Una guerra contro il virus, l’Europa e le idiozie

Che fossimo entrati in una guerra molto peggiore di tante altre l’avevamo capito subito e non per via di una intelligenza superiore, ma più semplicemente per quel po’ di intuito e di buon senso che l’esperienza e i capelli bianchi mettono addosso. A partire dalla inadeguatezza del governo che era nota, solo l’ipocrisia potrebbe negare il teatrino, le indecisioni, le contrapposizioni su tutto fino a pochi giorni prima dell’allarme virus arrivato dalla Cina.

Come solo l’ipocrisia potrebbe negare le gaffe, gli sbandamenti, gli annunci e le smentite e gli ultimatum fra e nella coalizione di maggioranza fra e nei membri del Consiglio dei ministri, Premier compreso.

Sull’Europa poi stendiamo un velo, menefreghismo e strapotere dell’asse franco-tedesco, sono stati i ritornelli; solo la straordinaria capacità di Mario Draghi è stata in grado di contrapporsi in questi anni all’egoismo e alla sindrome da Reich della Germania. Tanto è vero che, passato Draghi, siamo tornati sotto botta della Francia e della Germania, l’una alla Bce e l’altra alla presidenza della commissione, un binomio se possibile peggiore perché Christine Lagarde a super Mario gli scuce un baffo per polso, testa, capacità e coraggio.

Qui non si tratta dell’uscita sullo spread che da sola basterebbe alle dimissioni, si tratta del balletto sull’applicazione del Mes, sul significato vero della sospensione del patto, sull’utilizzo dei covid bond e delle misure, sulle intenzioni che ci sono dietro la generosità della Bce e della Ue.

Perché sia chiaro, che piaccia o meno, non ci fidiamo né della prima né della seconda, ci riferiamo alla Lagarde e alla von der Leyen, ed è per questo che attacchiamo la leggerezza con la quale il governo e il premier chiedono l’utilizzo del Mes senza garanzie scritte sulla nullità delle sue clausole. Altrettante garanzie scritte dovrebbero esserci sull’utilizzo del bazooka per lo sforamento del deficit e del debito, parliamo del Fiscal compact, del six pack e via dicendo, per evitare che dopo la tempesta ci si ritrovi con la troika, sotto commissariamento, in balia della Francia e della Germania.

Per farla breve, timeo danaos et dona ferentes, basterebbe chiedersi, perché la cancelliera Angela Merkel si rifiuti di condividere il debito? Perché sia contraria agli eurobond? Insomma gatta ci cova ed è per questo che non condividiamo un governo che chieda tutto senza garanzie scritte e concordate nella Ue.

Insomma, ci preoccupa il dopo che sarà, ci preoccupa la leggerezza del Premier, dei suoi annunci notturni, confusi e solitari su provvedimenti eccezionali presi senza un confronto parlamentare, senza una firma dell’opposizione, senza una conferenza condivisa e collettiva. Quando si prendono decisioni tanto incisive rispetto a quelle costituzionali oltre al contenuto che è fondamentale, c’è il metodo, e anche qui è dall’inizio di questa drammatica esperienza che assistiamo ad apparizioni solitarie e improvvise per annunci tanto straordinari quanto poco chiari. Col risultato che vediamo, di una confusione generale sul come e cosa, quando e dove, per chi e per quanto, sulla sicurezza, la sanità e sull’economia, una confusione che non solo non giova ma preoccupa e intimorisce una comunità intera che patisce e che subisce.

Sia chiaro, noi al contrario di altri non paventiamo una democrazia smarrita, ci mancherebbe, ma registriamo ciò che sapevamo, una mancanza di capacità di essere all’altezza di una emergenza che richiederebbe chiarezza e risolutezza, in termini di qualità e quantità di misure, ora e subito.

Da ultimo l’idiozia la peggior nemica che sia, quella degli imbecilli che non rispettano le indicazioni, degli incoscienti che giocano con la vita propria e altrui, dei cretini assoluti che se ne infischiano dei provvedimenti e andrebbero puniti per direttissima senza tentennamenti

Ecco perché scriviamo di una guerra contro il virus, l’emergenza sanitaria ed economica, contro l’Europa vaga e disunita, contro tanta gente scellerata. Resta però la consapevolezza di farcela, di sconfiggere questo drammatico passaggio grazie all’impegno immenso dei medici, degli infermieri, degli ospedalieri, delle forze dell’ordine, della Protezione civile e delle decine di milioni di persone unite per il bene della nazione. Ma sia chiaro, quando la guerra sarà finita dovrà iniziare un’altra partita e senza sconti, quella degli sbagli, degli errori e dei fallimenti verso tutti quelli che hanno fatto i finti tonti.

 

 

 

Aggiornato il 23 marzo 2020 alle ore 11:33