Acca Larentia, Protesta Fnsi per l’aggressione di due giornaliste nell’anniversario della strage

A Roma, il 7 gennaio ricorreva l’anniversario dell’eccidio di Via Acca Larentia. La strada del quartiere Tuscolano dove, appunto il 7 gennaio 1978, un sabato pomeriggio, due giovani militanti della locale sezione missina, Francesco Ciavatta e Franco Bigonzetti, furono improvvisamente uccisi da estremisti di sinistra, membri di sedicenti “Nuclei armati per il contropotere territoriale”: con l’uso anche di una mitraglietta “Skorpion” gemella di quella usata due mesi dopo, dalle Brigate rosse, nell’assalto alla scorta di Aldo Moro. La stessa mitraglietta del Tuscolano, poi, avrebbe colpito a morte anche l’economista Ezio Tarantelli (marzo 1985, “reo” di aver evidenziato, in vari studi documentati, gli effetti inflattivi della stessa scala mobile, al tempo del “Decreto di San Valentino” varato dal governo di Bettino Craxi a febbraio 1984), il sindaco di Firenze Lando Conti (febbraio 1986) e, secondo altri periti, l’altro economista Roberto Ruffilli (aprile 1988).

Sempre quel pomeriggio del 7 gennaio dopo le 18.30, un altro militante missino, Stefano Recchioni, cadeva colpito a morte da proiettili sparati nei tafferugli verificatisi con la Polizia, in circostanze a tutt’oggi non chiare. Sino a tarda sera, il quartiere Tuscolano rimase militarizzato, con interventi dei blindati della Polizia e arresti in massa di militanti di destra, con situazioni degne della Belfast di quegli stessi anni. Mentre oggi, a 42 anni dall’eccidio, ancora non si è riusciti ad individuare un colpevole preciso: diverso tempo dopo quel 7 gennaio, però, come già ricostruito dagli avvocati Valerio Cutonilli e Luca Valentinotti nel libro del 2010 Acca Larentia. Quello che non è stato mai detto (Trecento edizioni) la Digos individuò quantomeno l’organizzazione responsabile nei “Comitati comunisti romani”, particolarmente diffusi in un’area che partiva dalla zona dell’Alberone, lungo via appia Nuova, e arrivava sino ai Castelli Romani. Si trattava di una delle propaggini degli ex di “Potere Operaio”, sospettate dalla Questura di Roma – sin dal gennaio 1978 – di aver compiuto non solo la strage del Tuscolano, ma anche vari altri attentati rivendicati, nel corso degli anni, con sigle sempre diverse, per dare l’idea dell’esistenza di una vera e propria “galassia” di gruppi rivoluzionari.

“Non tornino mai più quegli anni maledetti, verità e giustizia per Franco, Francesco e Stefano”, ha dichiarato Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. “La Procura della Repubblica di Roma non ha mai voluto individuare gli assassini di Bigonzetti e Ciavatta, nonostante ci siano tracce evidenti per risalire ai gruppi dell’attivismo dell’estrema sinistra di Roma sud, transitati nelle Brigate rosse”. “Gli assassini sono facilmente individuabili, perché non si vuole dare loro un volto e un nome?”, ha aggiunto il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. Mentre l’Assemblea capitolina non è più tornata, in questi ultimi anni, sulla proposta di Umberto Croppi, assessore emerito alla Cultura, oggi presidente della Quadriennale di Roma, di cambiare il nome della strada teatro della strage in “Via dei martiri di Acca Larentia”.

“È inaccettabile che, puntuali come la ricorrenza, alla commemorazione della strage di Acca Larentia (personaggio che fu la moglie del pastore Faustolo, leggendario “scopritore” dei “Mosè quiriti” Romolo e Remo, ndr) arrivino le minacce ai cronisti impegnati a seguire la manifestazione. Chi tenta di impedire a un giornalista di svolgere il proprio lavoro attenta al diritto dei cittadini ad essere informati”. Lo affermano, in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, commentando quanto accaduto proprio il 7 gennaio davanti all’ex sezione luogo dell’eccidio: dove due giornaliste videomaker di LaPresse e di Alanews sono state aggredite da un militante di estrema destra, che ha tentato di rompere la loro telecamera.

“Lo scorso anno, al Verano, furono aggrediti e minacciati due cronisti dell’Espresso. Ieri è toccato alle due videomaker. Ed è solo l’ultimo caso di intolleranza nei confronti di giornalisti “colpevoli” di svolgere il loro lavoro. Una situazione non più tollerabile. Il sindacato – concludono Lorusso e Giulietti – porterà questa ennesima intimidazione all’attenzione del Coordinamento per la sicurezza dei giornalisti convocato dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese venerdì 10 gennaio”.

Aggiornato il 09 gennaio 2020 alle ore 12:20