Al netto dello straordinario romanzo del romanticismo francese “I Miserabili” di Victor Hugo, che pure tratta il tema del degrado sociale più estremo nella Francia dell’Ottocento, c’è poco da polemizzare di fronte all’evidente scivolamento della sicurezza in generale.

Qui non si tratta solo dell’ultimo raccapricciante omicidio di una giovane e incolpevole vita, sul quale lo sdegno e la tristezza sorgono spontanei, si tratta di un quadro generale che è peggiorato ovunque nel Paese. La sicurezza infatti non è solamente quella legata alla incolumità fisica che di certo è al primo posto, ma quella relativa alla vita vissuta in quanto tale, al lavoro, alla qualità dei servizi, all’ambiente, alle prospettive e alle opportunità, al funzionamento del sistema Paese.

Ecco perché diciamo che serve più sicurezza e il Premier anziché attaccare col solito livore l’ex ministro Matteo Salvini, manifestando un astio che puzza di bruciato, dovrebbe fare un esame di coscienza sulle scelte e l’operato di questa sua nuova maggioranza. Su Roma poi stendiamo un velo pietoso, solo un ipocrita incallito potrebbe giudicare bene la guida dei grillini, perché in tre anni e mezzo tutto è scivolato in un peggioramento così evidente che basterebbe girarla per rendersene conto. La Capitale sembra entrata in un girone dantesco di trascuratezza e non solo per la cosiddetta “monnezza”; per tutto, dalle strade ai giardini, ai parchi, all’illuminazione, ai marciapiedi, al traffico, agli accampamenti clandestini, agli spazi gioco dei bambini, un caos pauroso insomma. Per questo c’è poco da accusare Salvini e il suo sconcerto, a Roma che piaccia o meno manca la sicurezza, sia quella generale che particolare, e quando una metropoli sfugge al controllo di una quotidianità almeno accettabile, anche la sicurezza personale diviene più labile. Si tratta di una logica conseguenza di fronte alla quale non basta la pazienza, non può bastare la richiesta dei grillini di aspettare che la cura “Raggi” possa funzionare, nella Città eterna da tre anni e mezzo più che la cura sembra arrivato il male. Ma volendo allargare la visuale al resto del Paese non va meglio, dal nord al sud è tutto un guaio, l’immigrazione incontrollata, quella delle braccia aperte, ha reso più insicura troppa gente, ha dimostrato che per accogliere non basta la demagogia. Per l’accoglienza servono regole precise, attrezzature, infrastrutture, controlli, insomma misure che non nascono dal buonismo scellerato, ma dalla capacità di un Paese ad essere organizzato, presente, soprattutto sulla sicurezza di essere coerente, a partire dalla magistratura.

Per non parlare della insicurezza sul futuro, dei giovani, degli anziani, che mai come ora sono accomunati dalla voglia di fuggire dall’Italia in cerca di tranquillità, di lavoro, perché da noi l’orizzonte si fa sempre più nero.

Dulcis in fundo, l’insicurezza delle aziende, degli operatori, degli artigiani, del mondo del lavoro, degli imprenditori, che, con la finanziaria di Conte, dei grillini, del Pd e dei comunisti, vedono scuro, si preoccupano, sono pessimisti. Altro che crescita, occupazione e più futuro. Con questo Governo la sicurezza è solo quella di finire in una crisi devastante, in recessione, tartassati e controllati, ingabbiati nella burocrazia, spremuti come limoni, penalizzati nelle azioni, colpiti anziché aiutati nella voglia di fare e di avere risultati. Ecco perché diciamo che serve sicurezza, di poter crescere con lo Stato amico piuttosto che nemico, con la giustizia giusta anziché ingiusta, col fisco che ti aiuta ad investire e lavorare al posto di perseguitare, col welfare che garantisca la premura invece della fregatura.

Caro Conte, egregio presidente, anziché parlare e straparlare ci dimostri se sa fare, se ha capito veramente ciò che serve al Paese e alla gente.

Aggiornato il 25 ottobre 2019 alle ore 10:31