
Virginia Raggi dovrebbe fare un passo indietro per favorire un accordo Pd-M5s su Roma. È questo il pensiero della deputata dem, Marianna Madia, un tempo fedele renziana. “L’ostacolo a qualunque prospettiva di collaborazione a Roma – sostiene – è la Raggi”. Sull’apertura della stessa sindaca a una forma di intesa col Pd, infatti, secondo la Madia “non ci dovremmo neanche porre il tema. Virginia Raggi ha fallito. Non può fare finta di essere stata eletta ieri: governa da tre anni e mezzo. Non ha un progetto sulla città”.
Per la Madia, “se la Raggi volesse bene davvero alla sua città, dovrebbe fare un passo indietro. Questo consentirebbe un dialogo tra noi, ma non solo: su Roma bisogna essere ancora più ambiziosi. La sensazione è che i cittadini siano più avanti dei partiti. Serve riaprire un dibattito pubblico con tanti pezzi della società”.
La ex ministra smentisce la possibilità di una sua candidatura a prossimo sindaca di Roma ma sostiene che le piacerebbe “contribuire a ridare dignità alla capitale”. Quanto alla scissione di Matteo Renzi, la Madia non ha dubbi: “la trovo sbagliata, non abbiamo bisogno di piccoli partiti personali. Che credo nascano nell’idea che si stia andando verso il proporzionale, mentre io spero in una presa di posizione netta del Pd per il maggioritario. Ma siamo credibili nel denunciare i partiti personali solo se il Pd non è una sommatoria di filiere personali”.
Sul fronte opposto a quello della Raggi si trova Roberta Lombardi. La capogruppo pentastellata alla Regione Lazio auspica da tempo un percorso unitario con il Pd: “È preferibile, e non solo per battere qualcuno, ma per la costruzione di un progetto”. La Lombardi non ha difficoltà a sposare il nuovo corso grillino. “Se vogliamo guardare al futuro – sostiene – vedo più affinità con il centrosinistra, soprattutto sui temi ecologici e dei diritti civili. Almeno, sulla carta è così, poi bisogna vedere nel merito”.
Rispetto alla possibilità che l’accordo tra Pd e M5s per l’Umbria si ripeta per le altre Regionali, a partire dall’Emilia Romagna, Lombardi commenta: “Ogni territorio ha la sua specificità, e ogni partito nelle diverse Regioni la sua storia. Si valuterà caso per caso, io sono per due livelli: quello intermedio, con i portavoce regionali e parlamentari che potranno dare il loro suggerimento a Luigi Di Maio, e quello del voto su Rousseau, che è imprescindibile”.
Aggiornato il 25 settembre 2019 alle ore 16:28