
Spiace dover constatare che, soprattutto nelle passate settimane, l’opinione pubblica si sia scorticata il cervello sul tema delle fantomatiche Sardine. Spiace ancor di più dover ammettere che anche i politologi, i commentatori, gli analisti, gli intellettuali, il mondo politico e tutti quelli che dovrebbero essere la parte senziente della società si siano accodati disciplinatamente a dissertare su questa roba da avanspettacolo.
Com’era normale che fosse, il mainstream dominante – figlio di una sinistra alla canna del gas che cerca nuovi leader o almeno qualcosa che la tiri fuori dal coma – ha salutato questo avvenimento di piazza come una benedizione. La macchina narrativa si è messa subito in moto e ha dipinto quello delle sardine come un movimento vero, spontaneo, molto cool perché giovane, ricco di idee, di proposte, di bei valori, di anime belle e candide. Una sorta di sano grido di dolore contro il barbaro invasore leghista che minaccia la libertà e la democrazia del Paese per il sol fatto di avere sondaggi favorevoli. Figurarsi cosa accadrebbe se il centrodestra osasse vincere addirittura le elezioni. Usurpazione del trono.
Di per contro, chi le piazze sardinate le avversa sottolinea la pochezza delle argomentazioni, il fatto che esse nascano essenzialmente contro Matteo Salvini e non a favore di qualcosa. I detrattori eccepiscono inoltre che le Sardine siano vecchie (nonostante siano popolate da giovani) perché animate da quegli slogan simil sessantottini che la accostano paurosamente al popolo viola e a tutti quei movimenti finto spontanei e di sinistra nati solo per fare caciara contro il nemico di turno.
Questa discussione però non ci appassiona, convinti come siamo che le argomentazioni addotte dal movimento di piazza non siano tali da abbisognare di un dibattito: è la solita propaganda organizzata che si nasconde dietro il “no logo” e che paradossalmente protesta contro un partito di opposizione (la Lega) invece che contro il governo in carica. Trattasi di scoreggine numerose e rumorose eterodirette da una sinistra che non sa più come arginare l’avanzata della destra e la contestuale emorragia di voti. Ma la cosa che ci preme sottolineare più di ogni altra è la sofisticata operazione di marketing che sottende a tutta questa vicenda e che non sembra architettata da quei quattro ragazzotti. A noi le Sardine ricordano molto il lancio dei farmaci generici nati per contendere il mercato ai cosiddetti farmaci “griffati” facendo ribassismo.
In estrema sostanza, avendo il Partito Democratico perso una buona dose della propria fetta di mercato ed avendo arguito la ormai conclamata disgregazione del qualunquismo a Cinque Stelle, ha lanciato il movimento delle Sardine, una sorta di Cinque Stelle “no logo” (o un generico dei Pentastar se volete) in grado di intercettare i voti in libera uscita dei grillini e riportarli a sinistra. D’altronde il registro verbale è il medesimo, il modo cialtrone di fare polemica è il medesimo, la faciloneria delle ricette è la medesima, il pressappochismo dei leader è il medesimo.
L’operazione in verità – tanto ricercata quanto diabolica – aveva una sua ragion d’essere perché andava a solleticare la domanda di protesta generalgenerica con la bava alla bocca lasciata inevasa dal tramonto del grillismo. Se però gli ideatori delle Sardine – da ricercarsi in ambienti Pd e nei pensatoi ad esso connessi – avessero studiato a sufficienza il fenomeno grillino, avrebbero compreso che per mettere in piedi una macchina del consenso come quella pentastar non basta non esporre bandiere di partito nelle piazze.
Il segreto del grillismo è di aver urlato contro tutto un establishment, contro una intera generazione, contro quel groviglio trasversale denominato “Casta”. Invece il richiamo della foresta per le Sardine è stato più forte delle strategie di marketing: da bella ciao, all’antifascismo a fascismo morto passando per tutti i cavalli di battaglia della sinistra piazzaiola, costoro hanno vanificato un’operazione molto ben orchestrata per la fretta di mettere i voti al sicuro nella cassaforte della sinistra (le elezioni in Emilia-Romagna sono alle porte). E infatti il tutto pian piano si sta sgonfiando.
Aggiornato il 30 novembre 2019 alle ore 13:46