
Crediamo che sia chiaro a tutti quanta forza politica abbia questo governo. Si tratta, infatti, dell’Esecutivo più tutelato, raccomandato e coperto della nostra storia. Solo uno sprovveduto non capirebbe come un gioco di palazzo di questa portata, giustificato da un filo di costituzionalità, sia possibile solo con una concentrazione di potere e volontà atomici. Dietro Giuseppe Conte non c’è solo l’assenso di Sergio Mattarella, Giorgio Napolitano e del Vaticano, ma quello di Mario Draghi, Bankitalia, dei gruppi editoriali e finanziari più forti, del sindacato, della magistratura di sinistra, dell’Europa a partire da Macron, Merkel, Von der Leyen e Lagarde.
Si tratta della potenza politica più grande che sia mai stata messa assieme, a conferma della forza dei cattocomunisti nel comporre l’establishment e della capacità che hanno a tessere una rete di collegamenti sia in Italia che in Europa. Chapeau. Del resto, lo sbaglio che abbiamo sempre rimproverato ai governi Berlusconi è stato quello di concedere agli sconfitti, nomine, posti, incarichi e poltrone importanti. Uno sbaglio grave perché il centrosinistra è bravissimo a prendere il dito per ritrovarsi tutto il braccio.
Ecco perché in America questo trucco non funziona e quando un presidente vince mette dentro solo i suoi. Ovunque, a partire dagli ambasciatori. Non è un caso che negli Usa si parli di amministrazione Trump, come prima quelle Obama, Bush e così via. Insomma, per il centrodestra aver ceduto all’ipocrisia delle nomine cosiddette bipartisan, si è dimostrato sempre un errore. Tanto fatale da essere stato ripagato con trappole, infedeltà, talvolta addirittura ammutinamenti.
Da noi, mettere nei posti chiave personaggi bipartisan, significa offrire al centrosinistra la possibilità di tessere ogni tela a suo favore, di creare una rete che prima o poi cattura tutto e si apre in soccorso dei compagni. In fondo, basterebbe guardare a quello che è successo in questo passaggio. I cattocomunisti più o meno camuffati, hanno preso tutto. Da Sassoli a Gentiloni, dagli accordi sul cambio Draghi-Lagarde, alla Von Der Leyen e a quello che sarà. Agli avversari non concederanno niente, è il loro stile. Si tratta di una tecnica antica della Democrazia cristiana di sinistra, che nella “Balena bianca” è sempre stata la più scaltra, condivisa per decenni col Pci, che ha fruttato e proliferato posti, posizioni e orientamenti.
Ecco perché quando serve, basta lanciare il soccorso rosso per scatenare un fuoco gigantesco contro l’avversario, dall’informazione alla giustizia, dall’università alla Pubblica amministrazione, dalle banche ai sindacati e a tutto l’apparato statale che conta. Lo abbiamo visto all’opera contro Silvio Berlusconi. Lo vediamo ora contro la Lega, Giorgia Meloni e ciò che resta di coerente in Forza Italia. Un esercito attrezzatissimo pronto a sbarrare la strada ovunque e comunque all’avanzata del centrodestra. Per queste ragioni, non si vota.
Non è un caso che abbiano sempre preferito un capo dello Stato di centrosinistra o sinistra. Il governatore di Bankitalia Fazio fu una svista eliminata alla prima occasione. I membri della consulta, il Csm, i gangli dell’informazione, i vertici degli apparati pubblici, i senatori a vita. Da mesi, è stato scritto, giravano voci di movimenti tra grillini e sinistra contro il centrodestra in pericolosa ascesa. Un esercito in Italia e in Europa pronto a fargli il pacco. Solo Matteo Salvini, da ignorante, non ha capito niente. Tanto da offrirgli il destro scelleratamente.
Ora non resta che un’opposizione totale. In Parlamento e come loro nelle piazze, sui social, nei luoghi deputati, in attesa che rompano. Perché al voto torneremo, sapendo però imparare dai cattocomunisti che agli avversari non si concede niente. Come hanno sempre fatto loro.
Aggiornato il 07 settembre 2019 alle ore 12:40