
La tivù del dolore è morta e nessuno la rimpiange. È stata sostituita da quella del contagio. Cioè dalla tv del panico da corona virus. Finita l’era delle dirette da casa di zio Michele ad Avetrana ecco le telecamere nei bar e nei cinema sempre all’insegna del “signora lei cosa prova in questo momento?”. Se poi un giorno qualcuno si fermasse a riflettere sul ruolo nefasto di questa maniera di fare informazione, che è solo un continuo sobillare l’ansia delle persone, sarà sempre il benvenuto. Venerdì pomeriggio alle 15 e 30 chi scrive è stato testimone – a puro titolo di esempio – dell’ingresso, annunciato enfaticamente dal direttore di sala, delle telecamere di una qualche trasmissione sensazionalista (del mattino o del pomeriggio vallo a sapere) nella sala del cinema Quattro Fontane a Roma in cui stava per essere proiettato il bellissimo film di Giorgio Diritti, Volevo nascondermi, con Elio Germano nel ruolo del pittore Ligabue. La sala era vuota, come ogni pomeriggio, forse di più data la psicosi di massa indotta con il pretesto del Coronavirus.
Le domande agli astanti per sapere come si sentissero a dovere rispettare le regole del decreto Conte sulle distanze minime da tenere risultavano retoriche se non posticce: tra ognuno dei presenti in sala c’erano cinque o sei file di mezzo. Anche prima del corona virus al primo spettacolo pomeridiano non è che si notasse ‘sto gran cambiamento. Però bisognava tenere alta la tensione. Se del caso favorendo la psicosi di moda. Ecco se si continua così il progetto di Greta per il ritorno alla preistoria come metodo di guarigione del mondo dai suoi mali, veri o presunti, come l’inquinamento globale o il surriscaldamento andrà a gonfie vele. Pazienza se rimarranno sul campo morti e feriti e milioni di disoccupati. Adesso le ragioni di sanità pubblica stanno per sostituire l’allarme sicurezza.
Anche perché in questa maniera il controllo sociale tipico delle dittature o degli stati autoritari – delle democrature – sarà più facile e globale. E tutti vivranno felicemente inconsapevoli e contenti. E anche la tivù del dolore – quella che andava a casa delle vittime di efferati delitti a chiedere alle vittime “signora lei cosa prova in questo momento?” – può andare in pensione. Vuoi mettere l’efficacia delle dirette dai reparti di terapia intensiva dei vari ospedali del Bel Paese? Zio Michele può tornare nel dimenticatoio insieme alla mamma di Cogne. E anche di Avetrana ce ne dimenticheremo presto. Adesso ci sta un nuovo gioco al massacro mediatico che va per la maggiore: la tivù del panico da contagio.
Aggiornato il 09 marzo 2020 alle ore 11:38