La cosa pubblica ci assedia, la politica dei disonorevoli eletti ci sfrutta, i controlli di enti e pubblici ufficiali non sono quelli di un regime democratico e ogni giorno prendiamo atto di essere vittime di “sanguisughe legalizzate” che ci sottopongono ai “raggi x”, mentre la politica continua con i suoi enfatici slogan incuranti dei guai della società.
Siamo vittime di “altolocati” che ci opprimono anche attraverso il loro esercito di piccoli luogotenenti di periferia. Siamo gravati da un oceanico apparato di ministri, sottosegretari, senatori, onorevoli e commissioni d’ogni tipo con tanto di presidenti, vicepresidenti, membri e vice membri annessi e connessi. E poi commissioni, direttori generali, dirigenti di primo, secondo, terzo ed ennesimo livello, dirigenti aggiunti e portaborse… ci sono più addetti nel nostro apparato pubblico che microbi su un corpo in decomposizione. S’inventano cavilli d’ogni sorta che opprimono la società e gli “inventori” fanno passerella nelle televisioni blaterando d’impegnarsi per il bene degli italiani.
Non se ne può più dei mercati delle vacche che caratterizzano le organizzazioni dei partiti, così come non se ne può più dei loro dirigenti che sistemano ogni ingordigia attribuendo cariche e posizioni pubbliche secondo le istruzioni, per chi lo sa, dell’antico ma attualissimo manuale Cencelli. Insomma, non se ne può di assunzioni e ruoli pubblici puntellati dal voto di scambio che, piaccia o no, pilota gran parte del voto popolare. Pensiamo ancora di contrastare tali ignominie, in modo sprovveduto e schiamazzando come facciamo da decenni?
Gli elettori suggestionabili degradano l’espressione della volontà popolare. A fronte di problemi sacrosanti, si organizzano mobilitazioni del tutto inutili e molta gente si è sfiduciata fino ad essere anche stanca di votare. Possiamo sperare che chi pensa d’essere concreto perché condivide le mobilitazioni sull’enfasi del nulla, si renda conto dei gravi danni e ritardi che procura alla società? Possiamo imparare a costruire una leadership popolare senza dare ulteriore credito a mille pifferai incompetenti che non sono in grado di proporre nulla oltre la nullità?
Un Popolo oppresso non può credere nella politica degli abbagli, ma deve capire che per liberarsi occorre conoscenza, capacità d’attesa, umiltà e anche freddo calcolo. Suscettibilità e presunzione massacrano l’opportunità di fare squadra; non si può realizzare alcuna rivalsa efficace se non concependo progetti che sanno coinvolgere la fiducia e la partecipazione dei cittadini, senza basarsi sulla suggestione. Le manifestazioni sono spesso degli sfoghi per emotivi; la rivoluzione è altra cosa ma non sembra essere tra gli impegni imminenti dell’agenda nel nostro destino.
Oggi, sarebbe meglio che ogni espressione di rivalsa politica popolare rientrasse nei punti in sequenza di un progetto organizzato senza riferirsi ai soliti pifferai di turno che ciarlano “per il bene degli italiani”.
Aggiornato il 20 febbraio 2020 alle ore 10:50