La casa, le tasse e l’esplicito ricatto

Si parla sempre del cosiddetto “Piano casa”. Ma quello vero – che è una rapina studiata a tavolino – è stato da tempo varato dai governi come quello di Mario Monti e ripreso da quelli a trazione grillina: fare pagare il debito pubblico al capitale privato. Soprattutto a quella quota investita in immobili e come tale non difendibile dalla tassazione e dalle vessazioni, effetto collaterale: si è anche sparsa voce in Europa – e persino in America e in Australia – di questa situazione che rende le case quasi invendibili. E tanti truffatori del “famme causa” locale si stanno determinando a trasferirsi in Italia per tentare l’avventura di una compravendita di bene immobile lasciata a metà. Cioè al preliminare. Tentando poi di pagare – o meglio non pagare – quanto sarebbe dovuto al rogito, adducendo scuse di vario tipo, e proponendo come soluzione il “rent to buy”, cioè l’affitto per pagare il resto dovuto con però in cambio “il possesso del bene”. Se il venditore ci casca è fatta: dopo pochi mesi il truffatore sospende i pagamenti e fa mandare lettere da avvocati di terz’ordine con una serie di scuse para condominiali. Dopodiché la frittata è fatta: approfittando del mal funzionamento e della lentezza di questo tipo di cause nei tribunali civili chi si è insediato con questi stratagemmi contrattuali in casa di un qualsivoglia malcapitato si comporta da “paguro” e vallo un po’ a sfrattare. Inoltre la vendita a terzi della casa rimane bloccata dalle lungaggini per cancellare le trascrizioni notarili dei preliminari con il truffatore. Che spesso si trasforma in ricattatore e chiede – ad esempio – i soldi indietro della caparra per sbloccare consensualmente la situazione. E dare l’assenso alla cancellazione della trascrizione che altrimenti deve essere dichiarata da un giudice.

Aggiornato il 29 novembre 2019 alle ore 12:49