
Gianluigi Paragone non ci sta. Vive da “separato in casa” nel Movimento cinque stelle. Il suo endorsement pro-Salvini nell’universo grillino non è passato inosservato. E, soprattutto, non è stato tollerato dai fedelissimi del presidente della Camera Roberto Fico. Naturalmente l’ipotesi di alleanza tra Pd e M5s alle Regionali viene vissuta dal giornalista-senatore come fumo negli occhi. Sostiene che la mossa di aprire a un candidato civico per le Regionali in Umbria non sia “di Di Maio. Il gioco non è più nelle sue mani. Il problema è che quando non hai più voce, chiedi anche agli altri di cantare in playback”.
Secondo Paragone si tratta della mossa “di chi non riesce più a trovare uno spazio politico e che per forza di cose, pur di sopravvivere, si chiede la scoloritura identitaria visto che sia il Movimento che il Pd vivono una forte crisi d’identità”. In Umbria, dice Paragone, il Movimento “avrebbe fatto un certo tipo di campagna, con toni giustizialisti, che ora non può più fare: è stato costretto a un bacio mortale. Il Pd non è fesso e metterà un candidato civico, il Movimento va dietro a un copione non suo”.
E aggiunge: “quando non hai più una identità come è il caso del Movimento rischi di essere schiacciato dal bipolarismo regionale”. Prendersela con il capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, “in questo momento è troppo facile e anche inutile”. E chiarisce: “Questa partita l’ha giocata Beppe Grillo. Luigi ora ha confermato la sua squadra dentro al governo e ha fatto bene: meglio circondarsi di persone che conosce”. A questo punto, il futuro politico di Paragone è incerto. “Non sono cambiato io, ma sono i miei colleghi a vivere in uno stato di ipnosi. Per questo resterò nel Movimento finché non mi cacceranno. Io continuerò a fare il rompiscatole finché mi sarà possibile. Continuerò a dire le cose con coerenza, dentro le istituzioni, nel gruppo Cinque stelle o al Misto. Alcune partite me le voglio ancora giocare poi vedremo”.
Anche Forza Italia attacca l’ipotesi di alleanza alle Regionali tra i grillini e il Pd. Per il deputato forzista Francesco Paolo Sisto, “il ‘patto civico’ proposto da Di Maio è una manovra di basso livello senza alcuna veste ideologica: i 5 Stelle cercano di raccattare voti, tendendo la mano ai dem, per provare a vincere almeno qualcosa. A questo punto tanto vale che i grillini prendano la tessera del Pd”.
Secondo Sisto, “Renzi ha svuotato il Pd della sua ideologia e lo ha reso un partito di potere economico-affaristico, ecco perché sulla revoca delle concessioni Di Maio si illude: il Pd non ci starà. Tuttavia i dem ormai sono capaci di stare con chicchessia, persino con i grillini. Il M5s, da parte sua, da autonomo e allergico alle alleanze, è diventato servo di chiunque lo porti al potere”. Quanto al centrodestra, il deputato azzurro ha le idee chiare: “Nella nostra coalizione non ci sono forze trainanti: ciascuno ha bisogno dell’altro per essere competitivo e uniti siamo vincenti”.
Aggiornato il 16 settembre 2019 alle ore 13:34