
L’incubo continua. L’antico detto che riporta “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” viene inverato ancor di più dalla nuova nomina, anzi ri-nomina di Dario Franceschini a ministro dei Beni culturali. “Quod non fecerunt barbari fecit Franceschini”, potremmo anche dire.
In procinto di calare nuovamente sul patrimonio artistico e culturale italiano, Franceschini già affila gli artigli radical-chic senza che nessuno da destra gli si opponga, tutti in silenzio, troppo intenti a commemorare altro mentre nessuno ricorda che è suo il genio incommensurabile ad aver tolto agli over sessantacinque le agevolazioni alle visite ai musei, per fare un semplice esempio oltre ad aver accorpato le Sovrintendenze.
Un po’ come avviene in molti consigli d’amministrazione, nei quali, dopo un risultato fallimentare il consigliere in carica riceve una cospicua prebenda invece di essere rimosso dal suo ufficio e adibito a più congrue mansioni. Dunque lo si promuove di fatto. Altrettanto è avvenuto in questo già sciagurato nuovo Governo frutto dell’ibridazione malsana di due forze ctonie. Volutamente, coloro che certo non hanno a cuore il bene della nostra arte e della nostra cultura, i politici insipienti che mai entrano in un museo o assistono ad un concerto, hanno premiato Dario Franceschini rimettendolo esattamente nella stessa posizione dove aveva già dimostrato tutta la propria capacità. Cos’è dunque questa se non l’ennesima conferma che ciò che domina il nostro Paese è la “mediocrazia”?
Ancora una volta sarà l’inclito Franceschini, geniale, acuto e politicamente corretto, non soltanto a smantellare l’operato del suo predecessore pentastellato, ma a riprendere a perseguire – o forse a perseguitare – il suo scopo sublime, ovvero “adeguare l’offerta culturale al nostro tempo”, consentendo magari nuove installazioni e contaminazioni artistiche postcontemporanee nelle chiese veneziane o tra le vestigia delle antichità romane, dopo aver già pesantemente e insensatamente modificato con discutibili riforme proprio la tutela del patrimonio artistico e museale d’Italia utilizzato, e non bene, esclusivamente per fare cassa.
Insomma, Dario Franceschini è tornato, vedremo cosa riuscirà ad inventarsi questa volta per battere in creatività e lungimiranza il povero Alberto Bonisoli.
Aggiornato il 05 settembre 2019 alle ore 11:40