L’ennesima salsa della sinistra

Ci risiamo. Ciclicamente la sinistra, che non cambierà mai, si camuffa dietro movimenti dai nomi stravaganti per alzare polveroni sui fallimenti che inanella da anni. Stavolta è toccato alle Sardine in salsa Garum.

Girotondi, movimento viola, arcobaleni, in qualche modo gli stessi grillini che di sinistra sono, per annunciare grandi novità dietro le quali, anziché le proposte, c’è solamente l’antico rito dell’antagonismo becero verso l’alternanza democratica. La solita storia della superiorità morale, dell’interpretazione autentica del verbo, del possesso in esclusiva delle tavole bibliche del benessere sociale e collettivo. Insomma, slogan fumosi, pretenziosi, supponenti e storicamente arroganti.

Sia chiaro, la piazza è sempre un elemento di vitalità, partecipazione, una testimonianza di esistenza in vita del consesso sociale reale e perciò va salutata con favore, ma quella di sinistra guarda caso si lega sempre agli stessi ritornelli. Una volta il pericolo era Silvio Berlusconi che minacciava la democrazia e le istituzioni, oggi è la volta di Salvini affiancato alla Meloni, paragonati al ritorno del Ventennio, del manganello, dell’olio di ricino, delle squadracce razziste. Incredibile, ma vero.

Tanto vero che l’unico messaggio, l’unico ritornello venuto fuori da Piazza San Giovanni è stato l’ostilità più acrimoniosa, veemente e viscerale verso la Lega, il suo leader, verso la Meloni e in generale tutto il centrodestra che nei sondaggi elettorali è largamente in testa.

Dei sei punti elencati dalle Sardine, infatti, 5 sono scontatezze da vapore acqueo e l’ultima è una idiozia che se fosse legge metterebbe nei guai innanzitutto una gran parte dei sostenitori dei pescetti che dipingono la destra con similitudini che se non fossero ridicole sarebbero da istigazione all’odio. Ecco perché la richiesta di paragonare la violenza verbale a quella fisica più che una battuta è una idiozia demagogica, anche perché le Sardine dovrebbero spiegare in quale articolo inserire i “vaffa” di Beppe Grillo alle istituzioni, il desiderio di appendere Salvini, gli accostamenti a Hitler, i dileggi sul “truce”.

Parliamo insomma di un florilegio di insulti e di accuse ai leader del centrodestra che se fossero trasformati da eccesso sgradevole e pesante di polemica e antagonismo politico in reato, costringerebbero sui banchi dei tribunali gran parte della sinistra e dei suoi fiancheggiatori, Sardine comprese. Ma se questo non bastasse nei sei punti d’ordinanza dei pescetti, c’è la parola “pretendere”, che non solo suona male rispetto alla moderazione, ma anche rispetto all’indirizzo, perché si può “pretendere” dal governo, dalla maggioranza, piuttosto che dall’opposizione.

Parliamoci chiaro, manifestare contro l’opposizione è un unicum di confusione e pregiudizio verso la democrazia che trova la sua essenza proprio nell’alternanza, senza la quale verrebbe meno la volontà popolare di scegliere liberamente da chi farsi governare. Insomma, siamo alle solite liturgie di una sinistra per la quale se la piazza è sua rappresenta il meglio, altrimenti il peggio; se a Piazza San Giovanni c’è la sinistra è un coro di pace, fraternità e festa, se invece c’è la destra si tratta di una massa di violenti usurpatori, razzisti e picchiatori.

Tanto è vera questa aberrazione che uno degli slogan delle Sardine è sentirsi partigiani del 2020, come se l’Italia fosse in guerra, tornata agli orrori della vergogna immonda nazifascista; siamo all’assurdo e al pericoloso perché qualche scellerato che abbocchi ci può stare sempre. Tutta qua la grande novità strillata in piazza, mentre silenzio totale sul governo, sull’ex Ilva, sull’Alitalia, sulla manovra, sul Mes, le tasse e i giovani che vanno via, sul Sud abbandonato, sul trasformismo e sull’anomalia di una maggioranza nata per ipocrisia.

Eppure è bastato gridare al pericolo leghista, al rischio dell’alternativa di centrodestra, per diventare un fenomeno epocale da incontrare ad ogni livello istituzionale, mentre sui 100mila di ottobre per il centrodestra qualche titolo e basta. Alla faccia della democrazia, delle Sardine e della salsa di sinistra.

Aggiornato il 16 dicembre 2019 alle ore 11:02