Seconda fila

Imbarazzante il tentativo del premier Giuseppe Conte di posizionarsi in prima fila nella foto di gruppo dei leader riuniti a Berlino, ancora di più perché il tentativo insistito oltremisura è terminato tra l’indifferenza dei big, con un ripiegamento nella seconda e quasi fuori campo. Insomma Conte era convinto che a Lui e al nostro Paese fosse assegnato un posto al fianco della Angela Merkel, di Emmanuel Macron oppure Boris Johnson, a testimonianza di un ruolo preminente e riconosciuto dell’Italia e del suo Premier nello scacchiere sulla crisi Libica, non è andata così e tant’è. Del resto in queste settimane abbiamo assistito oltreché alle gaffe che non sono passate inosservate, ad altri episodi di emarginazione e trascuratezza nei confronti nostri da parte sia dell’America e sia dei partner europei, dunque nulla di nuovo sotto il sole.

Ecco perché viene difficile a riconoscere che solo grazie al governo giallorosso l’Italia abbia recuperato una posizione di primo piano rispetto all’isolamento precedente per colpa dell’immancabile Matteo Salvini, al quale oramai si addossano tutte le colpe possibili e immaginabili. Sia chiaro il leader della Lega e del centrodestra di sbagli eppure grossi ne ha commessi lo abbiamo scritto spesso e volentieri, ma trasformarlo ipocritamente nel responsabile di tutto è francamente troppo. Troppo specialmente da parte di Conte e dei grillini che da componente maggioritaria nell’esecutivo precedente ha condiviso ed avallato la linea di governo sia interna che internazionale, a partire dagli sbarchi e dai cosiddetti porti chiusi.

Ecco perché quello che sta succedendo sul caso Gregoretti è insopportabile e per certi versi ridicolo, sia perché si consente ancora una volta alla magistratura di entrare a gamba tesa nelle scelte politiche, sia perché si disconosce una partecipazione che invece c’è stata eccome. Del resto, se fosse vero che i grillini ed il premier non condividessero la posizione dell’ex ministro dell’interno sulla nave militare non si capisce perché non l’abbiano impedita pubblicamente allora, anziché lasciare che le cose andassero come sono andate.

Insomma sia come sia torna sempre a galla l’ipocrisia politica che ha connotato la nascita di questa alleanza giallorossa che più passa il tempo e più si dimostra incapace di offrire al Paese quella salvezza e quella svolta di crescita e cambiamento che era stata giurata agli italiani. Tanto è vero che non c’è una decisione che sia una, dell’esecutivo che possa dimostrare la svolta e la novità in qualche campo, dalla Finanziaria, alla giustizia, al fisco, ai tavoli di crisi occupazionale, alla politica estera che non c’è.

A meno che non si voglia ritenere svolta la conferma e l’incremento della politica assistenziale, clientelare, manettara e fiscalmente persecutoria, una linea scriteriata che al contrario contribuirà ad aggravare la crisi, l’antagonismo fra contribuenti e amministrazione, lo stato dei conti pubblici. Sulle tasse siamo alla ripetizione dei bonus elettorali di Matteo Renzi seppure in sedicesimo perché allora furono 80 gli euro elargiti ad una parte degli italiani, adesso sono 20 e neppure per tutti e nella stessa misura finale.

Perché i 100 euro sbandierati che ricomprendono gli 80 precedenti, per via del calcolo cervellotico e contorto della dichiarazione, introducono tassazioni diverse per i contribuenti a seconda delle aliquote e delle categorie reddituali, per alcuni vantaggiose per altri l’opposto. Ecco perché alla fine dei conteggi, tirata la linea, dei 20 euro mensili aggiuntivi, per alcune fasce di reddito resterà poco o addirittura potrebbe andare peggio, alla faccia del vantaggio, del successo e della spesa pubblica che comunque aumenterà. Resta la speranza che questo governo resti in sella ancora per poco e certo se domenica prossima l’Emilia-Romagna dovesse passare dal centrosinistra al centrodestra sarebbe difficile davvero tenerlo in piedi, chi vivrà vedrà.

Aggiornato il 21 gennaio 2020 alle ore 12:34