
La fondazione Open fungeva da articolazione di partito. Ieri, il suo presidente, Alberto Bianchi e uno dei consiglieri, l’imprenditore Marco Carrai, sono stati perquisiti dalla procura nell’ambito dell’inchiesta sull’ex cassaforte renziana. Carrai è un amico d’infanzia di Matteo Renzi.
“Ho fiducia – ha detto ieri Carrai – che la magistratura chiarirà presto la mia posizione. So di non aver commesso reati e di aver sempre svolto i miei compiti rispettando la legge”. All’alba di ieri la guardia di Finanza, coordinata dal procuratore Giuseppe Creazzo, ha eseguito oltre trenta perquisizioni presso una dozzina di imprenditori di 9 città italiane.
Sono stati visitati tra gli altri l’armatore Vincenzo Onorato e il finanziere David Serra, a Milano, Marco Zigon della Getra a Napoli, il gruppo Garofalo a Roma e a Firenze i fratelli Aleotti, Corrado Fratini e i fratelli Bassilichi.
Su Facebook Matteo Renzi attacca l’inchiesta. “E allora chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratura? Su questo punto si gioca una sfida decisiva per la democrazia italiana. Chiameremo in causa tutti i livelli istituzionali per sapere se i partiti sono quelli previsti dall’articolo 49 della Costituzione o quelli decisi da due magistrati fiorentini”. L’ex premier raccomanda “a tutte le aziende di non finanziare Italia viva se non vogliono rischiare: possiamo raccogliere solo microdonazioni di cittadini che non accettano questa gara al massacro contro di noi. E che al sito italiaviva.it/sostieni stanno contribuendo in queste ore, dimostrandoci solidarietà e affetto”.
Matteo Salvini risponde ai cronisti che, davanti alla Camera, gli chiedono una dichiarazione sull’inchiesta della fondazione Open. Ma il leader della Lega evita di commentare. “Non giudico cose che non conosco, non posso né condannare né assolvere. Non è il mio lavoro”.
Aggiornato il 27 novembre 2019 alle ore 12:43