
Sarebbe l’ennesimo errore la rinuncia dell’impiego autorevole di Guido Bertolaso, un uomo, tecnico e medico, che ha fatto della nostra Protezione civile un modello apprezzato in tutto il mondo per efficienza e capacità d’intervento nei momenti più drammatici. Oltretutto chiedere responsabilità politica e partecipazione al centrodestra negandogli però ogni ruolo attivo sul ponte di comando, sarebbe una contraddizione grave in termini e una dimostrazione di assolutismo inaccettabile. Del resto se non ora quando? Se non si ricorresse adesso alle migliori intelligenze del Paese sarebbe solo la conferma di essere finiti sotto la guida di una maggioranza abborracciata e impaurita di allargarsi alla capacità e all’esperienza provata e collaudata.
Bertolaso infatti sia nel governo Prodi che in quello Silvio Berlusconi ha dimostrato con successo, quanto sia importante avere chiare le idee sulla cosa e come fare di fronte ad emergenze tali da mettere alla prova l’intero sistema di tutela e protezione della popolazione. Ecco perché rinunciare al suo coinvolgimento sul ponte di comando in una fase così perniciosa rappresenterebbe una scelta sbagliata priva di scusa. Tanto è vero che quando ieri sera il premier annunciava il blocco totale del Paese glissando l’argomento del super commissario e derubricandolo ad una sorta di capo ufficio acquisti per i macchinari abbiamo avuto un sussulto di sconforto. Parliamo di sconforto anche nei confronti di Matteo Salvini che non ha avuto la forza e il coraggio di porre Bertolaso come condizione per l’appoggio corale dell’opposizione agli interventi indispensabili e urgenti per il Paese.
Perché sia chiaro fino ad ora da parte della maggioranza c’è stata una teoria di sbagli e titubanza, basti pensare alla dichiarazione del premier di un paio di settimane fa con la quale annunciava che l’Italia non sarebbe diventata il lazzaretto della Ue, eppure da ieri l’Italia è tutta chiusa. Insomma settimane di stop and go, ritardi e confusioni, per arrivare a quello che doveva essere fatto subito, dal blocco totale all’uso per tutti della mascherina che inspiegabilmente ancora non compare tra gli obblighi generali. È dall’inizio del problema Coronavirus che scriviamo quanto nel dubbio sia sempre meglio esagerare, in Cina del resto si è visto la mascherina è stata imposta subito anche prima del blocco degli spostamenti e degli assembramenti nella regione di Wuhan.
Come se non bastasse, non si capisce perché nel decreto non si faccia riferimento alla cooptazione immediata di ogni struttura sanitaria privata in grado di integrare quella pubblica nei ricoveri e nelle cure, visto che in Italia la rete clinica privata è notoriamente vasta dal nord al sud. Per farla breve, ovviamente non tutte ma molte strutture private dispongono di attrezzature adeguate in grado di affiancare e integrare il pubblico negli eventuali picchi da infezione. Da ultimo l’economia, qui non si tratta di voler essere pierino ma di evitare il contentino, 7,5 miliardi ma anche 10, sono pochi, ne servirebbero almeno il triplo per dare adrenalina alla ripresa per questo serve di recuperarli anche dalla spesa inutile a partire da quota 100, dal reddito e dai bonus.
Del resto cosa farebbe un buon padre di famiglia? Eliminerebbe subito il non vitale, e cosa c’è di meno vitale di quota 100, dei bonus e del reddito grillino che costano un’eresia senza stimolare l’economia? Ecco perché scriviamo che il centrodestra deve farsi sentire, visto che il governo continua a titubare, da Bertolaso alle cifre da chiedere all’Europa a quelle da recuperare nei conti pubblici, che partecipazione sarebbe quella di obbedire e basta? L’Italia ne uscirà sicuramente, ce la faremo eccome, non sarà facile ma vinceremo questa che è una guerra, serve però che ognuno porti un contributo di rinuncia, rispetto e partecipazione a partire dalla maggioranza per le istanze dell’opposizione, siamo un grande Paese e una grande popolazione.
Aggiornato il 10 marzo 2020 alle ore 13:25