I fatti della politica sono diventati davvero subdoli

Come noto, ci sono sedi preposte all’attuazione del potere legislativo ed esecutivo, ovvero all’emanazione di leggi e norme che, in quanto tali, diventano come “sacre”. Per fare un esempio un po’ tirato, se una legge approvata in quelle sedi vietasse il respiro, allora respirare diventerebbe reato. Certo, la legge è legge, ma il legiferatore è un essere umano e pertanto, non è portatore di perfezione. È ovvio che non si possa pretendere l’infallibilità, tuttavia la storia ci ha dato notizia di legislatori e governanti coscienziosi, umili, preparati e dotati di sensibilità. Oggi non è più così. Un po’ per volta, il legislatore ha trasformato il suo ambiente, diciamo di lavoro, in una sorta di Eden dove gode per diritto, ovvero per legge, di privilegi anche inimmaginabili. Ormai da più decenni, prendiamo atto che siamo “legiferati” da individui sempre più presuntuosi, parassiti e anche incapaci.

Come possono simili individui rendere credibili le istituzioni dello Stato? Eppure, denigrare quelle istituzioni è reato, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti e se denigrarle è reato, parlare bene di esse è bugia, dunque atto di falsa testimonianza.

Circa l’accennata legge sul divieto di respirare, nessun legislatore intitolerebbe in modo così chiaro e inequivocabile una legge del genere ma, data la suggestionabilità popolare, nonché certa impreparazione politica della società di oggi, il legislatore intitola le sue leggi oppressive in modo ambiguo e così accattivante da lasciare addirittura intendere che esse faciliteranno sempre il “respiro”.

Poniamo una specie di semplice schema.

Immaginiamo un apparato che, come tutti gli apparati, sia costituito da più parti. Tiriamo in ballo, per capirci, l’esempio di un motore come quello quasi sempre usato nelle nostre automobili e ricordiamo che è fatto da bielle, pistoni, valvole, albero motore, bronzine, cuscinetti a sfera, cilindri, fasce elastiche, fasce raschia olio eccetera, eccetera, eccetera; ripeto tre volte eccetera, perché più un qualsiasi apparato è complesso e più è facile, specie se pubblico, confondere le idee sul suo funzionamento.

Immaginiamo, non è difficile, che su ogni pezzo del citato motore si paghi una tassa e che sia così anche per ogni materia prima che lo compone. Ora ipotizziamo che il “multiforme e ingegnoso” aggravio dello Stato sia dell’X % sui pistoni, dell’Y % sull’albero motore e così via. A un certo punto, arriva il nuovo eroico legislatore o gruppo di legislatori di turno che dicono che la tassa sui pistoni è stata abbassata. Tutti penseranno che finalmente i motori costeranno di meno, ma quel legislatore o quel gruppo di legislatori, un po’ ambigui, hanno omesso di dire che parimenti, se non di più, è aumentato l’aggravio dello Stato sulle bronzine e su qualche altro pezzo.

Si tratta di un’eresia? Proprio no, l’andazzo pubblico è così.

Aggiornato il 12 settembre 2019 alle ore 12:40