La politica dei caghetta

C’era una volta l’interesse nazionale, il decoro, il volere del popolo, il primato della politica, la rispettabilità del Parlamento. C’erano una volta quei politici austeri, spesso calvi, tracagnotti e miopi che si facevano beatamente gli affari loro ma che almeno fingevano di credere nelle istituzioni realizzando le porcate in camera caritatis e salvando così le apparenze. Poi ci fu un eccesso di tracotanza che portò il mondo della politica a sentirsi onnipotente e a strafare. L’arroganza generò Tangentopoli e portò dritto dritto a San Vittore. Alla luce di quello che stiamo vivendo in questi anni, possiamo tranquillamente affermare che costoro non fossero i peggiori visto che almeno avevano una visione politica e qualcosa la facevano (magari a colpi di spesa pubblica e di debito).

Oggi invece sono tutti un branco di caghetta, una sfilza di “Carneade” pronti a fare piroette e doppi carpiati pur di tutelare i loro micragnosi privilegi di basso cabotaggio. E lo fanno alla luce del sole perché non conoscono il concetto di dignità, perché il bene supremo sono le proprie terga, l’unica cosa che sono determinati a difendere col petto in fuori incuranti degli ortaggi che piovono dal pubblico.

Emblematico è il caso di Giuseppe Conte, l’uomo passato dal gialloverde al giallorosso in un attimo, dalla politica dei porti chiusi a quella dell’accoglienza in un batter di ciglia, dallo Studio Alpa all’Università in un baleno, da outsider dei Cinquestelle a Piddino d’apparato con grande disinvoltura. Passerebbe anche con l’Isis pur di rimanere al Governo mettendosi il turbante abbinato alla pochette.

Ma Conte non è l’unico caso di poraccitudine professionale dei nostri giorni, essendo invece i Pentastar dei disperati da vetta della classifica, una sorta di Real Madrid degli avventurieri. E te ne rendi conto immediatamente dalle innumerevoli defezioni che in questi giorni stanno trasformando i gruppi parlamentari grillini in un colabrodo e che in queste ore porterà ad un documento in cui i senatori del Movimento prenderanno le distanze da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. Il motivo? Magari ce ne saranno di seri e di politicamente alti e nobili, ma noi abbiamo come l’impressione che i sondaggi catastrofici, le restituzioni di parte dello stipendio e i soldi da regalare ogni mese alla Casaleggio Associati abbiano fatto la loro parte.

In tema di poraccitudine questa maggioranza non conosce rivali tanto che si è mostrata pronta a rimandare qualsiasi cosa a dopo le elezioni regionali per paura che, perdendo in Emilia-Romagna per via di una mossa sbagliata, venga giù tutto costringendo più di qualche scappato di casa ad abbandonare il Parlamento cercandosi un lavoro: hanno rimandato la discussione sulla prescrizione, hanno rimandato l’assurda autorizzazione a procedere per il processo politico contro Matteo Salvini sul caso Gregoretti, hanno rimandato la verifica di maggioranza. Hanno rimandato tutto il rimandabile perché se la stanno letteralmente facendo sotto.

Anche il tema del taglio dei parlamentari è l’apoteosi di una classe politica di micragnosi. Perché in effetti la poraccitudine è un fatto abbastanza trasversale: sono tutti lì a snocciolare il pallottoliere cercando di capire se apporre la firma per proporre il referendum sul taglio dei parlamentari, messa a sistema con il referendum proposto dalla Lega sulla legge elettorale, determini le condizioni per un allungamento o per una morte prematura della legislatura con annesse elezioni di un parlamento da seicento posti invece che da novecento. Perché ovviamente in questa vicenda – come in tutte le altre – non conta mica l’interesse nazionale o il funzionamento delle Istituzioni. Non sia mai.

Aggiornato il 10 gennaio 2020 alle ore 17:15