Paragone attacca Di Maio: “Gestirà un partito del 10 per cento, ma non sarà più il M5s”

Gianluigi Paragone continua la propria battaglia personale contro Luigi Di Maio. Il giornalista-senatore non ha ancora digerito l’espulsione dal Movimento cinque stelle. Quarantotto anni, ex direttore de La Padania e di Libero, già vicedirettore di Rai Uno, conduttore tivù su La7, una vita a destra. Poi arriva la folgorazione del M5s. L’elezione al Senato per i pentastellati. La benedizione del governo gialloverde. Infine, gli strali contro l’esecutivo giallorosso.

Intervistato dal Corriere della Sera, Paragone continua a prestare attenzione alle dinamiche interne del movimento grillino. “Le nuove espulsioni? – s’interroga – sono regolamenti di conti di un Movimento in crisi di identità, che quindi scalcia per farsi vedere. Mi hanno invitato i meet up a Catania e anche altrove e questo ha suscitato clamore”. Secondo Paragone, i vertici pentastellati “possono tirar fuori tutti i cartellini gialli e rossi che vogliono, ma qualcosa già si sta muovendo su quelle che sono le ceneri del Movimento”.

Il senatore fa una previsione: “Il M5s andrà nell’alveo dell’area riformista. Gli Stati generali terranno a battesimo questa conversione”. E, a proposito, della cosiddetta “terza via” promessa da Di Maio, Paragone non ha dubbi: “Quel progetto non ha le forze per camminare. Dopo gli Stati generali si tratterà di gestire un partito da 10 per cento che non è più il M5s”.

Paragone ha un’idea a proposito dell’emorragia di voti del M5s. “Perché il Movimento – nonostante esprima il ministro dello Sviluppo economico – non parla più al ceto produttivo del Paese. Prenderà batoste in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto”. Il parlamentare non nasconde la propria vocazione sovranista. “Visto che il M5s ora è europeista il programma elettorale contro Bruxelles me lo prendo io”.

Aggiornato il 20 gennaio 2020 alle ore 12:48