
Qual è il risultato dell’incontro tra una particella e la sua antiparticella? Il loro “annichilamento”. Ovvero, all’istante successivo alla loro collisione le due entità non esistono più! A volte, si produce una radiazione gamma, mentre in altri casi nascono nuove particelle di cui alcune hanno vita estremamente breve. Ecco: vale lo stesso per la politica.
Almeno all’inizio, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico coincidevano rispettivamente con l’elemento antipolitico e quello politico. Per ovvi motivi, si erano tenuti prudentemente a distanza, e il Movimento aveva alla fine preferito costruire un’orbita comune tra il suo elettrone stellato e il minaccioso neutrone leghista, più piccolo molto più... “pesante”. Il problema, come in fisica, è che il neutrone gioca il ruolo di protagonista nella reazione nucleare a catena. Ognuno vede da se come il paragone con la realtà fattuale regga alla perfezione. La domanda vera, pertanto, è la seguente: dato che ambedue sono inevitabilmente destinati a snaturarsi a partire da quel loro innaturale incontro (e questa degenerazione sarà sempre più marcata e profonda con il passare del tempo), che cosa ne sarà dell’uno e dell’altro?
Per capire, ragioniamo sulla loro materia costitutiva. Il Movimento nasce sul mantra del “Vaffa” populista contro le leadership interne e mondiali, governate da oscure forze massoniche, mentre il Pd è oggi sinergico al sistema dei “Poteri Forti”, antipopulista per eccellenza, globalista, multilateralista, multiculturalista e favorevole da sempre alle frontiere aperte.
Su questi ultimi aspetti, in realtà, è avvenuta la mutazione genetica denunciata da Gianni Cuperlo per cui i progressisti divorziano progressivamente dalla classe operaia e dai ceti impoveriti dalla globalizzazione, per collocarsi stabilmente all’interno delle classi borghesi abbienti e imprenditoriali, contaminandosi per immersione nel sistema delle banche, passo inevitabile dopo il prosciugamento del finanziamento pubblico ai Partiti e il venir meno del generoso sponsor sovietico. In parole povere, il Pd attuale è il risultato del “melting pot” tra resti della Margherita rutelliana dei democristiani di sinistra e quelli dei sopravvissuti occhettiani alla fine del comunismo sovietico, che nel frattempo avevano sfumato il rosso in rosa socialdemocratico. Il tutto avvenne, però, “senza” che mai i suoi leader facessero abiura né del terrore staliniano e del suo genocidio programmato dei “nemici di classe”, né tantomeno del fallimento socioeconomico del suo modello produttivo e di sviluppo. Invito tutti a leggersi, in tal senso, il monumentale tomo di “Le livre noir du communisme - Crimes, terreur, répression”, Laffont editore, 1997). Il Pd attuale è di fatto alleato dei Poteri Forti, innamorato dell’America obamiana e clintoniana (nel senso di Hillary, musa mondiale del “politically correct”). Il suo Dna anticapitalista si è trasformato in una chimera mondialista impregnata di relativismo culturale, ecologia e ideali multietnici. Praticamente, un passaggio indolore da Marx a Cristo facendoli sposare iconoclasticamente a “Mammona”, Dea del Profitto.
Per il M5S il passaggio cruciale è stato la mutazione da Grillo a... Grillo! Sorta, quest’ultimo di Guru-Frankenstein isterico e sproloquiante, privato da tempo della sua parte densa e pensante di materia grigia, a causa della scomparsa prematura di Casaleggio senior. Quindi, poiché (giustamente) quando l’antiestablishment si fa establishment prendendo il Potere (che, come noto, “non olet” al pari della Pecunia!), questi due caratteri solo apparentemente antinomici si legano saldamente al pari di elettrone e protone, cariche di segno opposto, in un atomo stabile, che poi si chiama Governo, Bilancio Pubblico, macchina dello Stato, Istituzioni, etc., con tutti i vantaggi irresistibili connessi. Questo perché le sedie delle stanze dei bottoni sono come quella elettrica: ci sei incollato indissolubilmente anche se sai che qualcuno, prima o poi, attaccherà la corrente: ovvero, alla prima tornata di voto utile, l’elettorato spaventato dalle malefatte del Frankenstein lo spedirà nella soffitta dell’opposizione per un tempo che si prevede assai lungo.
Quindi: meglio togliersi adesso l’appetito, dividendo la tavola con il tuo nemico odiatissimo di sempre che, però, ha la faretra piene di frecce di cui tu sei totalmente sprovvisto per fare breccia in Europa e nell’alta finanza. Infine, un consiglio disinteressato a Di Maio e Zingaretti. Fate come gli imperatori cinesi: munitevi di un “assaggiatore” prima di gustare la minestra!
Aggiornato il 04 settembre 2019 alle ore 13:19