
Il popolo di sinistra cambia narrazione. Una giravolta ridicola come lo erano le campagne sconsiderate. Ricordate i cartelli “abbraccia un cinese” del sindaco di Firenze Dario Nardella e “mangia uno spring roll” con testimonial eccellenti come Selvaggia Lucarelli, Myrta Merlino e Corrado Formigli? Dopo l’impennata del Coronavirus in Italia e nel mondo, i comportamenti istigati dalla compagnia mediatica delle sinistre si È sgonfiata come una figuraccia indelebile e colossale. Per non dimenticare! Avevano evocato il fascismo, scomodato il razzismo, aizzato lo sciacallaggio, sicuri di demonizzare una volta per sempre Matteo Salvini, che guidando il primo partito italiano È il primo nemico, e con lui Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e tutti i benpensanti che ancora non hanno ceduto a uno scippato potere antidemocratico. Ma il colpaccio, che sembrava in procinto di sancire il saldo avvento delle società fluide, delle capitane ribelli e delle Ong a capo di eserciti di immigrati, delle dittature di psichiatri e psicologi alla Bibbiano, È fallito. Spazzati via dal Coronavirus tra un picco e l’altro. Un virus, che non guarda in faccia nessuno e non conosce né fame né partiti.
La pandemia È un dramma gigantesco, nessuno pensa di minimizzare o ironizzare, ma quanto ringrazieremo per altri versi questo evento epocale che ha fermato non solo l’avanzata pericolosa di un potere assurdo, ma che ha messo in sospensione il mondo costringendo presidenti, monarchie, leader, Ayatollah, dittatori e colonnelli, a ripensare tutto? Rischi di tentazioni autoritarie si aggirano, certo, con le misure draconiane via via varate. Ma sono certa che prevarrà a livello globale e nella coscienza di miliardi di individui la convinzione che il peggio È stato scongiurato, perché una globalizzazione dannata, una inclusione selvaggia, una miscellanea di razze, popoli e divergenze all’insegna del “tutto è permesso” a suon di libertinaggio, prostituzione, droga a gogò e comportamenti senza freni, non sarà più possibile.
Con questo non vuol dire che si tornerà al conservatorismo, perché l’auspicio che già sta fiorendo in milioni di anime È quello di una rinascita sana, vera e solare. Non il buio della rabbia, della violenza e dello sfregio morale, ma una vita nuova. È vero che certuni hanno una faccia come il di dietro, tipo Vauro che nella sua vignetta dice “aridatece l’Aids”, e altri ancora mostrano una imperturbabilità stellare e per cui fare il ribaltone di se stessi È come avere sempre ragione, ma la figuraccia mondiale di aver preteso di imbarcare sciagurati, cedere ai trafficanti, invadere il tessuto sociale con derive di ogni tipo mentre il rischio virale si annunciava gravissimo, ha per sempre tagliato la testa al mostro. Ci provano, certo. Selvaggia Lucarelli, con la stessa sicumera con cui derideva chi pretendeva misure serie, ora dice: “Che poi alla fine questo grande sacrificio richiesto È di rimanere a casa, al caldo, davanti a Netflix, mica di andare a raccogliere pomodori nei campi a ferragosto. Capre”. Ma le “capre” ora si rovesciano. Tra i 7.200 like si contano, infatti, centinaia di highlander della memoria che duri attaccano: “Fino a tempo fa eri la prima che diceva che il Coronavirus era solo una stupidata”, “Ma per te non era un’influenza che colpiva lo 0,0000? E c’È chi ti dà ancora credito”, “È inaccettabile che personaggi come il tuo, che hanno contribuito a diffondere un atteggiamento di superficialità, banalizzando fin dall’inizio la gravità della situazione, invece di chiedere scusa, si permettano, con immutata arroganza, di insultare le loro stesse vittime”. Questi che parlano così non sono il fronte avversario, sono i fans.
Ce n’È per tutti. Ora la priorità È uscire dal picco e contenere la diffusione. Non È il tempo di fare i conti, i conti si fanno alla fine. Ma mentre lottiamo contro il virus, imponendo regole, vedendo quelli che inneggiavano alla droga free fare i tutorial delle mascherine, quelli che volevano incrociare sesso, bambini e libertà stare in tivù a indicare come si sta a casa puliti e buoni, dobbiamo pensare a come deve ripartire una società nuova, sicura e onesta soprattutto. Non È una corsa a chi si siede sul trono delle regole imposte dall’alto, il governo autoritario prossimo venturo, perché quello che È già accaduto con un mondo che resta interconnesso si ripeterà se sbaglieremo ancora. Quando passerà il contagio diffuso, la paura e il dolore ci faranno diversi. Sarà una trasformazione collettiva, i primi chissà saranno gli ultimi, ma certo nessuno sarà più uguale. Per non dimenticare, già.
Aggiornato il 13 marzo 2020 alle ore 14:01