I 5 Stelle si azzannano su tutto, non sulla guerra

Si sono azzannati tra loro e con i loro cosiddetti alleati di Governo su tutto. Tutto è stata buona (!) ragione per litigare, offendersi, insultarsi. Guarda caso: non sulla guerra che pare stia per scoppiare in Medio Oriente.

Non è mancato chi, di indiscusse simpatie filogovernative, ha accolto, lì per lì, le notizie degli avvenimenti Iraq-Iran al grido: “C’è la guerra, scappino subito tutti i militari italiani”.

Non sono io e non è qui che troverò da ridire su questa concezione delle missioni militari, pronte a levar le tende al primo stormir di fronda per venti di guerra. Ma qui ed ora non si può fare a meno di sottolineare che per far fare la pace, andar d’accordo, smetterla di azzannarsi tra 5 Stelle e loro alleati c’è bisogno di una guerra. La necessità di parlar d’altro che della sorte del Governo li fa diventare quasi nazionalisti, militaristi, sostenitori della “voce unica”, quella dell’Europa etc. etc.. Si sono messi subito d’accordo anche se non sanno su cosa.

Un prezzo un po’ alto per tutto ciò. E, per chi non abbia ben compreso come vanno realmente le cose in Italia, c’è da cercare di informarli che guerra in Medio Oriente o altrove significa imporre alla gente di guardare ad altro che al vergognoso casino di questa rissa per poltrone, strapuntini, di correnti, di cosiddette ideologie. Non guardare ai guasti dell’antipolitica al potere col compito e la pretesa di sputtanare la politica quella di oggi, quella di ieri, quella, soprattutto fondata sul rispetto della ragione e della libertà.

Lo abbiamo già scritto: le catastrofi sono le scialuppe di salvataggio di questo organizzato naufragio dei padroni della Nazione. Le scialuppe della loro “proroga”.

La crisi di Governo che sembrava imminente è, infatti, a quel che sembra, rinviata ancora una volta. Hanno un pretesto per voler sembrare quasi seri, anche se inconcludenti e non meno pericolosi. Se veramente, disgraziatamente, dovessimo trovarci veramente in guerra o in una situazione simile (oramai ci sono anche le “quasi guerre”!), il peggio sarebbe dover affrontare la tragedia dietro condottieri (!) come Conte, Di Maio, Grillo, Toninelli, Zingaretti, etc.. Ma altra cosa è parlare di morte, altra è morire. Parlare di guerra si può facilmente per evitare discorsi più seri che altri vogliono fare. Tanto, poi, il succo sarebbe davvero “c’è la guerra! Tutti a casa ragazzi!”.

I governanti ci dovrebbero essere per affrontare la pace e la guerra. Meglio la pace. Ma senza far finta che la guerra, se c’è, non ci sia, e basti tornarsene a casa, che si possa “sistemare” con qualche chiacchierata pacifista. C’è da sentire i brividi solo a parlarne. Anche perché, intanto, pare che la prima rovina, la prima catastrofe, la guerra l’abbia già prodotta prima ancor di scoppiare. Ha rinviato ancora la fine di questo Governo di buffoni. Peggio di molte bombe.

Aggiornato il 09 gennaio 2020 alle ore 13:50