Siamo chiusi ma riapriremo

Ci sarebbero mille cose da discutere sui provvedimenti e sul comportamento del Governo nell’ultimo mese e mezzo, parliamo del buon senso che è mancato prima e che per certi versi manca ancora, almeno secondo noi gente comune. Perché, sia chiaro, per i profani che non hanno altro supporto della ragionevolezza e l’esperienza dovuta ai capelli bianchi, certe scelte appaiono quantomeno stravaganti, altalenanti, per non dire sorprendenti. Ci riferiamo agli orari di interdizione, fino alle 18 e dopo le 18 per il commercio, un decreto che accomuna esercizi molto diversi fra loro, si pensi alla differenza fra un bar e un ristorante in termini di turn over, fila alla cassa per non dire al banco e così via. Si pensi al blocco della Lombardia, delle altre province e quanto altro, insomma sia come sia scelte forse esagerate, forse ritardate, forse confuse, ma tant’è e visto che siamo in ballo ovviamente balleremo e cercheremo tutti di fare e dare il massimo evitando polemiche sul troppo.

Va da sé infatti che sulla salute collettiva sempre meglio di più che di meno, per questo certi annunci di selezione preventiva su “chi salvare e chi lasciare andare” fanno il paio con quelli del Governo che hanno scatenato brividi e reazioni. Ma se sul piano sanitario dobbiamo ringraziare per la risposta esemplare dell’apparato, su quello politico dobbiamo condannare le scelte dei tagli che da anni colpiscono il settore senza un minimo di criterio e di accortezza. Perché diciamocela tutta il problema è sempre quello, il debito che sale, la spesa pubblica pure e i soldi che vanno raggranellati o con le tasse o con i tagli scellerati e orizzontali nei settori più vitali, anziché in quelli inutili e marginali. Ed è qui che arriviamo al problema attuale, perché col virus maledetto da noi si è chiuso e sigillato tutto, tanto per la salute quanto per l’economia, col risultato che serviranno una valanga di soldi per ripartire.

Ebbene, siamo alle solite, perché non solo girano cifre risibili rispetto al necessario ma sembra che ancora una volta verranno reperite completamente a debito, senza nessuna revisione di quota 100, del reddito di cittadinanza e dei bonus elettorali, che sommano miliardi e miliardi. Come se non bastasse, visto che sarà indispensabile aumentare almeno al triplo i 7,5 miliardi, siamo in attesa di sapere dove l’esecutivo li troverà senza tagli, perché quando governa la sinistra in economia la patrimoniale è sempre dietro l’angolo, figuriamoci in emergenza nazionale. Ecco perché abbiamo suggerito al centrodestra di farsi sentire, visto che l’unità e la coesione che servono per superare tutti insieme questo difficilissimo passaggio, non possono arrivare con la tacita obbedienza alle scelte e alle idee di una maggioranza che di tutto ha dato prova fuorché capacità e armonia.

Per far ripartire davvero il paese serviranno 25-30 miliardi da reperire subito bloccando quei provvedimenti di spesa inutili e dannosi dei governi precedenti ai quali andranno aggiunti quelli concessi dall’Europa e solo con questa certezza il centrodestra dovrebbe sostenere le scelte del Governo. Altrimenti si correrà il rischio di ritrovarci punto e a capo e che la medicina faccia peggio della malattia, parliamo dell’economia, per questo il centrodestra deve mettere in chiaro le condizioni quantitative e qualitative sui provvedimenti di rilancio e stimolo alla crescita del paese. Sia come sia ce la faremo, siamo chiusi ma riapriremo, l’Italia ha passato tante notti della Repubblica ma ne è uscita fuori con forza e con coraggio, con volontà e impegno, quell’impegno senza fine che la nostra gente ha preferito sempre alla fine senza impegno, Evviva l’Italia e tutti gli italiani.

Aggiornato il 09 marzo 2020 alle ore 14:30