarando scusabile “l’ignoranza inevitabile” della legge.

A dire il vero, anche le sentenze penali, civili e amministrative vengono redatte alla stessa maniera. Anche in questi casi urgerebbe lo stesso cambiamento?

Leggi, sentenze, atti amministrativi sono scritti in maniera illeggibile. Unica eccezione: la Costituzione.

Secondo lei, questo uso quasi ieratico del linguaggio burocratico è solo una comoda prassi che per convenienza non si vuole cambiare o anche uno strumento di esercizio del potere un po’ subdolo sui cittadini?

Per tre quarti dipende da pigrizia mentale, poca cultura, scarso rispetto per gli altri, per un quarto è uno strumento di difesa, perché nasconde dietro un muro di incomprensibilità scelte che non si vuole sottoporre al controllo dell’opinione pubblica.

A suo avviso, gli uffici legislativi di Camera, Senato e Parlamento europeo, oltre che quelli degli organi esecutivi italiani ed europei, quanto tempo potrebbero impiegare per adeguarsi a una nuova maniera di scrivere leggi, decreti e regolamenti?

Non molto: esistono manuali, relazioni, articoli; vi sono centri universitari che fanno seminari e corsi su come si scrivono leggi, sentenze, atti amministrativi. Ci sono importanti contributi di linguisti, a cominciare da De Mauro, che scrisse venti anni fa un libro intitolato Dante, il gendarme e la bolletta (Laterza editore), sulla comunicazione pubblica e la nuova bolletta Enel.

Aggiornato il 30 marzo 2020 alle ore 11:03