Stato di emergenza totale

Strade deserte e negozi chiusi. La nuova stretta del governo certifica lo stato di emergenza totale. Stare a casa, limitare al minimo gli spostamenti, solo per necessità. E cercare di contenere i contagi che stanno mettendo a dura prova il sistema sanitario nazionale, con un picco di ricoveri e di pazienti nelle terapie intensive. Bar, ristoranti e mense serrati. Garantiti approvvigionamento alimentare, farmacie, servizi essenziali (banche, poste, assicurazioni), tabaccherie e trasporti. Fabbriche aperte ma con misure di sicurezza. Così fino al 25 marzo, con l’obiettivo di fermare il contagio: “rinunce”, annunciate dal premier Giuseppe Conte, che “stanno dando un grande contributo al Paese” nella lotta al Coronavirus e che faranno sì che l’Italia “ce la farà”.

Ora che l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la pandemia per l’emergenza Coronavirus, “cambierà un po’ tutto in Europa. Noi abbiamo bisogno di una serie di provvedimenti europei. Serve sospendere la disciplina degli aiuti di stato alle imprese, perché dobbiamo aiutarle le nostre imprese, le grandi, le piccole, le medie. Serve che la Bce faccia una serie di azioni, oggi è attesa una prima decisione, perché dobbiamo rendere sostenibile il debito pubblico dei paesi europei”. Lo ha detto il ministro gli Esteri Luigi Di Maio a Mattino 5, su Canale 5.

I nuovi provvedimenti varati dal governo rassicurano Gianni Rezza, capo dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, intervistato dal Corriere della Sera e Qn: con le sue dichiarazioni aveva più volte lanciato messaggi sulla pericolosità del coronavirus. “Noi stiamo facendo tutto quello che era necessario” spiega, e “di certo abbiamo piccoli segnali positivi da quelle che erano le zone rosse, ma scontiamo il fatto di avere ancora troppi movimenti nella popolazione”. L’Italia in questo momento “ha una situazione a macchia di leopardo”. Tutti adesso “devono collaborare con comportamenti ragionevoli e rispettosi della collettività”. Per valutare i risultati delle misure “ci vogliono settimane, almeno due”, occorre che i dati “siano solidi”. Dall’Europa “mi sarei aspettato una risposta più decisa. Sembra che adesso in Francia e Germania abbiano cominciato ad agire. La Cina ha fatto molto, Corea e Giappone anche, altrove la situazione è sfuggita di mano”. L’Oms che ha dichiarato la pandemia “non aggiunge molto a noi” che abbiamo cercato di contrastare il virus “fin dall’inizio con misure importanti. L’Oms piuttosto si rivolge agli altri. Molti Stati hanno fatto poco e secondo me ancora non hanno compreso che cosa li aspetta”. Nel passaggio dalla Cina in Europa il Sars-Cov 2 “non ha cambiato caratteristiche e non è diventato più aggressivo come qualcuno ha affermato” precisa. Il tasso di letalità “non è più elevato rispetto a quello della Cina. Al contrario, se si stratificasse questo dato in base alle età si scoprirebbe che potrebbe essere più basso”.

 

Aggiornato il 12 marzo 2020 alle ore 14:24