Camera, Taglio dei parlamentari: primo sì dalla Commissione

Ora è arrivato il primo disco verde. La commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato la riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari. Hanno votato a favore, a quanto si apprende, i partiti della maggioranza. Mentre avrebbero espresso voto contrario Forza Italia (presente con un solo parlamentare) e +Europa. Assenti i deputati di Lega e Fratelli d’Italia. È stato dato il mandato a riferire in Aula al nuovo relatore, il pentastellato Giuseppe Brescia, che è anche il presidente della Commissione. Il testo è atteso all’esame dell’Assemblea il prossimo 7 ottobre.

Non vogliamo più che l’Italia si distingua in negativo dagli altri Stati su questioni come sprechi, inefficienze o privilegi. Con il taglio di 345 parlamentari possiamo adeguarci ai più virtuosi standard internazionali”. È quanto si legge in un post del blog M5s. Secondo i pentastellati, “l’Italia è uno dei Paesi con più poltrone al mondo. Niente di paragonabile a quello che succede in Stati che, nonostante le grandi dimensioni, hanno un numero di parlamentari inferiore. Ad esempio: in Germania il Parlamento conta circa 700 membri; nel Regno Unito 650; in Francia 577; in Spagna 558 e negli Stati Uniti 535 membri. E allora perché gli italiani devono ancora ‘mantenere’ quasi mille politici di tasca propria, assieme ai relativi stipendi, rimborsi spese, spese di staff?”. I grillini non hanno dubbi: “Con la nostra riforma i senatori diventano 200 e i deputati 400, con un risparmio di un miliardo di euro in due legislature”. 

Il commento che il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci affida alla sua pagina Facebook è amaro. “È una riforma – scrive – che passerà alla Camera ‘difettosa’, che ha bisogno di molte correzioni per stare in piedi: un attento lavoro sui regolamenti delle aule parlamentari, una nuova legge elettorale. Soltanto alla fine di questo percorso, potremo dire di aver fatto una buona legge”. Marcucci sottolinea che “il Pd voterà a favore la prossima settimana. Personalmente lo farò a malincuore, pensando alla strepitosa occasione che abbiamo avuto nel 2016 con il referendum costituzionale, di arrivare ad un sistema istituzionale più efficace”.

Aggiornato il 01 ottobre 2019 alle ore 17:57