Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio

Nell’attesa di conoscere i provvedimenti odierni del governo, che dalle anticipazioni non ci sembrano né sufficienti né tarati sul dopo virus che rappresenterà la seconda e fondamentale sfida del Paese, alcune domande sulla fiducia sono conseguenti. Del resto che sull’economia fidarsi sia bene e non farlo meglio, vuoi con l’Europa e vuoi con l’esecutivo ci sembra naturale, basterebbe pensare che solo pochi giorni fa Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri annunciavano con soddisfazione uno stanziamento contro la crisi di 3,5 miliardi, sic! Solo grazie all’alzata di scudi immediata del centrodestra, delle associazioni di categoria e degli stessi sindacati, si è passati prima a 7,5 e adesso a 25 miliardi da destinare al contrasto di una crisi profonda e grave come forse mai nella storia più recente del Paese.

Sia chiaro per noi e molti altri, anche 25 saranno pochi perché di fronte al blocco dell’Italia per qualche settimana auspicando che tutto vada bene, l’importo del contrasto dovrà essere maggiore, parliamo di decine di miliardi, 40 e forse più per fare effetto. Ecco perché abbiamo suggerito al centrodestra di presidiare con fermezza il campo, offrendo al governo per un verso tutta la solidarietà necessaria e per l’altro ogni strumento in tema di proposte e di attenzione ai tranelli specialmente con l’Unione europea. Qui infatti non si tratta solo di surrogare la mediocrità della maggioranza sulle cifre, testimoniata dalle modifiche continue degli importi, si tratta di stabilire nero su bianco e adesso con L’Europa le garanzie sullo sforamento e sull’aumento del debito, a partire dal dopo virus e dal Mes.

Sta tutto qua il senso del non fidarsi ciecamente, perché non solo le dichiarazioni dal sen sfuggite di Christine Lagarde ma anche la disponibilità tanto affettuosa di Ursula von der Leyen, almeno per noi sanno di bruciato. Parliamoci chiaro, cosa ci chiederà L’Europa non appena e speriamo presto sarà superato l’allarme virus? Cosa pretenderà per il rientro nei limiti del patto di stabilità? Cosa si farà del Mes qualora si approvasse per come è? Per questo il centrodestra deve presidiare sul governo verso la Ue, perché l’eventuale firma di una cambiale in bianco con Lagarde piuttosto che la Von der Leyen per avere in cambio la disponibilità finanziaria incartata con qualche tranello del tipo Mes, potrebbe costarci caro come alla Grecia. Insomma non dobbiamo dimenticare che l’asse franco-tedesco, il vero comandante della Ue, non solo non ci ama, ma da tempo fa di tutto per emarginarci e sottometterci, solo grazie a Mario Draghi siamo riusciti a scampare le iniziative partite con Monti insediato apposta. Parliamo di patrimoniali, di attacco alla proprietà mobiliare e immobiliare, di bail in, di valutazione del debito sovrano, di appetibilità degli asset strategici, anche perché l’Italia seppure con rispetto, non è la Grecia e fa gola eccome, tanto alla Francia che alla Germania.

Del resto non è un caso che alla guida Bce da quando è nata per metà tempo ci sia la Francia, prima con Jean-Claude Trichet, quello che alla fine del mandato spinse l’Italia a cacciare Silvio Berlusconi per Mario Monti, e ora Christine Lagarde molto vicina a Nicolas Sarkozy e all’anti-Draghi Jens Weidmann, capo della Bundesbank. Oltretutto, e questo preoccupa ancora di più, l’Italia oggi si ritrova col governo più di sinistra della storia, per un verso sul lato del Pd e Italia viva prono all’Ue, per l’altro grillini e Leu favorevole alla patrimoniale, alle tasse sulla casa e allo statalismo più costoso ai danni dei privati. Ecco perché fidarsi è bene non fidarsi è meglio e ha ragione Giorgia Meloni a lanciare un allarme al centrodestra perché vigili senza sottrazioni e col fiato sul collo del governo. Verrebbe da dire, Absit iniuria verbis, sul Colle, affinché sia tutto scritto, chiaro e ora, sul chi e cosa ci chiederà l’Ue in cambio dello smisurato affetto che ci dimostra adesso. Intelligenti pauca.

Aggiornato il 16 marzo 2020 alle ore 13:09