Addio, mia bella addio, la Carfagna se ne va

Pochi giorni fa Silvio Berlusconi le aveva offerto il “comando” di Forza Italia nel Sud. Così fa il Cavaliere quando c’è da accontentare qualcuno dei suoi che minaccia di andarsene a cercare fortuna altrove. Tanto poi dei molti sottocapi, capi settori, capizona, nessuno ha mai contato nulla nessuno e dopo un po’ tutti dimenticano quelle investiture. Ma stavolta si ha l’impressione che, anziché di un’emigrazione in cerca di miglior fortuna (che, poi, non era mancata alla ragazza) si tratti di una dissoluzione del Partito del Cavaliere.

Mara Carfagna pare stia trattando il suo “passaggio” ad “Italia Viva”, il nuovo partito di Matteo Renzi. Le cose non sembra che vadano troppo lisce, se Berlusconi ha invitato la ragazza (oramai non più tanto ragazza) a decidersi: o di qua, o di là. Renzi però non ha fretta, pare voglia dosare bene nel tempo e nelle provenienze quanti vanno a cercar lavoro alla sua porta. E troppi e, soprattutto troppe, sono quelle che ritengono di poter fare carriera con l’ex Presidente del Consiglio. Che però con l’esperienza (e con la batosta del referendum sulla riforma costituzionale) deve essere diventato un po’ più prudente nell’affidare a belle figliole il ruolo di suo “alter ego”. Ci va piano.

Chi è questa Carfagna? Bella donna. Non è più una ragazzina, ha passato i quaranta già da un po’. Il suo patrimonio di capacità politica non so bene come se lo sia fatto. Certo che non deve aspirare a farsi considerare una grande giurista. Mi aveva colpito (non trovo altro verbo) tempo fa la sua iniziativa, alla testa di un drappello di deputate “forziste” (Prestigiacomo, Biancofiore, Calabria, Marrocco, Ravetto, Siracusano, Spena, Versace) per la presentazione di una proposta di legge (introduzione degli articoli 558 bis e 558 ter c.p. e altre disposizioni concernenti l’induzione al matrimonio mediante coercizione). Ne avevo avuto notizia dai giornali. Non è, la onorevole ragazza, tipo da lasciar nel vuoto il frutto delle sue fatiche (anche quando ciò sarebbe a tutto suo vantaggio). Si tratta di un tipico modo di legiferare. Un legislatore che ritiene che i casi da regolare per legge siano solo quelli dei quali ha avuto magari per caso, cognizione sì che ne è rimasto impressionato, sforna “norme” che sembrano (e sono) fatte solo per quel caso, senza saper badare molto al significato delle parole ed alla ben diversa possibilità che in altri casi comportino significati e conseguenze magari opposti. 

Ecco che cosa ha saputo tirar fuori la bella deputata (e, magari, le altre colleghe):

Introduzione degli articoli 558 bis e ter del Codice Penale”. Articolo 558 bis c.p. induzione al matrimonio mediante coercizione. “Chiunque induce taluno a contrarre matrimonio o unione civile mediante violenza, minaccia... ovvero mediante persuasione fondata su precetti religiosi è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.

Francamente questa storia della coercizione mediante persuasione mi ha vivamente impressionato, ma ancor più mi ha impressionato il fatto che la “persuasione fondata” (?!) su precetti di una morale laica o su calcoli economici non verrà punita mentre, ad esempio, la predica del parroco che si dà da fare per indurre due amanti ad “uscire dal peccato” e a legalizzare e “santificare” il loro rapporto sarà punita con la reclusione fino a cinque anni.

Se invece di Papa Francesco, che a certe cose non mi sembra che ci badi molto, ci fosse stato Paolo VI o Pio XII, si sarebbe scatenata chissà quale guerra di religione. Non so se la trattativa per il passaggio della Carfagna comporterà la trattazione di delicate questioni giuridiche. Non credo proprio. È solo sperabile che Renzi non riesca a soddisfare le aspirazioni della “migrante” deputata con l’attribuzione di una carica, di una funzione che le consenta di metter becco nelle questioni di tecnica legislativa. Anche se altri non sono, poi, meglio di lei.

Aggiornato il 11 novembre 2019 alle ore 17:30