La Guardia di finanza ha avviato perquisizioni e sequestri negli uffici di Taranto di ArcelorMittal. L’intervento è stato disposto su delega della Procura di Taranto nell’ambito dell’inchiesta avviata dopo l’esposto presentato dai commissari dell’ex Ilva in amministrazione straordinaria. I militari del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano stanno effettuando acquisizioni negli uffici milanesi di ArcelorMittal, in via Brenta, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano per distrazione di beni da fallimento.
Oltre all’aggiotaggio informativo, ossia alle false comunicazioni al mercato, nell’inchiesta milanese sull’addio di ArcelorMittal all’Ilva i pm contestano il reato di distrazione di beni del fallimento. Gli inquirenti anche oggi stanno sentendo alcuni testimoni nell’indagine e sono previste anche acquisizioni di documenti da parte degli investigatori. Allo stato il fascicolo con ipotesi di reato è a carico di ignoti.
Tra i documenti contabili che la Guardia di finanza di Taranto sta acquisendo negli uffici dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal, su delega della Procura, ci sono quelli che riguardano l’acquisto delle materie prime e la vendita dei prodotti finiti, considerando le ingenti perdite segnalate dalla multinazionale rispetto alla gestione commissariale. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, con l’aggiunto Maurizio Carbone e il pm Mariano Buccoliero.
Intanto, il premier Giuseppe Conte venerdì incontrerà i vertici di ArcelorMittal. Negli ultimi giorni diversi contatti telefonici hanno comunque tenuto in vita il confronto. Intanto, l’azienda ha sospeso la procedura di chiusura degli impianti, provvedendo contestualmente alla riapertura degli uffici commerciali in attesa della decisione del Tribunale di Milano, che ha fissato per il prossimo 27 novembre l’udienza sul ricorso cautelare dei commissari.
Frattanto, prosegue il presidio degli autotrasportatori dell’indotto ex Ilva davanti alla portineria C, varco di ingresso ovest e varco di ingresso merci dello stabilimento siderurgico di Taranto. Da ieri è iniziato lo sciopero della categoria, che rivendica – così come tutte le altre aziende dell’indotto – il pagamento delle fatture in sospeso. Il credito complessivo maturato da 150 aziende dell’appalto ammonta a circa 60 milioni di euro. Confindustria ha convocato per questa mattina le organizzazioni sindacali. L’incontro si terrà nella sede dell’associazione degli industriali ed è previsto un sit-in dei lavoratori. Molte aziende dell’indotto hanno avviato le procedure di cassa integrazione e ritirato gli operai dai cantieri. La mancanza di liquidità sta comportando la sospensione del pagamento degli stipendi.
L’assemblea dei sindaci della provincia di Taranto, che si è riunita ieri sera in seduta straordinaria, per discutere della crisi ex Ilva e dell’indotto, ha approvato un documento all’unanimità con il quale chiede che “le aziende dell’indotto vengano tutte pagate in tempi rapidi e che a Taranto, entro il 26 novembre prossimo, si svolga un Consiglio dei ministri ad hoc, per discutere e cercare di trovare soluzioni alla vertenza”. All’incontro hanno partecipato il presidente di Confindustria Taranto Antonio Marinaro e il presidente della Camera di Commercio Luigi Sportelli.
Aggiornato il 19 novembre 2019 alle ore 12:40