
Ora i numeri sono decisivi. Soprattutto al Senato. Il governo giallorosso, dopo l’approvazione dei militanti grillini sulla piattaforma Rousseau, deve fare i conti con la fiducia. Alla Camera i numeri sono ampi. A Palazzo Madama, la maggioranza è a quota 161. Ma Pd e M5s arrivano a 158 senatori. Forse, 157, per la dichiarata posizione anti-dem di Gianluigi Paragone. Per queste ragioni, l’accordo con Leu (4 senatori) diventa fondamentale. Ma il nuovo governo dovrà pescare, senz’altro, nel gruppo misto e in quello delle autonomie.
Diranno “sì” al Conte bis Pierferdinando Casini, Gianclaudio Bressa e il socialista Riccardo Nencini. Dopodiché, bisogna tenere conto dei senatori a vita. Mario Monti deve “riflettere”, Liliana Segre ha annunciato l’astensione, Elena Cattaneo è incerta.
Ieri Emma Bonino, dopo un drammatico confronto all’interno del suo partito, +Europa, ha annunciato il proprio ‘no’ alla fiducia, garantendo “un’opposizione costruttiva ma piena”. Poi c’è la partita degli ex M5s. Carlo Martelli ha annunciato il voto contrario. Il presidente del Consiglio, non incontrando gli altri quattro ex grillini, ha commesso un evidente errore di valutazione. Gregorio De Falco e Saverio De Bonis attendono “di ascoltare Giuseppe Conte” e poi decideranno. Paola Nugnes, invece, è “orientata a dare la fiducia”.
Aggiornato il 04 settembre 2019 alle ore 13:53