Serve commissario ai rifiuti per termovalorizzatore e discarica

L’Ama non trova pace e le ennesime dimissioni del vertice della municipalizzata del Campidoglio sono la spia più allarmante della gravità della situazione che non può più essere sottovalutata dai vertici istituzionali.

Gli ex vertici dell’Ama hanno fatto capire chiaramente che le dimissioni avvengono sulle non scelte della sindaca che pensa di far sparire i rifiuti con la bacchetta magica mentre servono impianti di smaltimento. Quegli impianti fuori Regione dove vanno a finire i rifiuti dei romani con grave aggravio dei costi sulla bolletta, tanto che a Roma c’è la Tari più alta d’Italia, e aumento dell’inquinamento con centinaia di tir che ogni giorno portano fuori Roma migliaia di tonnellate di rifiuti.

La situazione non è più gestibile, urge la nomina di un commissario per i rifiuti perché sia la Sindaca di Roma che il Presidente della Regione non sono in grado di prendere la decisione di autorizzare e costruire gli impianti di smaltimento.

Roma produce circa 1 milione e 700mila tonnellate all’anno di rifiuti, con la raccolta differenziata al 45% si ha una produzione di organico di circa 400mila tonnellate all’anno, a fronte di un solo impianto dell’umido da circa 30mila t/a, per cui tutto l’organico prodotto viene portato nel Veneto e in Friuli.

Dati che smentiscono il mantra sulla raccolta differenziata che, come dice la parola, differenzia ma non fa sparire i rifiuti, e se l’aumenti devi costruire gli impianti altrimenti, come è successo in questi anni, aumenti i costi ed aggravi l’emergenza.

A Roma si producono circa 3.400 tonnellate al giorno di indifferenziato a fronte di tre impianti di Tmb (due privati a Malagrotta e 1 di Ama a Rocca Cencia)  che arrivano al massimo a poter lavorare circa 2.200 tonnellate al giorno. Residuano quindi circa 1.200 tonnellate al giorno di tal quale che devono essere portate in impianti fuori Roma o in altre Regioni o all’Estero. Con l’assurdo, come con l’accordo con la Regione Marche, che una volta trattati vengono riportati nel Lazio per finire a  Colleferro, in quella che oggi è diventata la discarica di  Roma.

L’economia circolare non è quella di far circolare i rifiuti.

Il Lazio produce circa 3 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti ed ha la necessità di valorizzare oltre 800mila tonnellate all’anno di cdr/css a fronte di una capacità di lavorazione massima di circa 350mila tonnellate, offerta dall’impianto Acea di S. Vittore.

C’è un deficit di termovalorizzazione di circa 450mila tonnellate all’anno di cdr/css, per cui servono termovalorizzatori di cui uno a Roma.

Ricordo sommessamente che il decreto sblocca impianti del Governo Renzi, Dpcm 10 Agosto 2016 ancora in vigore, prevedeva quattro impianti di termovalorizzazione.

Ad oggi nel Lazio c’è solo quello di San Vittore di Acea, perché quello di Colleffero, di Lazio ambiente – società regionale, è stato chiuso da Nicola Zingaretti per lisciare il pelo alla protesta locale, il gassificatore di Malagrotta, che potrebbe aprire con una rapida riconversione per produrre metanolo non viene  preso in considerazione solo perché appartiene a Manlio Cerroni, e il quarto, che doveva essere quello di Albano, non è mai stato costruito.

Quando fu pubblicato l’atto del Governo sia la Raggi che Zingaretti si opposero alla idea di costruire un termovalorizzatore sostenendo che non ce n’era bisogno. La loro è una posizione ideologica e demagogica tanto che mandano il cdr prodotto dai tmb del Lazio addirittura all’Estero.

Drammatica anche la situazione delle discariche, perché dopo la chiusura di quelle di Malagrotta, Cupinoro e Guidonia, quelle che restano sono di piccole dimensioni, tranne quella di Colleferro che ha quasi 1 milioni di mc, e non bastano a soddisfare le esigenze del Lazio, quantificate dalla Regione in circa 10 milioni di mc da qui al 2026.

Oltre agli impianti per l’umido, al Tmb e al Termovalorizzatore serve anche una discarica di servizio.

Oggi risulta evidente che l’ex sindaco Ignazio Marino e i vertici dell’Ama commisero un grave errore nel chiudere Malagrotta, con la complicità della Regione, senza aver trovato un’alternativa e senza avere costruito gli impianti necessari per chiudere il ciclo.

Chi si occupa di rifiuti sa cosa si deve fare, costruire gli impianti per lo smaltimento, lo avevano chiaro anche i vertici dimissionari di Ama, ma gli attuali vertici istituzionali locali per demagogia non sono in grado di prendere questa decisione.

Urge quindi la nomina di un commissario prima che l’emergenza rifiuti, diventata ormai strutturale, si trasformi in emergenza sanitaria.

Aggiornato il 03 ottobre 2019 alle ore 16:59